Pubblicato il 24 Settembre 2022 | di Redazione
0Messaggio ai candidati alla guida della Regione Siciliana e a tutti i siciliani
Si avvicina un momento decisivo, che porterà alla scelta di un nuovo Governo della nostra Regione. Come Pastori delle Chiese che sono in Sicilia ci sentiamo “compagni di strada” del nostro popolo e di quanti, come voi, saranno chiamati ad agire per la rinascita della speranza nella nostra amata Isola. Per questo apprezziamo sinceramente la vostra disponibilità a prendervi cura della Sicilia in un momento così complesso e difficile. A partire dal Vangelo che abbiamo ricevuto, e che ci chiama a sentirci responsabili della storia di ogni donna e di ogni uomo, vogliamo sostenere il vostro sforzo, condividendo con voi qualche riflessione suggeritaci dalla nostra missione di Pastori. Con fiducia la consegniamo a voi, chiamati a prendervi cura della Polis.
Per lo stile di governo. Lo sappiamo: la politica richiede uno stile di ascolto, di dialogo, di comprensione, di collaborazione con i cittadini. È difficile, ma è indispensabile. Solo così si può ridurre il divario tra le attese e le azioni delle nostre città, tra la loro realtà viva e quotidiana e la vita (e il linguaggio) delle istituzioni. Abbiamo bisogno di sentirci sempre più corresponsabili della cosa pubblica, di essere cittadini interessati profondamente alla Sicilia, alla sua storia e al suo futuro. A voi, cari Candidati, spetta il compito – e lo sapete bene – di avere una chiara progettualità, di coinvolgere tutti, di far sì che ognuno possa apportare il proprio contributo ideale, il proprio sforzo operativo, semplicemente il proprio mattone. È tempo – ed è un sentimento di tanti – di rinnovare patti di lealtà fondati su un autentico desiderio di relazione tra rappresentanti e rap- presentati, su una fiducia reale nelle risorse umane, valoriali, culturali e spirituali di ognuno. Solo così potranno sentirsi coinvolti anche quei tanti cittadini che sentono la politica lontana, che ritengono inutile anche il voto, che abbandonano la piazza delle nostre città. Ascoltiamo i silenzi di chi non partecipa più ai processi democratici!
Per un altro sguardo. La fase storica che stiamo attraversando, ormai è chiaro, chiede a tutti noi di guardare dritti al cuore della Sicilia, alle sue formidabili potenzialità così come alle sue innegabili e dolorose criticità. E tutto questo anche in relazione all’Europa e alla ben più grande comunità dei popoli del Mediterraneo.
Dal nostro punto di vista, restando in ascolto del Vangelo che ci giudica e ci guida, c’è una sola strada perché questo sguardo converga nella stessa direzione: la strada di una solidarietà fattiva, congiunta ad una responsabile sussidiarietà, sempre aperta agli altri, al mondo, al futuro. Non c’è altro antidoto alla paura, che genera i fantasmi della chiusura protezionistica e della retorica isolazionista. Dalla pandemia e dalla guerra impariamo che siamo tutti fratelli, immersi nella stessa storia, accomunati dagli stessi pericoli, chiamati a correggere insieme le stesse distorsioni, per ritrovare le vie della pace, del- la giustizia, della libertà, della crescita sostenibile, della cura dell’ambiente.
La Sicilia è un’isola abituata a questa solidarietà operosa. La sua identità antica e stratificata, da sempre dinamica e multiculturale, è lì a dimostrarlo. Oggi alla politica si chiede solo di saperla riconoscere, intercettare, interpretare. Le si chiede di essere presente e vicina, umanamente più generosa e più pronta ad accogliere il patrimonio di bene ospitato nella grande anima della nostra gente.
Recentemente Papa Francesco, incontrando i giovani membri della “Fraternità Politica” di Chemin Neuf, ricordava che la politica è innanzitutto “arte dell’incontro”, e poi aggiungeva:
«Come cristiani, abbiamo bisogno di confrontare sempre le nostre idee con lo spessore del reale, se non vogliamo costruire sulla sabbia che prima o poi finisce per cedere. Non dimentichiamo che la realtà è più importante dell’idea» (16 maggio 2022).
Per la scelta di essere di parte. Con un nuovo stile e con un altro sguardo, ancorando le nostre idee a questo “spessore del reale”, saremo liberi di scegliere da che parte stare. A noi tocca ricordare che per il Vangelo, in quanto codice profondo dell’umano, dell’essere ‘umani’, è indispensabile stare dal- la parte dei poveri e dei bambini, dalla parte della speranza. Solo rimanendo dalla parte delle famiglie e dei più deboli si costruisce un futuro per tutti. Solo un progetto politico che includa gli ultimi può accomunare tutti. Ce lo diciamo con franchezza. La politica dovrà certo essere intellettualmente onesta ma non potrà mai essere neutrale. Non potrà mai rinunciare a schierarsi, a parteggiare. Stare dalla parte di chi non ce la fa vuol dire, oggi, parteggiare per il futuro dei siciliani. Un futuro possibile, ma impegnativo. E insidiato.
Vivendo infatti da Pastori la realtà dei nostri territori guardiamo quotidianamente alle parrocchie, alle Caritas, alle associazioni, ai volontari, a tutti coloro che nelle nostre comunità operano per l’accoglienza e l’aiuto verso chi oggi soffre a causa di una ferita epocale come la pandemia. Sappiamo tutti quanto pericolosamente si stia allargando la forbice delle disuguaglianze, quanto improvvisamente e imprevedibilmente si sia diffuso il fenomeno delle nuove povertà, quanti altri pericoli porti con sé l’aprirsi di nuove zone di vulnerabilità. Non possiamo nascondercelo: i fenomeni criminali, a cominciare da quelli mafiosi, trovano terreno fertile proprio nelle situazioni di degrado, di disagio economico, e nel grave fenomeno della dispersione scolastica.
Il prossimo Governo della Regione dovrà occuparsi di molte questioni ma dovrà farlo dando voce a chi non ha voce e senza lasciare indietro i più fragili. I fondi del PNRR sono un’opportunità eccezionale, probabilmente irripetibile. Sentiamo di dover condividere con voi la preoccupazione perché queste risorse non vengano sprecate ma siano impiegate per la rinascita e lo sviluppo della nostra terra, a cominciare dalle infrastrutture viarie e dai trasporti, dell’agricoltura e delle energie rinnovabili. Servano per una sanità giusta, per un’istruzione dignitosa e diffusa. Servano concretamente per andare incontro alle famiglie che hanno un solo reddito, alla disperazione di chi è rimasto senza casa, all’angoscia dei lavoratori precari, alle incertezze degli artigiani e dei professionisti, alla solitudine degli anziani e dei disabili, al disorientamento dei bambini e degli adolescenti, alla stanchezza e alla disillusione dei giovani. La gioventù è diventata in Sicilia, in questi decenni, una forma della povertà. E questo rattrista i cuori di tutti noi, che ci prendiamo cura del futuro della Polis. Constatiamo infatti con dolore che essere giovani nella nostra terra ha coinciso e oggi ancor più coincide con una cocente mancanza di diritti: il diritto allo studio, il diritto al lavoro, il diritto a restare in Sicilia senza essere costretti ad andar via. Questa è per tutti noi una chiamata storica, e lo è anzitutto per voi, per la nostra politica: diamo ai nostri giovani opportunità e motivi per restare qui, scommettendo sulle loro energie, sulle loro capacità, sul loro modo coraggioso di impegnarsi nel mondo per la cura delle nostre città e dei nostri territori. Sosteniamo il loro anelito ad un’ecologia integrale. Impegniamoci a dare soluzione definitiva al grave problema della gestione dei rifiuti che sta pregiudicando la qualità della vita della nostra terra. Incrementiamo gli strumenti che possano garantire alla nostra Isola la valorizzazione dei beni culturali mediante il turismo. Programmiamo la valorizzazione e la fruizione sostenibile del prezioso, diffuso ed eterogeneo patrimonio culturale, materiale e immateriale.
Per la responsabilità che condividiamo. C’è un profondo rinnovamento che ci attende affinché la nostra terra torni ad essere una comunità di vita, di orizzonti, di speranze. È una responsabilità che condividiamo tutti. Noi, come Vescovi della Sicilia, possiamo solo consegnare a voi l’immagine che per primi ci interpella. L’immagine di un povero Uomo crocifisso ingiustamente, che con la sua vita, con la sua morte e risurrezione ci ha rivelato il senso ultimo e alto della politica: non crocifiggere l’altro con ingiuste leggi e prendersi cura di tutti i crocifissi della storia. Accanto a lui poniamo idealmente l’immagine della Donna che il nostro popolo chiama “a Bedda Matri”. Al di là di ogni fede, quanta passione, quanto rispetto per la donna e per la madre, quanta vitalità c’è in questa espressione potente! Guardiamo a lei e a tutte le donne. Un governo è umano se si fa guidare dall’attenzione alle donne (e ai loro bambini). Impareremo così che cosa significa dare la vita e non toglierla, essere per l’altro e non contro di lui, avere pietà e non disprezzo, amare in ogni caso e ad ogni costo e non pensare che ci sia qualcosa di diverso dell’intelligenza e dell’energia del cuore che possa ridare speranza al mondo e alla nostra Sicilia.
Grazie della vostra disponibilità. E grazie anche del vostro ascolto.
I Vescovi di Sicilia