Pubblicato il 1 Ottobre 2022 | di Redazione
0Studiare è coltivare passioni
Sarà il mio primo settembre senza l’assillo di ricominciare le attività scolastiche, senza l’assillo di prenotare ed acquistare libri e quaderni, ma anche senza la gioia di tornare ad incontrare docenti e compagni. Perché, diciamoci la verità, per la maggior parte degli studenti tornare a scuola è un assillo, tranne l’euforia dei primi giorni, spesso più leggeri e pieni di curiosità.
Ora che ho finito l’intero curriculum scolastico, università compresa, e non avrò più il mio primo giorno di scuola, entro in modalità “rimpianto” e nella mia mente tutto ciò che era negativo diventa piacevolmente amabile. Negativo era l’essere omologati, tutti buoni, bravi ed inquadrati, mentre io, almeno fino ad un certo punto, facevo parte della banda dei “discoli”, di coloro che non si erano sufficientemente scolarizzati. Negativo era l’esclusivo uso della penna, mentre io scrivevo solo al pc. Negativo era l’uso dei libri, infilati nello zaino e spesso dimenticati ad arte: io avrei portato un tablet con tutti i testi appresso giorno per giorno. Negativo era la “dittatura” dei più bravi mentre spesso chi restava indietro perdeva il treno della dignità scolastica e restava per sempre “sceccu”. Negativo erano quei docenti che volevano tutto a memoria mentre io, che pure ho una memoria fortissima, amavo la ricerca e l’impronta personale. Negativo era studiare per prendere un voto, essere giudicato per le nozioni che riuscivi a rendere durante l’interrogazione e non invece per la passione per qualunque delle materie che di sicuro ti saranno utili nella vita.
Proprio su questo tratto desidero lasciare un pensiero, ringraziando tutti quei docenti che invece sono stati capaci di far nascere in me una sorta di passione. Cito, senza fare torto a nessuno, la mia esperienza con i libri: fino a 15 anni avevo letto solo “Jack Sparrow ed i Pirati dei Caraibi” e la biografia di Steve Jobs. Fu l’ultimo dei miei prof di italiano a risvegliare in me la curiosità della lettura, semplicemente discutendo di questa mia riluttanza e… regalandomi un libro. Non so giudicare se è un buon metodo didattico o un metodo improvvisato ma so che ha funzionato.
Ho ritrovato questa dinamica nella mia ultima fatica universitaria, il Master all’Università della Svizzera Italiana (USI) a Lugano, dove i docenti ci spiegavano: “Voi non siete qua per conseguire un pezzo di carta con valore legale: voi siete qui per inseguire e coltivare la vostra passione per l’informatica”. E se a dire questo erano degli svizzeri, pignoli e precisi come gli orologi dei loro cantoni, vorrà dire che è un buon metodo ed una buona prospettiva anche per la scuola italiana.
Gianlorenzo Occhipinti