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Pubblicato il 7 Ottobre 2022 | di Redazione

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La mia passione per l’Artico

Una delle caratteristiche che tratteggiano l’identikit dello scriba saggio, così come viene delineato nel cap. 39 del libro del Siracide, è la passione per i viaggi; passione che non deve essere confusa con l’essere turista, spesso osservatore distratto e superficiale di luoghi considerati con l’atteggiamento consumistico del mordi-e-fuggi.

Lo scriba saggio è, invece, un viaggiatore, che – sempre secondo il testo biblico – “viaggia in terre di popoli stranieri, sperimentando il bene e il male in mezzo agli uomini” (Sir 39,4).

Viaggiare, dunque, significa mettersi in gioco, sul versante sia personale ed esistenziale che antropologico e culturale, lasciare la propria comfort zone fisica e – soprattutto – mentale per affrontare il nuovo, l’inedito, il diverso.

Ogni luogo visitato e ogni persona incontrata diventano le preziose tessere di un mosaico che arricchisce la vita del viaggiatore, il quale, una volta tornato, diventa capace di considerare in modo nuovo e diverso anche la realtà di casa.

Ho avuto già modo, in queste pagine, di condividere alcune delle avventure vissute nelle terre artiche, alle quali sono particolarmente affezionato.

Anche quest’anno la passione per l’Artico mi ha condotto in Scandinavia: dopo avere visitato il parco nazionale di Abisko, nella Lapponia svedese, mi sono mantenuto oltre il circolo polare artico e sono andato a visitare le Isole Lofoten, in Norvegia; l’ultima tappa del viaggio è stata Goteborg, la seconda città della Svezia, collocata dove il Mare del Nord si incunea tra Svezia e Danimarca per diventare Mar Baltico.

Il potere incombente della Creazione, i panorami mozzafiato, come anche i piccoli scorci di angoli particolari, hanno accompagnato costantemente i miei passi in quella terra così diversa dalla nostra. Le alture degradanti e morbide della Lapponia svedese, presidiate da boschi solenni e attraversati da innumerevoli corsi d’acqua con abbondanza di laghi e zone umide, hanno lasciato il posto alle rocce scure e severe delle Isole Lofoten, scavate per milioni di anni dai ghiacciai e incombenti quasi a strapiombo sul mare. E i fiordi, anch’essi frutto del lavorìo continuo del ghiaccio per intere ere geologiche, lungo i quali si trovano villaggi edificati nei punti strategici, dove il mare incontra la roccia, ma dal quale la roccia protegge chi vi abita.

Luoghi bellissimi, sebbene tendenzialmente inospitali, freddi e alla mercè degli elementi.

Ma, nonostante tutto, popolati: dovunque sono andato non ho potuto che rimanere stupito dalla capacità di adattamento degli Umani. Che allevino renne nelle immense solitudini della Lapponia o che affrontino il mare per pescare nelle freddissime acque del Mare del Nord, gli Umani hanno trovato il modo di vivere, crescere e prosperare.

In questo panorama, alcuni particolari hanno colpito particolarmente lo scriba che è in me, attento a sperimentare il bene e il male in mezzo agli uomini.

Un primo particolare è l’impatto che i cambiamenti climatici stanno avendo su queste zone, tanto remote quanto vittime – per prime – delle conseguenze che l’irresponsabilità globale sta inducendo nei ritmi della Creazione: avere giornate con più di 20 gradi, da quelle parti, è non solo strano, ma anche dannoso. A Goteborg, sebbene più a sud, per tre giorni ci sono stati tra i 32 e i 35 gradi, più di quanto fosse alta la temperatura a Ragusa in quello stesso momento.

In secondo luogo, ho avuto modo di constatare quanto diffusa e radicata sia, a quelle latitudini, una mentalità ecologica e attenta alle necessità dell’ambiente; talmente presente che viene naturale adeguarsi agli atteggiamenti e comportamenti da essa richiesti, nel contesto di un senso civico veramente ammirevole.

Un terzo aspetto molto significativo è quello demografico. Se, da un lato, la pandemia nei paesi scandinavi è stata di fatto considerata come una occasione per fare piazza pulita delle generazioni più anziane, dall’altro è impressionante – considerata la situazione qui dalle nostre parti – il numero di passeggini, bimbi piccoli e donne in dolce attesa che ho visto: era quasi normale incontrare un papà dai tratti vichinghi, sulla trentina, con un bimbo piccolo nel marsupio, che spingeva un passeggino con un altro bimbo un po’ più grande, mentre la mamma, che magari aveva il pancione, stava dietro ad un bimbo già in grado di camminare. Ho percepito che non è solo una questione legata al mitologico welfare scandinavo, ma anche ad una mentalità che considera positivo e bello fare figli e crescerli, nel cui contesto paternità e maternità sono considerati valori prioritari.

Un ultimo rilievo merita la situazione religiosa, che ha tratti molto chiaroscurali. Nel corso del viaggio ho visto tante chiese luterane, magari allocate in posti bellissimi, circondate dagli immancabili cimiteri, altrettanto suggestivi. Ma tutte chiuse. Soltanto una ne ho trovato aperta: era la cattedrale luterana delle Isole Lofoten, e ho avuto la fortuna di entrare mentre veniva celebrato un battesimo. Vedere le donne vestite per il rito con i costumi tradizionali aveva un forte richiamo alle antiche consuetudini; confrontato con la sensibilità religiosa che ho potuto constatare girando, l’impressione complessiva è stata quella di una religiosità probabilmente marcata più da una connotazione identitaria e di inserimento all’interno di un tessuto sociale, che di fede. Il mondo scandinavo è da molti anni segnato da un secolarismo che ha di fatto liquefatto la rilevanza della fede nella vita quotidiana delle persone.

In questo contesto così difficile, anche se fortemente minoritaria, esiste una presenza cattolica. La parrocchia della Sacra Famiglia, nel sud delle Isole Lofoten, è un seme di testimonianza della fede e di annuncio della salvezza portata da Gesù. La parrocchia è un avamposto dell’amministrazione apostolica di Tromsø – una circoscrizione ecclesiastica che ancora non ha la possibilità di diventare diocesi – che abbraccia tutto il nord della Norvegia, spingendosi fino alle Isole Svalbard, a 200 km dal Polo Nord. Anche in questi luoghi, in cui tremendum e fascinosum convivono e danzano insieme, lasciando stupiti e senza parole, la Chiesa è presente, come segno di speranza che annunzia Cristo a tutti gli Uomini, Sole di mezzanotte che mai tramonta e Aurora boreale che illumina e fa risplendere anche la notte più buia.

Paolo La Terra

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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