Attualità

Pubblicato il 5 Novembre 2022 | di Maria Teresa Gallo

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Sanità negata?

Se, come annunciato, ci sarà mobilitazione non è ancora chiaro, la sanità però è diventata ormai uno dei temi prioritari nel dibattito cittadino. Ne hanno parlato in queste settimane di campagna elettorale, seppur da differenti posizioni, i candidati alle regionali, promettendo massimo impegno, ne discutono i cittadini soprattutto sui social dove si leggono storie di vita reale a dir poco imbarazzanti in uno Stato di diritto. Quella che sembra emergere è una sanità depauperata di servizi e con un crescente ricorso alle convenzioni e/o esternalizzazioni verso i privati che, spiace dirlo, non sempre mettono quell’attenzione che sarebbe doverosa. E comunque bisognerebbe garantire la libertà di poter scegliere tra sanità pubblica e privata. Poiché regna la consegna del silenzio a tutti i livelli, come se i cittadini non avessero diritto di sapere e capire, la sensazione, seguendo pure i commenti, è che a monte di tutto, e al netto della carenza di personale che potrebbe essere reperito aumentando gli stipendi, ci sia un deficit organizzativo che, partendo dalla medina territoriale, si ripercuote poi sul già debole sistema delle emergenze e sul pronto soccorso. Se si prendono in considerazione i medici di famiglia, almeno quelli che il laro lavoro lo svolgono con scrupolo, è evidente che non possono essere in servizio H 24. Ecco perché esistono le guardie mediche che però devono essere garantite e non, come si evince da tante testimonianze, trovarle spesso chiuse per motivi mai precisati. Inoltre non sempre sono fornite di tutto il materiale necessario anche per effettuare dei semplici punti di sutura. È questo già da solo rappresenta un primo motivo per cui le persone sono costrette, anche per cose banali, a fare ricorso al pronto soccorso, dove poi l’attesa diventa estenuante. L’altro aspetto che emerge riguarda il poliambulatorio. In questo caso nel territorio non tutti i servizi vengono garantiti, a maggior ragione se si tratta di interventi domiciliari. Per quelli che ancora sopravvivono c’è però il problema delle lunghe liste di attesa. Contrariamente a come si faceva un tempo, adesso, con il caro vita, sempre meno persone possono permettersi di ricorrere ai privati. Motivo per cui, se nell’attesa le condizioni di salute si complicano, si ricorre al pronto soccorso. Anche in questo caso si tratta di accessi che si potrebbero evitare. Inoltre, durante le ferie o in caso di impedimenti anche prolungati, non essendo garantite le sostituzioni, i servizi vengono temporaneamente sospesi. Al pronto soccorso invece i disagi non riguarderebbero solo i tempi di attesa, ma il fatto che, non essendoci personale sufficiente, ci si limita ormai a fare l’indispensabile e di continuare i controlli ambulatorialmente. Questo però non da garanzia di avere la precedenza perché bisogna fare tutta la trafila partendo dall’impegnativa del medico di famiglia e poi prenotarsi. E così si ingolfa tutto. Nessun stupore se poi i cittadini si sentono smarriti, arrabbiati e non tutelati dallo Stato. L’altro problema che emerge sono le ambulanze non medicalizzate. A Scoglitti da mesi è nato un comitato cittadino che si batte per avere sul posto l’ambulanza con il medico a bordo che, tra l’altro, era stata promessa quando venne soppresso il Pte. Nessuno sembra saperne nulla. Provare poi telefonicamente a parlare con reparti, ambulatori e uffici richiede moltissima pazienza e tempo a disposizione perché ci possono volere giorni e settimane prima di riuscirci. Ovviamente se si è fortunati. Diversamente tocca recarsi sul posto nonostante le ristrettezze del covid. Di contro, con la scusa della pandemia, oculistica e riabilitazione sono ancora a Comiso (dove però garantiscono un servizio molto ridotto rispetto a prima) e senza alcuna certezza che ritorneranno a Vittoria. Nelle scorse settimane il sindaco Francesco Aiello ha inserito un post sul suo profilo dove lamentava le criticità. La direzione strategica dell’Asp, oltre a ritenere immotivate le critiche, ha invitato il sindaco a usare i canali interni per segnalare eventuali disservizi, forse per evitare che fomentasse il malcontento tra i cittadini. Una risposta che fa pensare al vecchio adagio che “non c’è più sordo di chi non vuol sentire”. Ecco perché ormai si comincia a parlare sempre più spesso di sanità negata

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Autore

Docente di italiano e storia e giornalista pubblicista, amante dello sport.



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