Vita Cristiana

Pubblicato il 27 Novembre 2022 | di Redazione

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Padre Nigita: io lo ricordo così!

Siamo un infinitamente piccolo puntino della storia umana. Per quanto ci crediamo importanti e tenacemente facciamo quello che vogliamo, solo le relazioni ci permettono di non affondare nel nulla. Sant’Agostino scoprì, dopo tanto interrogarsi, quella relazione fondamentale con il Dio della vita e della storia, più intimo a ciascuno di noi di quanto lo siamo noi stessi (Deus interior intimo meo, scriveva il santo vescovo d’Ippona).

Scopro sempre più in me tutto questo e nasce la gratitudine per quelle persone che, nel mio crescere, capirmi, avventurarmi giorno dopo giorno alla ricerca di chi sono, mi sono care e importanti. Tra queste, padre Giovanni Nigita.

Apro i diari dei ricordi. Vittoria, via Santoro. Forse arrivo nella chiesetta della parrocchia delle Anime Sante del Purgatorio, in cui lui è parroco, con la mia “motocicletta” rossa (una Vespa 50), trovo il portone aperto, entro, spero di aver avuto almeno uno sguardo d’intesa verso il tabernacolo, varco le due porticine per arrivare al suo mitico “studio” dove devi organizzarti per come far entrare sedie e persone se siete in cinque (l’eventuale sesto, in piedi alla porta).

 Sta facendo qualcosa (legge o prepara l’omelia della domenica o qualche momento di preghiera o il foglio parrocchiale), forse nel frattempo fuma, lo sguardo di chi ti accoglie senza fronzoli o simpaticherie che sposterebbero la relazione sul superficiale e ti fa capire con affetto che se sei lì per cose futili puoi restare, ma non riuscirai a distrarlo.

 Inizia la mia messinscena. “Padre Nigita, dobbiamo andare al cinema!”. “Uh, sì va bene, vediamo” . “Deve venire, è un film che le piacerà” (sorridendo interiormente un po’ malizioso, perché preparo la stoccata da cui non potrà difendersi). “Va bene, va bene, sì, sì” (senza distrarsi). E io, trionfando prima ancora di vedere il suo viso illuminarsi come quello di un bambino davanti al regalo che aspettava: “È un film su (nome e cognome di un personaggio storico di cui era appassionato e che qui taccio per riserbo, ma i cinefili avranno già trovato il titolo del film spezzato nelle righe precedenti). “Ah, sì? “, con occhi sgranati e sorrisone sulle labbra: “Allora vengo!”.

Forse dopo le prime righe serissime e l’aver capito che si parlava di un prete, questo dialogo sembra fuori luogo. Ma scrivo e mi si inumidiscono gli occhi proprio per questo: con padre Nigita c’era sempre sostanza, mai apparenza, dalle piccole alle grandi cose.

Sostanza nel suo modo di vestire e presentarsi, perché non gli interessava apparire in primo piano, né stregarti con effetti speciali che si rivelassero poi vuoti trucchi da illusionista.

Sostanza nella passione che metteva nel suo essere assistente di Azione Cattolica (anno 1992, io diciottenne ero membro dell’equipe diocesana dell’Acr e lui divenne il nostro assistente, per poi diventare qualche anno dopo lui assistente diocesano di tutta l’Associazione e io quello per l’Acr). Ci ha condotto nel mistero di Gesù con forza (la forza che visibilmente avvertivi dalle sue braccia non esili), facendoci percepire solo tenerezza, grazie a come articolava i momenti di preghiera, alle adorazioni eucaristiche silenziose, all’icona del volto di Gesù da noi ribattezzata “Occhi profondi”, alle riflessioni e alle omelie.

Sostanza nel suo essere parroco in una periferia difficile di Vittoria (per qualche aspetto gemella della mia periferia), dove mai ha fatto un passo indietro nel suo essere parroco presente, nonostante chiesa piccolissima, locali quasi inesistenti, nuova chiesa e nuovi locali per anni bloccati nella costruzione completata tra mille difficoltà. Tra il 2001 e il 2005 mi fu chiesto di dare una mano proprio lì, durante i periodi di vacanza all’università. Non avevo dubbi che la passione e la sostanza di padre Nigita, viste da vicino, le avrei scoperte ancora di più. Così fu: lui c’era e diversi parrocchiani c’erano con lui, fosse periodo di Natale o di Pasqua o estate, nel cercare di portare avanti la parrocchia e creare comunità attorno a Gesù e al suo Vangelo. C’erano per lui, grati, nel festeggiarlo per il suo anniversario di ordinazione il 21 agosto. C’erano negli incontri comunitari estivi in campagna di chi metteva la casa a disposizione e nell’aiutarlo quando stava male.

E ancora, sostanza in una povertà non sbandierata ai quattro venti, né usata come strumento di lamentazione, ma vissuta come stile di vita scelto con consapevolezza. Non credo di essere mai stato dal lato della sua piccola scrivania dove sedeva lui. Figuriamoci salire la scaletta ingombra di libri e oggetti che portava sopra. “Sopra” è per me mistero. Davanti alla chiesa non vedi primi piani, solai, nulla. Probabilmente un piccolo ambiente, dove c’era il minimo essenziale per cucinare, mangiare, dormire e poi un unico bagno giù per tutti, parroco e parrocchiani. Povertà arricchita dalla presenza in quegli anni in parrocchia della Piccole Sorelle di Charles de Foucauld, anch’esse povere tra i poveri, unite a padre Nigita dalla condivisione, in Cristo, della vita di chi deve fare bene i conti per arrivare a fine mese, sempre se ha qualcosa da contare. Anche lui aveva il problema di come pagare il gommista per le ruote nuove della macchina, ma quando fu necessario aiutare con un forte prestito una persona, mi raccontava (e non saprei ricordare perché proprio a me… che fosse testimonianza pedagogica verso un seminarista o giovane prete?) che era riuscita a convincerla dicendole che era il suo dovere di padre di famiglia verso i parrocchiani.

La stima, l’amicizia, l’affetto non solo continuano a inumidirmi gli occhi, ma forse rendono a chi legge un po’ stucchevoli i ricordi e mi hanno fatto banalizzare in fioretti sdolcinati ciò che non lo era.

Allora chiudo con un’espressione forte, che implica amore per Gesù (Crocifisso e Risorto e presente nell’Eucarestia), e i fratelli, espressione che puoi consegnare autorevolmente a chi ti ascolta solo se, dopo averla pronunciata, te ne lasci giudicare: “ladro del sacrificio”.

Eravamo a Canicarao, una delle tante messe o meditazioni di quegli anni in cui era assistente dell’Acr. Ci disse, all’incirca, così: «Se non permetti a Cristo, che è morto per te, di conformare la tua vita alla Sua, sei ladro del sacrificio». Sono passati quasi trent’anni, sento ancora la sua voce un po’ roca che dice «ladro del sacrificio». Sono passati quasi trent’anni, in cui padre Nigita ha continuato a celebrare la domenica quattro messe anche per pochi, più la quinta dalle suore, più la sesta se c’era un impegno diocesano di Ac, a servire la parrocchia, a vivere da fortificato dallo Spirito povertà personale e strutturale, malattie e operazioni e disagi fisici conseguenti e sempre maggiori… Sono passati tanti anni e lo rivedo, lui un po’ burbero e distaccato, ridere fragorosamente per una barzelletta e tenere in braccio un bambino con una tenerezza inaspettata… Grazie per aver testimoniato che Cristo, se lo accogliamo come vero Signore della nostra vita, ci conforma a Lui e ci dona ai fratelli, salvandoci da noi stessi.

Luca Tuttobene

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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