Pubblicato il 28 Novembre 2022 | di Redazione
0Credenti, responsabili e credibili Ecco i giovani che vivificano la Chiesa
“Giovani credenti responsabili credibili”, con queste parole il Santo Padre ha salutato gli oltre 2.000 giovani di Azione Cattolica che ha accolto in udienza nell’aula Paolo VI, in occasione del loro incontro nazionale “Segni del tempo”, nei giorni tra il 28 e il 30 ottobre scorsi. Un fine settimana intenso ed emozionante nel quale i giovani di A.C. si sono ritrovati a confrontarsi su tematiche importanti per loro e per la Chiesa intera, con stile sinodale e in un clima di festa. Attraverso la partecipazione ai 10 convegni organizzati dall’equipe nazionale i giovani hanno avuto la possibilità di poter fermarsi a leggere i Segni di questo tempo, a partire dagli ambienti di vita comunemente abitati, la città, lo studio e il lavoro, il tempo libero, e riconoscerlo come un tempo nuovo per un nuovo inizio che sappia «tenere sempre lo sguardo fisso sulle vette». Raccogliendo le sollecitazioni di papa Francesco condensate nel motto «mi interesso e non me ne frego» e nella raccomandazione «è più pericolosa di un cancro la malattia del menefreghismo» i Giovani vogliono essere testimoni autentici di una Chiesa che non rimane indifferente alla vita quotidiana delle persone e vogliono sognare una Chiesa che sia faro nella notte a cui il mondo possa guardare con fiducia e affetto filiale.
Nel suo messaggio il Papa ha voluto sottolineare il prezioso ruolo svolto dall’Azione Cattolica nelle parrocchie riconoscendole quali «ambienti naturali» dove si è entrati in contatto con il Vangelo e con il Signore Gesù. Ogni comunità parrocchiale, nelle loro differenze, educa i giovani ad offrire un servizio gratuito alla comunità e ad impegnarsi attivamente nella società. Ma i giovani, continua il Papa, non devono lasciarsi influenzare dalla cultura mondana, che eleva l’egoismo a modello sociale, bensì bisogna che reagiscano allontanando la conformazione alla mentalità del mondo rimanendo «giovani credenti, responsabili e credibili».
L’incontro nazionale, che ha visto la presenza anche di un gruppo di giovani provenienti da diverse associazioni parrocchiali della nostra Diocesi, ha avuto diversi momenti salienti: dalla veglia di preghiera del venerdì sera all’udienza con papa Francesco, dai dieci convegni tematici sugli ambienti di vita alla santa messa presieduta da monsignor Gualtiero Sigismondi, assistente generale nazionale di A.C., alla serata di festa del sabato sera.
Nelle conclusioni della domenica pomeriggio i vicepresidenti nazionali per il Settore giovani di Ac, Emanuela Gitto e Lorenzo Zardi, hanno tracciato con soddisfazione il percorso di questi tre giorni che sono serviti a ripensare e rigenerare la missione di sempre: aiutare tutti i giovani ad amare Dio e ad amare gli uomini. A lasciare segni di bene abitando da protagonisti le nostre città, i luoghi dello studio, del lavoro, del tempo libero, a partire dall’impegno in parrocchia, «che non è un muro, né un confine» ma «è la Chiesa in mezzo alle case, in mezzo al popolo».
Per questo, aggiungono, da questo nostro Incontro nazionale accogliamo l’invito di Papa Francesco a lavorare per essere una Chiesa della fraternità. Un lavoro che deve cominciare innanzitutto da noi stessi, «impegnativo e che chiede costanza», perché: «La fraternità non si improvvisa e non si costruisce solo con emozioni, slogan, eventi… No, la fraternità è un lavoro che ciascuno fa su di sé insieme con il Signore, con lo Spirito Santo, che crea l’armonia tra le diversità».
Emanuela e Lorenzo hanno voluto rivolgere il saluto finale ai Giovani di Ac con queste parole: «siamo fatti per la Bellezza, perché siamo fatti della Bellezza di Dio e perché Dio ci ha messo nel cuore un desiderio di bene». Ecco, questo desiderio vogliamo custodirlo e farlo crescere in noi, con la consapevolezza che vada condiviso e messo in circolo il più possibile. Vogliamo mettere in movimento una passione incredibile per la Chiesa e per il Paese. Sull’esempio della nostra Sorella maggiore, Armida Barelli a fare nostro il suo invito: “Lavorate senza posa, ma soprattutto amate amate amate”.
Emanuele Cascone e Rosario Schininà