Società

Pubblicato il 29 Novembre 2022 | di Redazione

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Il Covid 19 e lo tsunami della solidarietà

Una ricerca della Caritas rilegge l’impatto che ha avuto il virus sulla nostra realtà
e gli effetti sulle famiglie, la società, l’economia e soprattutto la povertà

 

Tante storie e qualche numero per rileggere l’impatto del Covid sulla nostra realtà e capire quali effetti abbia avuto il virus non solo sulla salute ma anche sulla società, l’economia, la povertà. La ricerca “L’agire della carità durante il periodo del Covid 19 nella Diocesi di Ragusa”, curata dalla Caritas, risponde a questa esigenza. Non solo uno sguardo al passato sia perché non siamo ancora del tutto usciti dall’emergenza della pandemia, sia perché le nuove forme di aiuto ai bisogni che sono state sperimentate durante i lunghi mesi del Covid continuano a offrire delle risposte a chi si trova ora alle prese con le conseguenze economiche della guerra, dell’inflazione, del caro bollette e con gli effetti dei cambiamenti climatici. Sono anni «in emergenza» come li ha definiti il direttore della Caritas diocesana Domenico Leggio nei quali la nostra Chiesa è sollecitata a testimoniare il Vangelo anche con gli strumenti della carità, dell’ascolto, dell’accoglienza.

Prossimità è forse la parola chiave che ha caratterizzato i lunghi mesi della pandemia. Farsi “prossimo” in un periodo nel quale il virus imponeva il distanziamento e l’isolamento. Certo, sono stati mesi di sofferenza (dei quali portiamo ancora addosso gli effetti) ma anche mesi in cui abbiamo assistito al dispiegarsi della straordinaria forza della solidarietà. In questo caso i numeri aiutano a comprendere quale formidabile macchina si sia messa in moto: 300 tonnellate di derrate alimentari donate da aziende e produttori; 1300 pasti al mese distribuiti; 150 volontari all’opera; 3500 famiglie (circa 11mila persone con tremila minori) assistite; 7700 interventi effettuati; 664mila messi a disposizione dalla Diocesi cui si sono aggiunte tante altre donazioni. Il report della Caritas ha, tra l’altro, anche il pregio di rendicontare come siano state utilizzate queste risorse con un’operazione trasparenza che non si può che apprezzare. Uno “tsunami” di solidarietà nel quale si coglie, come rileva Emiliano Amico, l’intervento della Provvidenza.

La pandemia ha sicuramente reso più difficili le condizioni di chi già sperimentava la povertà (quelli che la ricerca definisce “i poveri da sempre”), creando nuovi poveri tra coloro che in qualche modo riuscivano a barcamenarsi (“gli equilibristi”) o tra chi mai si era trovato nella necessità di bussare alle porte della Caritas (“gli insospettabili”). Ha anche fatto emergere la precarietà di tante esistenze e di quel mondo opaco dove prospera il lavoro nero. Emblematica la storia di un padre di famiglia che scopre di non essere stato messo in regola dal proprio datore di lavoro e si ritrova dall’oggi al domani senza stipendio e senza la possibilità di accedere alle misure di cassa integrazione varate dal governo. Anche nelle aree rurali, e in particolare nella fascia trasformata, il virus ha ampliato gli effetti dell’isolamento, della precarietà, dell’abbandono scolastico, della violenza domestica che già gravano su una parte “invisibile” della popolazione che vive nel nostro territorio.

Tra le eredità da mettere a frutto di questa esperienza vi è sicuramente la creazione e il dispiegarsi di una rete di pronto intervento che ha visto agire in modo congiunto enti pubblici (Comuni, Asp, istituzioni scolastiche), volontari, Caritas (con la capillare rete delle parrocchie a fungere da antenne nel territorio), enti di altre confessioni religiose, protezione civile, privato sociale, club service che ha unito le forze per raggiungere ogni periferia. «La solidarietà appartiene a tutti», ha tenuto a evidenziare Vincenzo La Monica che ha curato il report della Caritas.

A tutti gli operatori e i volontari è andato il ringraziamento del vescovo, monsignor Giuseppe La Placa. «La carità – ha scritto nella prefazione ricordando un adagio dei Padri del deserto – giova a chi la fa; non è un gesto esterno, che esce fuori senza lasciarci nulla. Ma se l’opera di carità germina da un’adesione al Vangelo, allora è come il balsamo che il medico spalma sulle membra dell’infermo: alla fine del massaggio le sue mani rimarranno profumate. Auguriamoci quindi – ha concluso – di profumare di Dio, rivelazione della carità, spendendoci senza limiti anche nel nostro quotidiano».

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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