Pubblicato il 3 Dicembre 2022 | di Redazione
0Emigrazione, la ferita dei giovani
Una città poco più grande di Comiso, una comunità di ragusani che vive all’estero. Sono 33.239 i ragusani iscritti nell’Anagrafe italiana dei residenti all’estero (Aire). Si tratta del 10,54 della popolazione, un dato inferiore a quello della media siciliana (che si attesta vicino al 17%). A mitigare l’impatto è probabilmente la presenza nel nostro territorio di 29.573 residenti nati all’estero (il 9,4% della popolazione iblea). Ragusa si conferma quindi terra di emigrazione e di immigrazione nel quale, però, i ragusani che hanno lasciato la propria terra d’origine sono di più di coloro che hanno fissato qui la residenza. Un dato che si riflette anche sugli indici di natalità: lo scorso anno Ragusa è stata infatti l’unica provincia della Sicilia a registrare un saldo positivo della popolazione, seppur in termini appena percettibili: + 0,05%.
A offrire uno spunto per queste analisi è il rapporto annuale “Italiani nel mondo” presentato dalla fondazione Migrantes. I dati sulla nostra provincia sono essenziali. Si può però cogliere come a lasciare Ragusa per l’estero sia soprattutto la fascia d’età attiva dal punto di vista lavorativo. E questi dati non comprendono ovviamente le migrazioni interne al nostro Paese che sappiamo per esperienza essere assai consistenti. Da qui la necessità, evidenziata più volte, di creare opportunità e occasioni che consentano ai giovani del Sud di poter scegliere liberamente il proprio destino e di poter contribuire con energie, competenze e capacità allo sviluppo della nostra terra.
«Il percorso migratorio normalmente è fatto di partenze e ritorni ma il problema in Italia è che i giovani in tornano»: ha detto monsignor Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes, in occasione della presentazione della ricerca. E questo è ancor più vero se si puntano i riflettori verso il Sud.
Ad accogliere i siciliani con la valigia è ancora soprattutto la Germania (il 30,9% degli iscritti all’Aire), seguita dall’Argentina e dal Belgio (12,3%). A spostarsi ed emigrare una popolazione giovane, spinta – si legge nel report della fondazione Migrantes – da un tasso di occupazione dei giovani in Italia tra i 15 e i 29 anni pari, nel 2020, al 29,8%, molto lontano dai livelli degli altri paesi europei (46,1% nel 2020 per l’Ue-27)». E se in Italia il tasso di occupazione dei giovani è al 29,8%, al Sud scende al 20,1% e crolla al 14,7% per le ragazze residenti nel Mezzogiorno.
«Il triplice rifiuto percepito dai giovani italiani – anagrafico, territoriale e di genere – incentiva il desiderio di estero e soprattutto lo fa mettere in pratica. Una mobilità giovanile che – denuncia la fondazione Migrantes – cresce sempre più perché l’Italia ristagna nelle sue fragilità» continuando a «mantenere i giovani confinati per anni in “riserve di qualità e competenza” a cui poter attingere, ma il momento non arriva mai». Ed è anche per questo che «da tempo che i giovani italiani non si sentono ben voluti dal proprio Paese e dai propri territori di origine» e si sentono «sempre più spinti a cercar fortuna altrove».