Politica

Pubblicato il 8 Dicembre 2022 | di Vito Piruzza

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L’effetto Trump affonda i repubblicani

Ogni Paese ha i suoi riti democratici e quello statunitense che accentra molti poteri nelle mani del Presidente, prevede tra i sistemi di equilibrio oltre ai vari contrappesi istituzionale le elezioni cosiddette di metà mandato che costituiscono ovviamente un freno all’attività dell’amministrazione perché dopo appena due anni di lavoro prevede la prima “verifica” con il rinnovo della Camera dei rappresentanti e di un terzo del Senato: se il Presidente ha deluso le aspettative, quella e l’occasione per mandargli il primo avviso di insoddisfazione.

Il sistema Usa è bicamerale perfetto come il nostro anche se il Senato ha in più delle competenze esclusive di avallo di importanti nomine presidenziali; la perdita di maggioranza in una delle due assemblee vincola parzialmente l’operato del Presidente in quanto una legge per essere approvata ha bisogno di passare da tutte e due le Camere, ma la perdita della maggioranza in entrambe le camere lo rende praticamente ostaggio dell’opposizione con cui dovrà concordare i provvedimenti.

L’amministrazione Biden in questi due anni ha dovuto affrontare problemi difficili, la crisi economica dovuta alla pandemia, adesso l’inflazione scatenata dalla guerra in Ucraina che tra l’altro sta comportando un esborso in aiuti molto oneroso, in più la veneranda età del Presidente e l’eclissamento della vice Presidente (Kamal Harris) che pure tante attese aveva suscitato non hanno contribuito alla popolarità dei Democratici… Il contesto era tale da lasciar presagire un trionfo dell’opposizione repubblicana che tutti gli osservatori davano per certa!

Ma durante la campagna elettorale le condizioni sono cambiate.

Tra i repubblicani si sono affermati alle primarie parecchi candidati “trumpiani” (per i quali tra l’altro tifavano i democratici consapevoli che avrebbero allarmato gli elettori moderati), lo stesso Trump è sceso in vampo a sponsorizzarli con quello stile tronfio e greve che oramai lo caratterizza, e lasciando intravedere la propria ricandidatura nel 2024 …

I democratici, sostenuti dall’impegno diretto in campagna elettorale di personaggi rassicuranti come gli ex Presidenti Clinton e Obama, dal canto loro hanno puntato proprio sulla prevalenza nell’ambito repubblicano dell’ala più radicale in forte crisi di credibilità dopo l’assalto al Congresso e la denuncia dei brogli mai provati in nessuna sede.

Il risultato è stato che a sorpresa non c’è stato nessun trionfo repubblicano, Biden mantiene la maggioranza al Senato e, fisiologicamente la perde alla Camera dei Rappresentanti per pochi voti, tali da non pregiudicare l’attività dell’Amministrazione. Soprattutto perché dal punto di vista politico il campo repubblicano è spaccato a metà tra i sostenitori di Donald Trump e i suoi avversari interni, e questa spaccatura gioca a tutto vantaggio di Biden.

I cittadini degli Stati Uniti, pur riconoscendo i tanti problemi dell’Amministrazione Biden, con grande maturità democratica, hanno ritenuto prioritario lanciare un messaggio chiaro sulla mancanza di gradimento per il ritorno al “trumpismo”!

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