Vita Cristiana

Pubblicato il 22 Dicembre 2022 | di Emanuele Occhipinti

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Messia del Popolo, Messia dal Popolo

Il prologo del Vangelo di Matteo (1, 1,1-17), dove l’evangelista ricostruisce la genealogia di Gesù, disegna un aspetto per così dire sinodale poiché all’interno di questa successione, scandita dal simbolismo del numero 14, ci stanno uomini e donne, personaggi virtuosi, pii e scellerati, ebrei e pagani che hanno amore per la vita e attraverso la loro presenza Dio da un indirizzo alla storia. Per tale motivo, nella Lectio Divina tenuta per il Meic, don Paolo La Terra, assistente regionale del Movimento, intitola la meditazione “Messia del Popolo, Messia dal Popolo”.

Gesù è il Messia del Popolo, figlio di Davide e figlio di Abramo, l’Unto del Signore Dio, il Salvatore, il capostipite. E nello stesso tempo è il Messia che viene dal Popolo. Matteo, che scrive il suo Vangelo principalmente per gli ebrei convertiti al cristianesimo ma anche per i pagani, ha due intenti: mostrare che Gesù è il Mosè definitivo ed il compimento della storia della salvezza e presentare Gesù come il Messia, il figlio di Davide. «La genealogia di Cristo – afferma don Paolo – è un brano importante perché ha lo scopo di dare continuità ad una storia». Storia che parte dalla Genesi, passa da Abramo e con Gesù arriva alla pienezza. Storia in cui Dio agisce: “Maria, dalla quale è nato Gesù” (Mt.1,16); Dio è il soggetto agente. Gesù, quindi, è il culmine della storia della salvezza che procede nonostante le vicende di tutti gli uomini e donne che vi sono coinvolti.

Nel testo del prologo Gesù arriva alla fine di tre volte 14: «tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici» (Mt.1,17); 6 volte 7, il numero di Dio, a significare la realizzazione di una pienezza umana che si compie in Dio. Ma anche per dire che Gesù è tre volte il nome di Davide, il Davide per eccellenza e cioè il Messia.

Tuttavia, il passato è determinante ma non una catena vincolante e definitiva; la novità di Dio irrompe nella storia affinché la salvezza sia del Popolo, di tutto il Popolo, “sostituendo – conclude il l’Assistente regionale del Meic – l’appartenenza etnica (l’appartenere ad Israele) con l’appartenenza etica (“fate quello che Egli vi dice”)”.

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Autore

Laureato in Scienze Economiche e Bancarie presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, lavora dal 1990 presso Banca Agricola Popolare di Sicilia, attualmente in staff alla Direzione Commerciale. E’ impegnato nell’associazionismo e nel volontariato nazionale ed internazionale, settori per i quali svolge anche il ruolo di formatore. Già presidente diocesano di Azione Cattolica, è, in atto, Direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della diocesi di Ragusa e membro del Consiglio Nazionale della FISC (Federazione Italiana Settimanali Diocesani).



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