Pubblicato il 26 Dicembre 2022 | di Redazione
0Obiezione di coscienza e servizio civile
Lo scorso 7 dicembre a Roma Caritas Italiana ha voluto ricordare il cinquantesimo anniversario della promulgazione della legge 15 dicembre 1972, n.772 “Norme per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza” che ha costituito, di fatto, anche la nascita del servizio civile sostitutivo. Una legge frutto di una lunga battaglia che, fin dall’Assemblea Costituente, si è protratta per cinque lustri dentro e fuori le aule parlamentari coinvolgendo non solo le forze politiche (favorevoli, ma soprattutto contrarie al riconoscimento giuridico) ma anche le generazioni dei giovani che, seppure isolatamente, hanno preferito pagare col carcere il loro rifiuto all’obbligo della leva militare. Per questa ragione continuiamo a ricordare ai giovani di oggi e a coloro che scelgono di fare il servizio civile che la conquista dei diritti non è mai indolore e senza sforzo. Nel percorso che portò nel 1972 alla legge, anche alcune personalità del mondo cattolico hanno avuto un ruolo, la cui traccia è ormai indelebile: da Gozzini a Fabbrini, da Balducci a La Pira, da Mazzolari a Milani. Personaggi che hanno dovuto remare controcorrente anche dentro la stessa comunità ecclesiale. Almeno fino al Vaticano II, con le prime aperture ufficiali. Il punto di svolta si ebbe nel 1976 con il Convegno “Evangelizzazione e promozione umana” in cui la Chiesa Italiana ha indicato nel servizio civile sostitutivo di quello militare la scelta “esemplare e preferenziale” di ogni cattolico italiano. Solo 7 mesi dopo quell’assise, la Caritas Italiana stipulava la convenzione col Ministero della Difesa che consentì alle Caritas diocesane di tutta Italia di accogliere gli obiettori di coscienza in servizio civile. E tra tante c’era anche la Caritas di Ragusa.
Gli obiettori in servizio civile hanno trovato un loro spazio nella pastorale della nostra Diocesi. Da quell’esperienza sono sbocciate vocazioni sacerdotali e non solo, ma tutti quei giovani hanno vissuto un’esperienza all’insegna della costruzione della pace e del servizio ai poveri, con un contributo forte alla crescita della riflessione sui temi della giustizia, della testimonianza della carità e della pace.
Intervenendo ai lavori del convegno, il Cardinale Matteo Zuppi ha affermato che il Servizio Civile Universale connette i giovani alla società rimanendo una delle poche (o forse l’unica) scuola di partecipazione alla vita pubblica e alla dimensione socio-politica. Se pur nelle trasformazioni legislative e normative il Servizio civile conserva l’importanza di rendere un servizio agli altri, alla comunità.
Dal 1972 al 2004 (ultimo anno della leva obbligatoria) sono stati circa 500 mila gli obiettori, di cui faccio parte anche io, che optammo per il servizio alla comunità invece che nelle caserme. Un periodo non semplice, ma entusiasmante, poiché noi obiettori non eravamo visti di buon grado dal “sistema” militare. Ci dipingevano come ragazzi poco coraggiosi e d’altronde dipendevamo a tutti gli effetti dai Distretti Militari e quindi dal Ministero della Difesa. Eravamo obbligati o meglio puniti a fare otto mesi di servizio in più rispetto ai nostri amici militari, ad essere sottoposti non solo alla visita militare ma anche ad una commissione per accertarne la reale motivazione, ad attendere mesi e mesi prima di essere avviati al servizio, ecc.. A titolo di esempio la chiusura del carcere militare di Gaetana, in cui scontarono una ingiusta pena decine di ragazzi, che si dichiararono obiettori di coscienza, avvenne nel novembre 1980, la equiparazione del servizio in termini di durata avvenne nel 1989 e solo a fine 1999 si addivenne alla nascita dell’Ufficio Nazionale Servizio Civile sancendo così il trasferimento di competenze dal Ministero della Difesa. Entusiasmante perché vera scuola di cittadinanza attraverso l’impegno a difendere in modo sostitutivo lo Stato partecipando e contribuendo ai tanti incontri di confronto messi in campo da Caritas Italiana, con Mons. Giovanni Nervo e Mons. Giuseppe Pasini, e dalla nostra Caritas Diocesana, con Mons. Giovanni Battaglia, sui temi della pace, della giustizia, della gratuità, della solidarietà e del percorso che via via portò alle nuove leggi: la n. 230 del 1998 che riforma l’obiezione di coscienza facendola diventare diritto soggettivo; la n. 64 del 2001 che ha istituito il servizio civile nazionale su base volontaria, aperto anche alle donne. Gli uomini erano ancora soggetti alla obbligatorietà della leva e definitivamente sospesa il 31 dicembre 2004; la n. 106 del 2016 che ha introdotto l’attuale servizio civile universale, con il desiderio di renderlo disponibile a tutti i giovani.
Certamente le condizioni storiche che portarono alla legge 772 sono profondamente diverse dall’attuale situazione, così come è mutato il panorama giovanile a cui viene proposto oggi il servizio civile. Lo sforzo deve essere quello di mantenere vivo nei giovani lo spirito dell’obiezione “alla violenza” in tutte le sue forme in cui questa si manifesta, organizzate e non. E la guerra in Ucraina ci sta drammaticamente ricordando in questi mesi l’urgenza di una pace positiva da costruire a partire proprio dai giovani. È indubitabile che in questi anni nel mondo del servizio civile si sono affievolite le motivazioni originarie, e non solo per il venir meno dell’obbligo della leva. È opportuno che le nostre comunità ecclesiali ritrovino l’afflato di un tempo per la pace e per percorsi di educazione alla nonviolenza rivolta soprattutto ai giovani.
Per questo come Diocesi proseguiamo l’impegno nel Servizio Civile Universale affinché continui ad arrivare ai giovani la proposta di poter partecipare attivamente alla vita della comunità, di contributo alla costruzione della pace attraverso le “armi” della nonviolenza, di adempimento del dovere inderogabile di solidarietà, di relazioni più giuste ed eque per tutti, soprattutto per i più deboli.
I giovani continuano ad interpellarci desiderosi di essere visti ed ascoltati ed in questa scia continueremo ad accogliere la sfida educativa che questa esperienza ci offre così da intensificare la cooperazione tra la Chiesa, i giovani e il territorio.
Ringraziamo gli oltre 1.500 ragazzi e ragazze che attraverso l’obiezione di coscienza prima e successivamente con il servizio civile hanno scelto la Caritas di Ragusa e tutte le sue sedi con cui condividere un tratto della propria vita dedicandola non solo a se stessi ma soprattutto a donne ed uomini bisognosi di qualcuno che si prendesse cura di loro.
Ringraziamo anche i ragazzi e le ragazze del nostro territorio che hanno scelto di svolgere il loro servizio civile all’estero attraverso i Caschi Bianchi.
Un ricordo particolare va a tutte le persone che con la propria vita hanno contribuito a far diventare la nostra Italia un Paese Civile ed ai ragazzi e ragazze che hanno perso la vita durante lo svolgimento del servizio civile sia in Italia che all’Estero.
Domenico Leggio