Pubblicato il 28 Dicembre 2022 | di Angelo Schembari
0Le chiese di Monterosso nel XVI secolo
Le visite pastorali rappresentano una fonte preziosa di informazioni sulle città, tra le quali Monterosso, che nel corso dei secoli hanno fatto parte della vasta Arcidiocesi di Siracusa.
La visita pastorale rientrava tra i doveri personali del vescovo, da effettuarsi obbligatoriamente ogni due anni.
Il vescovo con al seguito il segretario ed altri funzionari ispezionava gli edifici ecclesiastici per verificarne lo stato di conservazione, gli altari e le suppellettili, le reliquie dei santi, si esaminava lo stato dei chierici, il loro stile di vita.
Nell’anno 1553 il vescovo Girolamo Beccadelli Bologna visita Monte Rosso ed in particolare la chiesa Madre che risultava essere dedicata a S. Maria dell’Assunzione.
Mentre nella visita dell’anno 1562 si fa cenno al monastero di Maria Annunziata sotto titolo di San Benedetto.
Ma è la visita del Vescovo Giovanni Orosco de Arzès e soprattutto il verbale del suo segretario a fornirci un elenco dettagliato delle chiese esistenti a Monte Rosso nel 1566.
La visita inizia con la chiesa Madre dedicata all’Assunzione e della quale viene descritta la cappella del Sacramento, il fonte battesimale e la cappella della Signora dei Miracoli, l’altare dell’Assunzione. Segue la visita alla chiesa dedicata a Santa Sofia della quale si cita l’altare maggiore e il cappellano Don Giacomo dela Nuchi.
Vengono ispezionati i registri di matrimonio. Ed infine si ordina che l’organo sia aggiustato prima della festa del glorioso Sant’Antonio.
Il vescovo in seguito visita la chiesa di S.Pietro della quale si elencano brevemente i beni posseduti tra cui una patena di argento decorato, una coppa piccola ed un altarino di tela tutto fornito, una campana, una campanella ed un crocifisso.
Quindi si visita la chiesa della Confraternita di Sant’Antonio della quale si elencano una serie di altari dedicati a S. Marco, S. Mauro Abate, S.Michele Arcangelo, Santa Maria dello Spasimo e Sant’Antonio, tutti ben adornati.
Subito dopo si cita la chiesa dedicata a San Nicola che viene detta “completamente distrutta”.
Il segretario quindi annota la visita alla chiesa della confraternita di S. Giovanni nella quale sono rettori Mariano Carnibella, Mario Burgio e Antonio Laficara.
Ci informa che l’altare maggiore è bene ornato e che esiste un altare dedicato a S. Michele Arcangelo il cui beneficio di patronato è di Gabriele Ficuzza.
Nella chiesa sono visitati l’altare di Santa Caterina che viene trovato bene ornato e pulito e l’altare di Santa Maria dei Pericoli nel quale c’è un’immagine di Santa Maria Vergine.
Quindi viene visitato l’altare di S.Giovanni Battista nel quale c’è “un’immagine di detto santo”.
La visita continua con la chiesa dedicata a S. Leonardo che viene detta senza statue, senza tetto e distrutta nelle pareti nella parte settentrionale.
Segue la chiesa di Santa Margherita nella quale ci sono due altari, il maggiore ed il minore, con immagine del crocifisso nell’altare maggiore e nell’altro con immagine di Santa Maria degli Ammalati.
La visita prosegue con la chiesa di Santa Maria del Casale che custodisce una piccola statua di legno con l’immagine di Santa Maria degli Angeli.
Della chiesa di Sant’Ippolito si dice solo che è con un “altare nudo e mezza scoperta”.
La chiesa di Santa Maria di Serravalle oltre l’altare maggiore nudo custodisce un crocifisso dipinto su una tavola ma non ha nessun beneficio cosi come l’altare della Visitazione.
In seguito viene visitata la chiesa di S. Michele descritta come “mezza coperta e mezza rovinata con un altare distrutto e senza alcun beneficio e fiera”.
Chiude l’elenco la chiesa di Santa Venera che ha “un altare nudo ed è mezza coperta e mezza scoperta e non possiede alcun beneficio” e il Monastero di San Benedetto che è scritto trovarsi “ in fabrica”.