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Pubblicato il 29 Dicembre 2022 | di Alessandro Bongiorno

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Sicilia, terra che non ha ali per volare Qui la mobilità rimane un lusso

Ci risiamo. Come ogni anno, sotto il periodo delle festività natalizie, si ripropone il problema del caro voli che fa sentire la Sicilia ancora più isola e gli studenti e i lavoratori che vivono altrove ancora più lontani. Una difficoltà in più anche per i turisti che vorrebbero trascorrere qualche giorno di relax nella nostra terra e che, magari, finiscono per compiere altre scelte proprio a causa delle tariffe praticate dalle compagnie aeree.

Possibile che ci resti solo l’indignazione e che non ci sia rimedio? Possibile che i collegamenti da e per la Sicilia debbano sottostare solo alla logica della speculazione? La mobilità è un diritto per tutti o per alcuni lo è un po’ meno?

Domande cui non è semplice dare una risposta. In passato, la Regione aveva istituito dei bus a lunga percorrenza a prezzi calmierati per consentire agli studenti di poter rientrare in famiglia. La soluzione non è il massimo e conferma l’arretratezza della nostra isola per quanto riguarda i collegamenti con il resto del Paese e con l’Europa. Altrove (sino a Bari e Salerno) si viaggia in treni comodi e veloci, su autostrade moderne e l’aereo è un’opzione in più che “compete”, anche dal punto di vista delle tariffe, con gli altri vettori. In Sicilia nella migliore delle ipotesi ci restano i pullman della Regione o delle compagnie private che si sono lanciate in questo settore promettendo costi accessibili ma viaggi che sembrano pellegrinaggi e che talvolta superano anche le 24 ore.

Il problema è politico (perché l’arretratezza delle infrastrutture del Sud richiama a scelte politiche che ci hanno a lungo penalizzato) ma anche di tipo industriale e imprenditoriale. L’Italia non ha più una compagnia aerea (la stessa Ita nata sulle ceneri di Alitalia è contesa da francesi e tedeschi), i collegamenti da e per la Sicilia sono assicurati soprattutto da compagnie irlandesi (Ryanair), spagnole (Volotea), ungheresi (Wizzair) che, naturalmente, curano i propri interessi e assicurano i collegamenti per loro più remunerativi, aprendo e chiudendo tratte e spostando gli aerei laddove hanno maggiori margini. La Sicilia, evidentemente, assicura loro buoni profitti. Un business nel quale nessun imprenditore o gruppo italiano riesce a competere e la stessa Ita, nata grazie alla partecipazione del Ministero del Tesoro, non riesce o non vuole praticare politiche tariffarie diverse. Questo è anche il motivo per il quale molte gare che assicuravano incentivi del Governo per chi volava da e per la Sicilia siano andate deserte. Alle compagnie sta bene così.

I limiti politici, imprenditoriali e di tutela dei consumatori si colgono anche nella incapacità, da parte di agenzie di viaggio o di tour operator, di assicurare, in queste circostanze, dei voli charter a prezzi equi. Possibile che nessuno riesca a creare dei collegamenti alternativi utilizzando proprio il meccanismo dei charter? Possibile che le associazioni dei consumatori, i sindacati e gli stessi utenti non riescano a unire le forze per attivare meccanismi di questo tipo? Un post sui social che accusa la politica non basta più. Occorre unire le forze senza neanche sprecare troppo tempo sull’indignazione.

 

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Autore

Giornalista, redattore della Gazzetta del Sud e condirettore di Insieme. Già presidente del gruppo Fuci di Ragusa, è laureato in Scienze politiche.



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