Vita Cristiana

Pubblicato il 27 Gennaio 2023 | di Redazione

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TI DARÒ UN SALUTO NEL VENTO

Gli occhiali di solito appoggiati su di un legno di un tavolo o di un comodino, racchiusi in una custodia, forse destinata ad una tasca, forse ad un cassetto.
Un ultimo saluto, mai di circostanza.
Il ricordo della gente che è venuta lì, a San Biagio e in Chiesa Madre, per darti un saluto prima della messa.
Gente, del popolo, fedeli del tuo paese natio, della tua parrocchia precedente con cui, fra un volo di aereo di carta e l’altro, fra una telefonata e un saluto non proprio di striscio, sei rimasto in contatto.
Gente, ministri della Chiesa, amici incontrati fra i corridoi di un seminario, salendo le scale di un vescovato, e ragazzi, la cui mano non ha mai lasciato la tua, il cui esempio ha ispirato un cammino.
Anch’io sono stata lì, accompagnata dalla mia famiglia.
Lì, in quella Chiesa, dove avevano posto il letto di legno dove riposavi.
Il volto rilassato, con solo qualche segno del tuo ricovero.
Accanto a te la tua famiglia di sangue, un andare e vieni di fedeli, quelli della tua attuale parrocchia e quelli della parrocchia di Santa Croce Camerina, che ti volevano bene e non hanno mai smesso di volertene.
Brevi parole di condoglianze.
Anch’io ero lì, nella Chiesa più grande, assieme alla mia famiglia.
Anche noi, assieme ai cittadini di Santa Croce, eravamo lì.
Uniti in un’unica fila, dispersi, c’eravamo.
Lì, alla messa a te dedicata, vi era tutta la tua famiglia di sangue e terrena.
Fra i tuoi concittadini di Comiso, la maggior parte dei sacerdoti che ti hanno conosciuto, amato, che avrebbero voluto salutarti in maniera diversa, non so quanti eravamo.
C’era anche il Vescovo Giuseppe La Placa, per omaggiare, dire addio, celebrare una messa.
Un’omelia sentita in ogni angolo, dalle orecchie, dal cuore di tutti.
Il racconto di una vita vissuta con la bontà di un bimbo che scopre una luce che riscalda il suo cuore sempre, con la semplicità di un sorriso mantenuto intatto, nonostante le difficoltà affrontate in cammino, la fede di un sacerdote rimasto uomo.
Un letto di legno coperto, portato a spalla dai giovani portantini, dai sacerdoti tuoi fratelli.
Un cammino mai finito, continuato con un volo fra le nuvole, quando l’anima è troppo forte, più del corpo stanco, con il sottofondo di un Salve Regina cantato dai tuoi confratelli.
Un viaggio verso il cimitero assieme solo ai tuoi cari.
Scorrono i minuti, i secondi, e tutto si finisce.
Fra i colpi di vento e la gente che già in Chiesa si stringeva per il freddo si perdono i nomi di chi non è potuto venire, sconfitto dalla lontananza dei chilometri di terra o dagli impegni che non si sono potuti mettere da parte.
Ma il cuore no, lui c’era.
E l’anima anche lei, lei c’era pure.
Per te, Uomo Buono, c’era in ogni istante, con il volto di parola incendiata di fiamma.
Scappa, si nasconde, si nutre di ricordi dove trova un rifugio.
Ma c’è, a dispetto di una lingua invidiosa, che addolcisce di bugie e illusione l’amarezza del suo essere sola.
Fiorisce il bene seminato in un campo di cui mai hai delineato i confini.
La terra si ricopre di fiori che non temono inverno, e al grigio non cedono foglia.
Ancora arrivederci, uomo di parole poche ma giuste, che non toccano aria e dritte arrivano al cuore.
Veglia su di noi, ti prego, non te ne dimenticare.
Fai i tuoi ghirigori di stelle su quel cielo di notti, riposati un po’, e qualche volta getta qui un saluto, uno sguardo, un sorriso che ritorni di luce e allontani le ombre.

 

Martina Lorefice

Foto di Orlando Lombardi

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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