Pubblicato il 3 Febbraio 2023 | di Redazione
0Ars celebrandi, una finestra sul Mistero per far trasparire l’invisibile
Dal 16 al 18 gennaio 2023 si è tenuto a Mascalucia nella Casa esercizi spirituali dei Padri Passionisti il primo turno del corso di formazione permanente dei presbiteri della Diocesi di Ragusa con la partecipazione del vescovo e di 30 sacerdoti.
Il corso ha avuto come relatori don Domenico Messina, docente di Liturgia nella Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia, don Girolamo Alessi (padre Gino), direttore dell’Ufficio Liturgico di Ragusa, e lo stesso vescovo S.E. mons. Giuseppe La Placa; lo sfondo del corso è stato l’Ars celebrandi.
Don Domenico, a partire dalla lettera apostolica di papa Francesco Desiderio Desideravi, ha fondato l’origine della Presidenza di Cristo nel Desiderio di Cristo e nella risposta della Chiesa al desiderio del Signore. Gesù invia due discepoli (Giovanni e Pietro) da un tale perché vadano a preparare la Pasqua; il presbitero è inviato davanti a Cristo perché prepari la sala (non tanto lo spazio topografico quanto piuttosto la comunità cristiana) per mangiare la Pasqua. In quel cenacolo Gesù conduce i suoi discepoli e quel luogo diventa generativo del sacerdozio partecipato agli uomini e del ministero della Presidenza. Ancora don Domenico ha proposto un laboratorio dove ci si è confrontati in un progetto omiletico.
Il vescovo Giuseppe ha offerto una lettura circa l’arte della Presidenza. L’ars celebrandi non è da intendere semplicemente come una pura osservanza di regole e neppure una selvaggia interpretazione delle stesse. Il presbitero, in ogni celebrazione che presiede, è chiamato ad essere presenza di Cristo, ad assumere i tratti di Colui che si dona al Padre. Chi presiede ha il difficile compito di far trasparire l’invisibile, è chiamato ad essere finestra aperta sul mistero, sull’invisibile.
A padre Gino è stato affidato il compito di presentare la dimensione del canto nelle celebrazioni. Dopo aver sottolineato due preoccupazioni, una di carattere liturgico e una in campo musicale, riprendendo la Nota della C.E.I. del 1979 circa “Il canto nelle celebrazioni liturgiche e il repertorio-base a carattere nazionale”, ha evidenziato come il canto, in ogni celebrazione liturgica, anche in quella più semplice, esalta la parola e la preghiera, perché il canto ha capacità di penetrare, di commuovere e di convertire i cuori; permette la partecipazione piena all’azione liturgica e adempie al duplice scopo che, come azione liturgica, gli è consono «la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli» (SC 112).
Gino Alessi