Cultura

Pubblicato il 3 Febbraio 2023 | di Antonio La Monica

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“Palla a due” il romanzo che parla a una generazione

“Palla a due” è il titolo del nuovo romanzo di Vincenzo La Monica, il primo se non si intende considerare “La scomparsa misteriosa e unica di Franco Battiato” scritto in collaborazione con Giuseppe Piccinno.

Una recensione professionale e non condizionata dal fatto che a scriverne è il fratello dell’autore, direbbe che questo libro edito da “Abulafia” è un suadente racconto di formazione. Un distillato di malinconie che appaiono tra fumi onirici e fotogrammi da VHS non del tutto consunte. Foto attaccate ad album protetti non da quella carta velina che copre e protegge, ma da quei foglietti di plastica che disegnano sghembi tagli di luce e si rattrappiscono con i cambi di stagione.

Le immagini che risaltano sono soprattutto emozioni nelle quali è facile confondersi piacevolmente tra finzione e realtà. Come è nello stile dell’autore, tra le pagine c’è molta poesia in una prosa ardita.

La storia, se di questo si intende parlare, è quella di un ragazzo che frequenta l’ultimo anno del Liceo Classico e il palazzetto dello sport con la stessa talentuosa svagatezza.

Promessa del basket negli anni in cui la Virtus “Popolare” miete consensi e applausi. Promessa in una scuola dove il greco ed il latino sono solo palestra per menti raffinate.

La linearità della trama prevede lo svolgimento di una stagione di campionato intervallata dalle altalene sentimentali e ormonali di un neo maggiorenne.

E sarebbe persino una trama poco spericolata se non fosse che l’autore piazzi accanto ad uno stile raffinatissimo, come tiri da tre punti decisivi, alcuni capitoli in cui a parlare sono i coprotagonisti del racconto. Ecco apparire il grande Coach, la Signora Bovary, il papà del ragazzo e, soprattutto, Francuzzo, il ragazzo con la sindrome di down mascotte della Virtus che, attraverso la ricostruzione dell’autore, si lancia in una arditezza letteraria da togliere il fiato. Ognuno degli attori presenta i propri ragionamenti, i propri punti di vista. Ne esce fuori un qualcosa di corale, che parla ad una generazione, ad un luogo che inevitabilmente è Ragusa.

E’ la città, dunque, la vera promessa mancata di questo libro. Quella città imbrigliata da slogan politici di assurdo alto profilo e reali bassissime aspirazioni. E’ Ragusa a non mantenere le promesse di grandezza e a continuare a costituire una sorta di confine invalicabile per quasi tutti i protagonisti della storia.

Il romanzo neanche troppo velatamente autobiografico appare più vero laddove aggiunge maggiori dosi di finzione. “Palla a due” crea interesse e desta stupore. Per chi conosce la storia reale (non quella vera), è entusiasmante leggere di Peppe Cassì, grande campione di basket e oggi sindaco della città, confuso con un allenatore che si chiama Brunelli, come un vino di Montalcino e non come un suo pari rosso romagnolo. Sono i giochi di prestigio, le charade di un autore che, forse perché avvezzo allo studio delle lettere classiche, sa come giocare a sua partita, la sua palla a due con i lettori.

Leggere queste pagine vuol dire riconoscersi, ricordare, sorridere e commuoversi. Significa giocare con la memoria, cercare di accavallare volti, nomi e situazioni con frammenti di memoria personali. Un esercizio di decodifica che somiglia un po’ al ritrovamento di quelle foto mal custodite che all’improvviso riprendono vita e splendore.

Ma attenzione, il libro è assolutamente godibile per chiunque ami la narrativa di qualità, le storie capaci di andare oltre i luoghi comuni.

Come i cultori dello sport e della cronaca sapranno bene, la Virtus “Popolare” di quegli anni, con i suoi promettenti splendori, ha fatto sognare una promozione in serie A effimera e foriera di ben poca gloria. Una gloria che oggi desta solo ricordi e malinconie. Tuttavia credo non sia audace augurare a questo libro e ai prossimi a venire una sorte da campioni di NBA.

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Autore

Giornalista professionista presso “La Sicilia”.



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