Cultura

Pubblicato il 4 Febbraio 2023 | di Redazione

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Storie viaggianti

L’exploit del Marocco al Mondiale di calcio da poco conclusosi in Qatar ci ha ricordato, imponendosi generalmente con carattere festoso, la presenza di una comunità di persone che da oltre 40 anni è presente sul territorio italiano.

Grazie a un libro edito dalla casa editrice Le Fate, diretta dalla nostra concittadina Alina Catrinoiu, forse non ci sarà bisogno di attendere un prossimo evento sportivo per accorgerci della diaspora di un’altra comunità presente da decenni in Italia. Il libro si intitola “Storie viaggianti” e raccoglie racconti, stralci di diario, esperienze scritte da romeni di tutto il mondo. Basti pensare che solo in Italia sono oltre un milione i cittadini romeni residenti, rappresentando la comunità nazionale più numerosa. Sebbene in questa pubblicazione una certa dimestichezza con la parola scritta selezioni un tipo di migrazione qualificata (la maggior parte degli interventi sono firmati da medici, insegnanti, intellettuali, artisti, dipendenti di multinazionali, diplomatici), il volume è ugualmente inzuppato dal sudore di appartenere a due mondi. In altre parole dalla fatica di essere nuovi, conservando il vecchio. Di vivere l’Altrove nello spazio e nel tempo.

Molteplici sono le ragioni per cui si va via: c’è chi, oltre trenta anni fa, non ha sopportato più il grigiore della dittatura comunista e ha visto nell’Europa libera (soprattutto Parigi) una via di fuga quasi obbligata. E c’è chi, in tempi più recenti, se ne è andato dopo l’apertura delle frontiere UE. Per trovare condizioni di vita migliori, certo, ma anche per rifinire le proprie aspirazioni nel confronto con una realtà più stimolante, più portata al riconoscimento del talento e più remunerativa dal punto di vista economico. E il mosaico dei paesi raccontati è un vero e proprio atlante sentimentale: l’Oman, la Tunisia, il Canada, il Giappone, gli Stati Uniti, la Russia, le Canarie, la Francia, l’Islanda. E l’Italia, ovviamente. È qui che si svolge la storia di Cristian che dell’Italia e dei suoi paradossi si innamorò in vacanza. A tal punto da finirci a lavorare e a farci nascere e crescere i propri figli. L’Italia è anche quella di Ciprian che alla frontiera con la Francia, negli anni in cui ai romeni serviva un passaporto per muoversi in Europa, comprende in una battuta che il doganiere italiano rivolge ai colleghi francesi un altro modo di intendere la vita, fintamente burbero, meno severo, più comprensibile.

In tutte queste storie però, da oriente ad occidente o dal sud al nord del Mondo, è facile trovare traccia di quella frattura tipica dell’emigrante. Il punto di rottura che non si salderà mai compiutamente tra ciò che si trova e ciò che si lascia. Nella valigia di ogni migrante non ci sono solo vestiti, ma anche un’identità da ridefinire, i ricordi, gli affetti le emozioni, gli amici, i parenti lasciati indietro. E questi sentimenti agiranno formando quella malinconia che sarà l’incaricata di alimentare la voglia di tornare che è tipica di ogni persona che lascia la propria terra. Non mancano anche in questo libro casi di ritorno in patria, legati ad esigenze artistiche o familiari.

Ma la maggior parte di questi testimoni vive con un piede in patria e l’altro in un paese che non sempre è amichevole e che piano piano bisogna imparare ad amare. Per farsi accettare, se non altro. In un groviglio di sentimenti che è perfettamente descritto da una delle autrici: “Sgrido i miei figli in francese e li coccolo in rumeno. Il mio momento è techno e la mia eternità il canto di Natale romeno. Io stessa sono un paradosso: prigioniera in un’Europa Libera!”

 

 

 

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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