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Pubblicato il 22 Febbraio 2023 | di Redazione

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Dal carcere al riscatto, la sofferenza e il diritto alla seconda possibilità

Libertà personali: niente è scontato.

Possiamo sintetizzare così il senso dell’incontro che lo scorso 8 febbraio gli studenti della II B n. o. del liceo scientifico “E. Fermi” di Ragusa hanno avuto, nei locali della chiesa parrocchiale di San Pio X, con un ex detenuto, Carmelo Mirabella,.

Si è trattato di un momento, particolarmente significativo, del percorso di Educazione Civica, coordinato dalla professoressa Gabriella Mazza, che ha coinvolto tutti gli studenti delle seconde classe del nuovo ordinamento del liceo (IIA n.o., IIB n.o, II C n.o, II D n.o) e dei rispettivi docenti impegnati a riflette sulla libertà negata.

Gli studenti hanno preso atto di come il diritto alla libertà sia spesso sottovalutato e di come chi ne gode pienamente non riesca a comprendere cosa provano coloro che non possono usufruirne. Tra questi, naturalmente, ci sono i detenuti nelle carceri italiane che, essendo macchiati di reati, anche gravi, e di conseguenza condannati a scontare una pena che li costringe in carcere, soffrono per la della mancanza di libertà.

Ma uno degli insegnamenti più importanti che gli studenti hanno appreso dall’esperienza vissuta è che bisogna sempre dare una seconda possibilità agli altri e di non giudicare una persona in base agli errori commessi in passato. Difatti il motivo principale dell’incontro è stato quello di dare la possibilità, a giovani adolescenti ragusani, di avere un faccia a faccia con una persona che, nonostante gli sbagli fatti in precedenza, ha deciso di accogliere la seconda chance che gli è stata offerta e di tornare sulla retta via.

Mirabella infatti è stato individuato per parlare della sua esperienza con gli studenti della II B n.o. perché il suo pentimento faccia riflettere e  faccia comprendere l’importanza di dare fiducia alle persone che si sono macchiate di gravi reati, e hanno avuto la capacità di pentirsi.

Riuscire a perdonare è, senza dubbio, un percorso che può essere più o meno lungo in base alla gravità dell’errore commesso e che impiega una mente e un cuore aperti per riuscire a dare fiducia alla persona in questione.

 

Lilla Anagni

 

Quel bene prezioso della libertà

La libertà è un concetto sottile e quasi impercettibile quando la si possiede, ma incredibilmente preziosa quando la si perde.

Anche ciò che sembra banale, come guardare il sole fuori dalla finestra, risulta impensabile per chi il sole può vederlo solo dal riflesso di una piccola finestrella.

Ad averne compreso l’importanza è sicuramente Carmelo Mirabella, un ex detenuto impegnato nella chiesa San Pio X, che ha deciso di condividere la propria storia e esperienza, per mettere in guardia i giovani sui tanti rischi presenti nel mondo intorno a noi.

È facile sbagliare, nella convinzione che la libertà personale è un diritto a cui tutti abbiamo accesso in qualità di cittadini italiani grazie alla nostra Costituzione. Altrettanto facile è sottovalutare il fatto che essa ci possa essere sottratta, quindi per quale motivo ci dobbiamo preoccupare se questo non accadrà mai e vivremo sempre liberi?

Questo lo pensava anche Carmelo, oggi un uomo segnato dall’avere sperimentato quanto sia brutto vivere senza essere liberi. E per liberi non intendiamo la possibilità di fare ciò che si vuole, ma la capacità di vivere, come donne e uomini liberi, una vita dignitosa e serena .

Quella in carcere, come emerge dal racconto di Mirabella, è una vita fatta di privazioni e momenti di sconforto che hanno totalmente modificato il suo modo di vivere e vedere le cose.

«Ventitré ore su ventiquattro rinchiuso in una cella di ferro su un letto scomodo e con persone sconosciute, ma che imparerai a conoscere, perché anche loro condividono con te la stessa bruttissima esperienza. E quell’ora d’aria che ti viene concessa ogni giorno sembra svanire in un istante. Non sapere le ore del giorno: l’unico modo per distinguere il giorno dalla notte e che il tempo scorreva era guardare la piccola finestrella dalla quale passavano i raggi del sole, raggi di speranza.”

A chi vive in prigione, tuttavia, non manca soltanto la libertà e la consapevolezza del trascorrere del tempo. Al contrario di come si pensi, infatti, non bisogna pensare che cibo e altri averi essenziali siano scontati da possedere in carcere. Piuttosto, questi sono considerati un bene preziosissimo e, spesso, sono di qualità estremamente scarsa e inadeguata.

Nel carcere, inoltre, incombe una generale aria di oppressione che, qualche volta, porta i detenuti a togliersi la vita, nonostante l’aiuto psicologico che, però, in alcuni casi risulta inadeguato a svolgere una funzione rieducativa.

«Quando entri lì non puoi avere aspettative» sono state le prime parole di Carmelo.

Basti pensare al concetto di accoglienza carceraria che consiste in un isolamento totale che può variare dai 2 ai 15 giorni. La cella sembra essere ancor più stretta e soffocante quando si è giovani e con un intero futuro davanti: «La notte sentivo ragazzini piangere senza sosta e cercare la mamma».

Il racconto di Carmelo ci ha fatto riflettere, abbiamo sentito le sue parole come quelle di un padre che si rivolge ai propri figli, ricordando loro quanto sia importante essere attenti, nella vita, a non ricadere nei propri errori e distinguere il bene dal male anche se esso è rappresentato dai propri amici, perché un’amicizia può cessare di vivere ma la libertà personale no.

Il carcere, infatti, è un’esperienza che segna per sempre la vita di un ragazzo e che lo rende soggetto a discriminazioni al di fuori della struttura.

La vita lì è sicuramente difficile, ma avete mai pensato a questa una volta fuori?

Oltre ai molteplici traumi causati dall’esperienza, un giovane si trova a fare i conti con un futuro di cui ha perso le redini e un curriculum che ne comprometterà la vita futura. Sarà quindi facile per chi esce dal carcere ricadere negli stessi errori.

 

Gli alunni della II B nuovo ordinamento

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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