Vita Cristiana san giuseppe santa croce statua

Pubblicato il 1 Marzo 2023 | di Redazione

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San Giuseppe, qui, in mezzo a noi

L’inizio di una festa che ritorna, fra suoni di vita, scampanellii e cori d’orgoglio e d’appartenenza, a ricoprire il posto lasciato da anni di incertezza e silenzio. Il momento finale di una celebrazione, che si trasforma nella scintilla che riempie tutte le luci di una Chiesa intera, e illumina l’ambiente come mille candele accese d’inverno nell’antro di una grotta che mai ha visto la luce.

L’attesa impaziente di cento, forse mille persone, che attendono impazienti, trattenuti non so da quale forza di volontà, e gettano lo sguardo verso un unico punto. Alcuni erano dentro, che assistevano silenziosi, attenti, ad ogni momento della Celebrazione della Santa Messa, fin dall’inizio dei Vespri, rimanendo seduti al proprio posto, guadagnato con la fatica di chi, la Domenica, cerca di far quadrare in maniera impossibile i conti spazio-temporali. Altri gli erano accanto, ritagliandosi il proprio angolino per far uscire il proprio fiato senza incorrere nell’altrui respiro, e sentire appieno ogni suono che precedesse l’evento che stavano aspettando più di ogni cosa. Altri ancora, purtroppo, durante la Messa, sono rimasti fuori, a prepararsi, con quel po’ di freschetto di fine Febbraio che ancora raffredda le mani e da un colpo qua e là alla gola.

All’aprirsi delle porte, però, c’erano tutti. Insieme.

Il 26 Febbraio 2023, nella Chiesa Madre “San Giovanni Battista” di Santa Croce Camerina si è svolta ‘A Scinnuta ro’ Patriarca. Finalmente, la Statua di San Giuseppe è scesa, di nuovo, in mezzo a tutti i suoi fedeli.

Una festività scritta nelle pagine di storia locale, le cui radici furono incise, marchiate a fuoco, sulle fondamenta cristiane di questo paese della provincia ragusana, e che, pur attraversando guerre, sciagure, periodi bui e di gravoso silenzio, è rimasto lì, mostrando con orgoglio gli anni presi, qualche ruga che si fa avanti, ma uno spirito che ruggisce e brilla di luce potente come mai, ad ogni battito di vita.

Un momento di unione, di menti, di cuore, di anime cittadine, fatto di gesti semplici, importanti, legati l’uno all’altro, come gli ingranaggi di un orologio votato a segnare con precisione il tempo che lo oltrepassa, o quelli invisibili di un cuore che batte, pulsa, rompe ogni barriera di quel silenzio che sa di morte. Azioni attente, compiute da giovani e uomini più maturi di tempra forte e fede davvero profonda, tengono con il fiato sospeso chiunque assista all’evento.

La statua che raffigura l’umile falegname, padre mortale di Gesù, credente profondo nei sogni che non possono essere spiegati, è davvero pesante. La sua discesa porta con sé una gioia e un ‘allegria tali da far dimenticare almeno per un po’, o in qualche modo alleviare, i pesi che ciascuno di noi si porta nel cuore. Tuttavia, il peso che grava su chi la sposta, a braccio, è più grande del peso della statua. Esso è pesante quanto la sua stessa incolumità, e quella di coloro che, in questa impresa, sono diventati suoi compagni. Il margine di errore non è nemmeno irrisorio. Non c’è dubbio, quindi, che i nervi, tesi come una corda di violino, debbano rimanere saldi. Le mani, coperte dai guanti, devono avere una presa forte, precisa. Lo sforzo è tale da far mancare il respiro e tremare la vista.

I presenti, nel frattempo, osservano, cercando di cogliere un’immagine nitida di ciò che sta succedendo con gli occhi e immortalarlo con una fotocamera professionale, con una qualsiasi di un tablet, di uno smartphone, di una macchina fotografica da foto-ricordo. Tutto dura qualche minuto. Il tempo di posare la statua sul fercolo, per poi portarla a spalla lì, vicino alla Cappella del Santissimo, attraversando la navata, gremita di fedeli. Quest’anno più degli anni precedenti.

L’arrivo dei sacerdoti e dei vari ministranti, un ultimo sforzo e, al suonare della Marcia di San Giuseppe, lo scoppiare degli applausi fa davvero rumore. Un po’ di movimento in una Chiesa Madre che fino a poco prima, accoglieva un’assemblea raccolta, riflessiva nell’ascoltare e contemplare il Mistero più grande, attraverso le sue azioni tramandate dalle scritture e spiegate con le parole di un umile sacerdote. Un esempio di una fede ardente, il cui fuoco è stato portato da generazione in generazione, e che purtroppo, per più di due anni, si è svolto in una Chiesa vuota, quasi nell’ombra.

In questi anni, infatti, con il paese intero messo a dura prova dalle ondate del Covid, dai vari lockdown, anche la Chiesa con le sue celebrazioni, le feste e i riti di folkrore religioso, si è dovuta attenere al rigido protocollo di contenimento.

L’anno scorso, inoltre, a causa dell’usura del tempo e dell’azione della natura che avevano danneggiato fortemente la statua, il popolo di Santa Croce ha dovuto attendere un po’ per la venuta vera e propria del Suo Santo Patrono. Una statua rimessa a nuovo, portata ai tratti più antichi, per alcuni sconosciuti, ha avuto il bentornato dei re.

Prove su prove, che avrebbero potuto far perdere la strada, oppure la fede, ma che, invece, l’hanno rinvigorita, unendo a questa un amore senza fine che i nostri compaesani hanno portato con loro, perfino fuori da questa bella isola di limoni.

Novità che di certo hanno lasciato il segno.

Ed eccola qui: la statua discesa, che riposa a fianco dei propri fedeli, pieni di incertezze, di ferite ancora da rimarginare, con mille fragilità addosso e tanti problemi pesanti sulla schiena.

Ad accompagnarla nel suo breve cammino il sacerdote Giuseppe Iacono, padre Salvatore Frasca, il Diacono Giovanni Maiorana, l’Accolito Giuseppe Cascone, il Seminarista con Ministero di Lettore Francesco Barone, il Lettore Istituito Giuseppe Costa, i Ministranti, il Comitato di San Giuseppe, di cui i portatori della statua fanno parte, il coro dei bambini, e i fedeli stessi.

– “Quest’accoglienza vale già come la più bella delle preghiere!”, ha commentato don Giuseppe, visibilmente commosso e stupito, prima di recitare la Preghiera a San Giuseppe.

Ad omaggiare il Santo, infine, il Sindaco Giuseppe Di Martino, fino alla fine presente con alcuni membri della Giunta Comunale, che con una corona di fiori intrecciati di fresia e balico ha lasciato il segno su quella che, con il sottofondo della Marcia di San Giuseppe, si preannuncia una festa sicuramente diversa dalle precedenti.

Martina Lorefice


Autore

"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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