Vita Cristiana

Pubblicato il 2 Marzo 2023 | di Redazione

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Esiste ancora una cultura della vita?

In occasione della 45esima Giornata per la Vita si è tenuta a Vittoria una conferenza dal titolo “Esiste ancora una cultura della vita?” nello splendido scenario del teatro “Vittoria Colonna”.

Don Vincenzo Guastella, vicario parrocchiale di Acate, ha presentato il relatore, il professor (nonché sacerdote) Antonino Sapuppo, direttore e docente di Teologia morale, Bioetica e Antropologia sessuale presso “Studio Teologico San Paolo” di Catania e docente di Elementi di bioetica presso il corso di specializzazione in Farmacia ospedaliera della stessa città.

Naturalmente alla base è stato posto il messaggio dei Vescovi “La morte non è la soluzione” anche perché il tema della vita, come ha sottolineato il relatore stesso, è un argomento tanto vasto che richiede di approfondirne un aspetto alla volta. È un tema che permea la realtà di ognuno di noi anche se non tutti sono disposti a fermarsi per contemplarlo, presi dal tran tran quotidiano, neanche quando i media ci riferiscono di tragiche situazioni in cui la vita viene messa a rischio.

Eventi apparentemente disparati, ma che nascono da un disagio esistenziale, dalla stessa visione dell’uomo, delle persone, dell’embrione, del malato, degli immigrati, delle donne e dei popoli: una cultura dello “scarto” per citare papa Francesco. Questa cultura di fronte ai problemi offre “la morte come risposta pronta, economica, immediata”.

A queste sfide come rispondiamo noi cattolici, che alcuni, come il filosofo Umberto Galimberti, accusano di adorare “un cielo vuoto”? Forse è vero che a volte puntiamo tutto sul rito distogliendoci dalla “focalizzazione sulla persona”, come dire “Vanno a Messa, ma, quando escono, è come se non ci fossero stati”. «Nella cultura della vita – continua – c’è qualcosa che passa attraverso un’onestà intellettuale, un’onestà politica». La salvaguardia della vita umana nel tempo della sofferenza, nel tempo della morte, il rispetto della vita nascente sono dei “princìpi primi” dal catechismo, li insegniamo nelle nostre università, ma devono «diventare vita, diventare pratica».

Il nucleo del nostro contributo alla cultura della vita è Cristo, crocifisso e risorto, «icona di un servizio alla vita e non alla morte: ci mostra come è possibile cogliere il valore di tutte le esperienze, a condividere le stagioni difficili, ci guida a lasciarci sfidare dalla voglia di vivere dei deboli, dei poveri… ci esorta ad educare le nuove generazioni al futuro, al rispetto del creato, alla gratitudine”, ad aiutare “coloro che spendono la propria vita per il bene degli altri, incoraggiando e promuovendo».

Come una lente d’ingrandimento che ci fa vedere quello che già c’è, ma che non percepiamo così «la fede, dal punto di vista strumentale, è il mezzo attraverso cui vedi ciò che l’occhio non riesce a scorgere, ma c’è»: la dignità trascendente dell’altro.

Se queste cose non scendono dall’intelletto al cuore rimangono convinzioni teoriche: citando Benedetto XVI «Le verità interrogano l’intelletto, ma al cuore non bastano le parole vuole risposte».

«Cerchiamo – ha esortato alla fine – anche noi col nostro e nel nostro microcosmo di relazioni, nei gruppi, nelle comunità di percepire la ricchezza di una vita che chiede soprattutto al momento della prova e della sofferenza uno sguardo di compassione e d’aiuto per non rovinare ciò che Dio in Cristo ha realizzato col concederci l’intelligenza di capire che la vita è un grande dono da salvaguardare».

Enrico Giordano

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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