Pubblicato il 25 Marzo 2023 | di Redazione
0Sul web con il cuore e con i nostri valori
Il mondo della comunicazione è centrale – così mons. Giuseppe La Placa ha salutato i partecipanti al primo incontro del workshop “L’ABC della comunicazione” organizzato dall’Ufficio Diocesano delle Comunicazioni Sociali (Udcs) il 24/2 scorso – come è centrale il lavoro dell’Udcs nei confronti degli altri Uffici, ma non solo come pura informazione, ma per “abitare cristianamente” l’ambiente digitale. Un’informazione che possa essere veicolo di trasmissione di valori, che porti a creare una rete di relazioni per comunicarci le buone notizie, l’anima, il cuore, non una rete che ci imprigioni, ma che ci libera, ci “diverte”, ci unisce.
Gli scopi del corso sono stati ben individuati da Emanuele Occhipinti, direttore dell’Udcs: comunicare nell’ambiente digitale, favorire l’informazione istituzionale di un organismo complesso qual è la Chiesa; essere consapevoli delle connotazioni pastorale, formativa, educativa, evangelizzante della comunicazione ecclesiale; curare l’uniformità nel rispetto “dei talenti di ciascuno” e del servizio che si dà alla propria parrocchia o associazione.
Il concetto di ambiente è stato ripreso da Fabio Bolzetta, giornalista di Avvenire, TV2000 e l’Osservatore Romano, docente universitario, scrittore, nonché presidente dell’Associazione dei Webmaster Cattolici Italiani (WE.CA.): il primo web era una vetrina oggi è diventato un luogo dove essere presenti da cristiani, testimoni e missionari anche «se è importante voler comunicare cose buone, è importante ancor di più saper comunicare cose buone».
Dal 1990 (1995 Vatican.va della S. Sede) incominciano a nascere siti fino agli attuali 16.000, buon dato quantitativo, la scommessa attuale è puntare sula qualità supportati dal magistero della Chiesa: “La Chiesa e Internet” ed “Etica in Internet” del 2002 a cura dell’allora Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali attuali ancora, nonché i messaggi del Papa per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che ci accompagnano dal 1967.
I rischi non mancano, come le fake news, notizie non sbagliate, ma volutamente false, create diffuse e condivise con obiettivo specifico che contribuiscono all’infodemia, una valanga di informazioni che travolge l’utente; ma anche le opportunità: i social media sono diventati strumenti di informazione o, perfino, canali ufficiali fra le cancellerie mondiali e consentono di globalizzare eventi locali.
La platea è impressionante più di 5 miliardi di persone hanno il cellulare e sono connesse, 4,76 sono utenti dei social. Come affrontarla efficacemente? Con autenticità «perché siamo ciò che comunichiamo e comunichiamo ciò che siamo»; con consapevolezza delle possibilità e dei rischi dello strumento più adatto alle proprie necessità e che cambia ogni giorno; con autorevolezza non richiesta, ma guadagnata, con una presenza costante e non occasionale; con una formazione integrale e non solo tecnica: parole che non sono una ricetta, ma l’inizio di un lavoro che il sito della WE.CA (www.weca.it) cerca di supportare anche con tutorial e webinar dai quali è scaturito il libro “La Chiesa nel digitale” presentato nel corso dell’incontro.
Il testimone è stato idealmente raccolto da Giampiero Neri, professionista del settore e consigliere di WE.CA. nell’incontro del 10 marzo con l’intenzione dichiarata di fare “laboratorio”. Il panorama italiano è proporzionale a quello mondiale, alcuni numeri: 43 milioni di profili social, il 72,9% di utenti attivi per un’ora e 49 minuti al giorno e nel 46% dei casi mentre si sposta, quindi dobbiamo adeguare la forma del contenuto alla modalità di lettura del platea alla quale ci rivolgiamo che possiamo conoscere dalle statistiche del profilo.
Purtroppo non possiamo neanche regolare le varie piattaforme alle nostre esigenze, ma adottare i loro standard (tra i quali non è compresa la memoria storica per la quale dobbiamo affidarci ad un sito), né le nostre buone intenzioni possono permettersi di ignorare la legislazione relativa ai diritti d’autore (copyright) e di quelli alla riservatezza (privacy) soprattutto dei minori.
In sintesi non si può improvvisare ci vuole un lavoro per evitare le insidie e cogliere le opportunità e non solo tecnicismi, ma anche contenuti, «…il messaggio da comunicare, e non il protagonismo del comunicatore» (dalla prefazione di Papa Francesco nel libro citato).
Forse una ricetta c’è: “parlare con il cuore”, etimologicamente cordialmente, come ci propone Papa Francesco nel messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali di quest’anno: «Comunicare cordialmente vuol dire che chi ci legge o ci ascolta viene portato a cogliere la nostra partecipazione alle gioie e alle paure, alle speranze e alle sofferenze delle donne e degli uomini del nostro tempo. Chi parla così vuole bene all’altro perché lo ha a cuore e ne custodisce la libertà, senza violarla».
Enrico Giordano