Vita Cristiana

Pubblicato il 21 Aprile 2023 | di Redazione

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«Siamo qui per imparare lo stile di Gesù»

Il cardinale Mario Grech, cui il Papa ha affidato la Segreteria generale del Sinodo, è tornato nei giorni scorsi a Ragusa per presentare il libro “La Saluberrima auctoritas del sinodo, Il tracciato della sinodalità al tempo di Agostino d’Ippona” di cui è autore il sacerdote Giuseppe Di Corrado. Ne abbiamo approfittato per porgli qualche domanda sul Sinodo.

Qual è la sua personale visione di una Chiesa sinodale?

«La Chiesa è come una famiglia, una famiglia dove c’è spazio per tutti. Non è neanche pensabile che una famiglia possa escludere qualcuno. La Chiesa allora deve far spazio per accogliere tutti. Questo è il tema che il Santo Padre continuamente ribadisce. Nella Chiesa c’è spazio per ciascuno. La Chiesa sinodale è allora una Chiesa che deve camminare con tutti proprio per condividere le ansie, le gioie, le preoccupazioni, le difficoltà, le soddisfazioni. La Chiesa sinodale è una Chiesa che cerca di mettere in pratica lo stile di Gesù. Gesù è quello che ha messo la tenda sulla Terra, ha fatto della tenda la casa di tutti, camminando con tutti. E noi siamo qua proprio per imparare questo stile di Gesù».

Cosa sta emergendo e cosa ci sta donando questa tappa continentale del Sinodo?

«Forse occorre una piccola introduzione partendo dal documento che è stato sottoposto all’assise continentale. È un documento frutto dell’ascolto di tutta la Chiesa. Ad agosto scorso, abbiamo ricevuto i documenti di tutte le conferenze episcopali, abbiamo ascoltato, abbiamo redatto questo documento e l’abbiamo di nuovo condiviso di nuovo con le chiese che poi si sono incontrate in sette assemblee: Europa, Africa, Oceania, America del Nord, America del Sud e anche le Chiese dell’Oriente. Anche questa tappa continentale è una fase di ascolto, l’ascolto continua, ascoltando il Popolo di Dio proprio per fare discernimento insieme, un discernimento ecclesiale. A marzo abbiamo ricevuto i documenti che ciascuna assemblea continentale deve produrre. Ora tocca a noi dover redigere da queste sette documenti un altro documento chiamato “Instrumentum laboris” che sarà trasmesso ai vescovi che parteciperanno nel prossimo ottobre all’assemblea sinodale per i vescovi».

Se dovesse scegliere delle parole chiave relative alle assemblee continentali, quali sceglierebbe?

«Ho trovato gente, cristiani, cattolici che hanno passione per il Signore, hanno una passione per la Chiesa e per l’umanità. L’entusiasmo che abbiamo constatato in tutte le assemblee è prova che non soltanto la Chiesa ma anche l’uomo e la donna di oggi vogliono mettere Gesù al centro. Lo sforzo che stiamo facendo tutti insieme è trovare la modalità, lo stile per accompagnare l’uomo, ascoltare l’uomo e ascoltare insieme la risposta che il Signore ha per ciascuno».

L’ascolto autentico è una sfida bella e richiede tantissima responsabilità. Quanto conta il coraggio e l’apertura del cuore in questa sfida?

«Il Santo Padre lo dice che l’ascolto non è un ascolto con le orecchie ma con il cuore perché se noi non allarghiamo la tenda del cuore non sapremo accogliere il grido, le ansie, le difficoltà dell’altro. Questo è molto importante ma anche faticoso perché non è facile ascoltare con amore il fratello e la sorella. Molte volte pretendiamo di conoscere la risposta prima di ascoltare l’altro. La risposta invece dobbiamo cercarla insieme ascoltando insieme lo Spirito perché questo processo dell’ascolto è molto importante. Ascoltiamo l’uomo perché siamo convinti che lo Spirito abita in ciascuna persona, in particolare nell’uomo battezzato. Così ascoltando l’uomo cerchiamo di ascoltare anche lo Spirito».

Come la Chiesa popolo di Dio può ascoltare la voce dello Spirito?

«Prima di tutto partiamo dall’ascolto della Parola di Dio. Lo Spirito Santo ha già parlato mediante Gesù. È importante che questo processo dell’ascolto tra di noi sia accompagnato prima di tutto con l’ascolto della Parola. Noi abbiamo proposto ed è stato accolto e apprezzato da molti il metodo della conversazione spirituale, cioè noi ci incontriamo per ascoltare insieme quello che lo Spirito vuole comunicarci. C’è questa attitudine spirituale alla luce della Parole del Signore, alla luce della tradizione (ricordiamoci che noi non cominciamo oggi e che c’è un patrimonio che è il magistero della Chiesa). Poi c’è l’arte del discernimento, quell’esercizio che dobbiamo fare per assicurarci che quello che siamo convinti sia la voce dello Spirito sia veramente la voce dello Spirito. Per questo è necessario il discernimento dell’individuo cui segue il discernimento ecclesiale fatto insieme e confermato dal pastore perché questo è il ministero del vescovo nella sua Chiesa: garantire la sua comunità, il popolo di Dio presente in quel territorio che il discernimento sia autentico».

 

Denise Arcieri

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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