Società

Pubblicato il 29 Maggio 2023 | di Redazione

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La conversione ecologica è una conversione comunitaria

La Laudato Si’ compie questo 24 Maggio 8 anni dalla pubblicazione, un documento di una forza dirompente che continua a interrogarci e stimolarci su temi quanto mai attuali, quali l’ecologia integrale e la sostenibilità ambientale, manifestando tutta la sua valenza profetica.

In occasione dell’annuale Giornata diocesana per i Nuovi stili di vita, tenutasi a Ragusa il 27 aprile, Renato Meli, direttore dell’Ufficio diocesano per i Problemi Sociali e il Lavoro di Ragusa, durante il suo intervento, ha posto l’accento sulla rilettura di questo documento che insieme alla Evangelii Gaudium e alla Fratelli tutti rappresenta uno dei pilastri del magistero papale di questi anni.

La Laudato Si’, come tutte le encicliche di Papa Francesco, è un testo nel quale il Pontefice adotta un linguaggio pastorale, di facile lettura ed immediata comprensione, con indicazioni semplici, concrete ma efficaci che possano guidare tutti verso una conversione integrale dei propri stili di vita.

Il direttore, nell’ambito del convegno, ha ripreso alcuni passaggi della Laudato Si’ (204, 232, 219) considerati significativi alla luce del messaggio che questa giornata diocesana per i nuovi stili di vita mirava a trasmettere.

Nel n. 204 si evidenzia come la tendenza verso un consumismo sfrenato sia specchio di un individualismo che tratta le persone come mezzi per la propria utilità personale, invece che ricercare nelle relazioni la risposta ai bisogni primari di tutti gli uomini.

«204. La situazione attuale del mondo «provoca un senso di precarietà e di insicurezza, che a sua volta favorisce forme di egoismo collettivo».[145] Quando le persone diventano autoreferenziali e si isolano nella loro coscienza, accrescono la propria avidità. Più il cuore della persona è vuoto, più ha bisogno di oggetti da comprare, possedere e consumare. In tale contesto non sembra possibile che qualcuno accetti che la realtà gli ponga un limite. In questo orizzonte non esiste nemmeno un vero bene comune. Se tale è il tipo di soggetto che tende a predominare in una società, le norme saranno rispettate solo nella misura in cui non contraddicano le proprie necessità. Perciò non pensiamo solo alla possibilità di terribili fenomeni climatici o grandi disastri naturali, ma anche a catastrofi derivate da crisi sociali, perché l’ossessione per uno stile di vita consumistico, soprattutto quando solo pochi possono sostenerlo, potrà provocare soltanto violenza e distruzione reciproca».

Riprendendo il n. 232 della Laudato Si’ si pone l’accento sul “coltivare un’identità comune per liberarsi dall’indifferenza consumistica”. La chiave per ravvivare le coscienze e rianimare le comunità è quella di costruire reti e alleanze che sentano la responsabilità di prendersi cura dei propri ambienti di vita.

«232. Non tutti sono chiamati a lavorare in maniera diretta nella politica, ma in seno alla società fiorisce una innumerevole varietà di associazioni che intervengono a favore del bene comune, difendendo l’ambiente naturale e urbano. Per esempio, si preoccupano di un luogo pubblico (un edificio, una fontana, un monumento abbandonato, un paesaggio, una piazza), per proteggere, risanare, migliorare o abbellire qualcosa che è di tutti. Intorno a loro si sviluppano o si recuperano legami e sorge un nuovo tessuto sociale locale. Così una comunità si libera dall’indifferenza consumistica. Questo vuol dire anche coltivare un’identità comune, una storia che si conserva e si trasmette. In tal modo ci si prende cura del mondo e della qualità della vita dei più poveri, con un senso di solidarietà che è allo stesso tempo consapevolezza di abitare una casa comune che Dio ci ha affidato. Queste azioni comunitarie, quando esprimono un amore che si dona, possono trasformarsi in intense esperienze spirituali».

È vero che al giorno d’oggi le associazioni che hanno a cuore i temi dell’ecologia e della sostenibilità sono di più rispetto al 2015, quando la Laudato Si’ esortava a riscoprirle e a potenziarle. Ma noi cristiani siamo chiamati ad andare ben oltre il classico ambientalismo: proteggere il Creato e salvaguardarlo per chi viene dopo di noi, assume una valenza spirituale, una vocazione alla quale siamo chiamati a rispondere con la concretezza della nostra vita.

«La Terra su cui viviamo non l’abbiamo ereditata dai nostri padri, l’abbiamo presa in prestito dai nostri figli» dice un proverbio Navajo, per questo dobbiamo adoperarci al più presto per cambiare il nostro stile di vita votato al consumo.

Il Papa si sofferma a descrivere piccoli gesti che possiamo compiere come singoli, ma sicuramente sottolinea che qualsiasi azione, se rimane individuale ed isolata, non può essere ugualmente efficace, come riprende nel n. 219 della Laudato Si’.

«219. Tuttavia, non basta che ognuno sia migliore per risolvere una situazione tanto complessa come quella che affronta il mondo attuale. I singoli individui possono perdere la capacità e la libertà di vincere la logica della ragione strumentale e finiscono per soccombere a un consumismo senza etica e senza senso sociale e ambientale. Ai problemi sociali si risponde con reti comunitarie, non con la mera somma di beni individuali: Le esigenze di quest’opera saranno così immense che le possibilità delle iniziative individuali e la cooperazione dei singoli, individualisticamente formati, non saranno in grado di rispondervi. Sarà necessaria una unione di forze e una unità di contribuzioni». La conversione ecologica che si richiede per creare un dinamismo di cambiamento duraturo è anche una conversione comunitaria».

Ai problemi sociali, dunque, non si può che rispondere con reti comunitarie, per questo sarà necessaria un’unione di forze e un’unità di contribuzioni.

La conversione ecologica è anche e soprattutto una conversione comunitaria: il Papa ci invita a fare rete.

Non si tratta solo di un invito, ma di una necessità: bisogna fare rete non soltanto tra coloro che credono nel nostro Dio ma con tutti, con tutta la società civile, a prescindere da ciò che la anima.

Papa Francesco, infatti, ribadisce che il bene comune non è un bene che appartiene soltanto alla Chiesa o ai cattolici. Il bene comune è di tutti, va preservato e bisogna prendersene cura insieme. Come cattolici possiamo solo sentire maggiormente questa vocazione come Custodi del Creato, di quel giardino terrestre che ci è stato affidato.

Approfondire ancora una volta questi passaggi della Laudato Si’ ci aiuta ad individuare quali possano essere le prospettive future su cui dobbiamo scommettere e investire le nostre forze, prendendoci l’impegno non soltanto di riscoprire quello che Papa Francesco ci suggerisce nella sua enciclica ma anche e soprattutto di metterlo in pratica come comunità, ancor prima che come singoli.

La diocesi continua a perseguire questo stesso impegno. La Giornata del 27 aprile ha rappresentato l’occasione per confermare ancora una volta la propria adesione alla Rete Interdiocesana per i Nuovi Stili di Vita. In questa direzione, l’impegno diocesano non resta isolato, ma si inserisce nel contesto dell’area siciliana della Rete. Quest’ultima si è riunita a Caltagirone il 29 aprile per un momento di confronto e programmazione futura e per celebrare insieme la Giornata Internazionale della Madre Terra, procedendo al trapianto di 18 ginestre, tante quante le diocesi siciliane: un segno di speranza ed allo stesso tempo un impegno concreto a vivere secondo lo stile della cura reciproca e dell’attenzione alla custodia del Creato.

 

Marianna Occhipinti e Fabrizio Iacono

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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