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Pubblicato il 21 Giugno 2023 | di Emanuele Occhipinti

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«Questa messa non è un “portafortuna”, ma un momento di grazia nel quale il Signore ha la gioia di benedire il contenuto del vostro zaino»

Questa messa non è un “portafortuna”, ma un momento di grazia nel quale il Signore ha la gioia di benedire il contenuto del vostro zaino.

Siete infatti arrivati alla tappa conclusiva di un percorso durato ben cinque anni, nel quale avete accumulato dentro il vostro zaino un piccolo tesoretto fatto di nozioni, conoscenze, ma soprattutto di relazioni, amicizie, sogni che vi accompagneranno per tutto il vostro cammino della vostra vita, una sfida e una esaltante avventura che siete chiamati ad affrontare con maturità, tendendo sempre alla perfezione di quello che farete.

È questa l’esortazione che la pagina del Vangelo oggi rivolge a voi: «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Lo so, potreste subito obiettare: ma come si fa ad essere perfetti come è perfetto Dio? Certo, se pensiamo alla perfezione ontologica, quella che riguarda l’essere di Dio, possiamo subito escludere che noi, povere creature possiamo essere perfetti come Lui, poiché – come afferma San Tommaso nella quarta via della dimostrazione dell’esistenza di Dio – solo Dio è l’essere perfettissimo perché solo Dio è perfetto in ogni genere dell’essere.

Noi possiamo raggiungere una certa perfezione in un aspetto particolare del nostro essere, ma solo Dio è perfetto al sommo grado in ogni genere dell’essere.

 Qual è allora la perfezione che Gesù ci chiede per potere essere perfetti come Dio? Qual è la perfezione della vita cristiana? La risposta semplicissima è: l’amore, nella sua accezione più alta e nobile, ossia la carità, l’agàpe. La carità è ciò che unisce l’anima a Dio che ne è il suo fine ultimo.

L’amore cristiano è la strada che conduce alla perfezione perché è la via che conduce alla santità.

Che cos’è l’amore cristiano? Non è qualcosa che si impara sui libri, non è il titolo di un tema da svolgere in classe, non è frutto di un ragionamento razionale, non è un concetto astratto che veleggia nel mondo dell’Iperuranio: è vita, azione, relazione, non si dimostra a parole, ma con le opere: l’amore non si spiega, l’amore si fa.

Sono le opere prodotte dall’amore che ci avvicinano alla perfezione di Dio.

Dove sarete chiamati a realizzare le opere dell’amore: all’università, per chi continuerà gli studi, nel posto di lavoro, in famiglia, in tutte le relazioni che sarete chiamati a vivere.

La pagina del Vangelo ci ha ricordato che l’amore cristiano lo si riconosce soprattutto quando è amore per i nemici, per quelli che non se lo meritano, per chi se ne approfitta, per chi pensa di essere più furbo, per chi ci fa del male: ««Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti».

 È proprio di Dio amare così.

Dio non ama solo chi se lo merita, ma ama anche chi non lo merita. È questa la cosa scandalosa dell’amore di Dio. è questa la logica di Dio, che però noi facciamo fatica a capire.

Infatti questo mondo ragiona in maniera commerciale: ogni cosa deve essere fatta per contraccambio. Lì dove manca questa convenienza allora si è autorizzati a non farlo.

Ma la logica di Dio è una logica che si poggia sulla gratuità, perché non ha bisogno del contraccambio per funzionare ma di una persona davvero libera, matura.

L’amore è amore per la verità, per la giustizia, per la bellezza.

L’amore fatto così, realizzato così, è la cosa più rivoluzionaria del mondo, la cosa che davvero può cambiare le sorti del mondo.

Ma come si fa ad amare così? Si fa amando la vita.

Provate ad imparare a dire al vostro ragazzo o alla vostra ragazza anziché “ti amo da morire”, a dire “ti amo da vivere”, mettendo in questo vivere tutto il vostro amore per la giustizia, la lealtà, la solidarietà, una vita, insomma che non è autocentrata ma estroversa, una vita cioè che è diventata puro dono.

La maturità non è un diploma con su scritto 100, e magari con la lode. Certamente quello che avete appreso in questi anni è importante, è importante il sapère, ma più importante è il sàpere.

Il sapère ha a che fare con la testa, il sàpere con il cuore. L’uno accresce la conoscenza, l’altro ci dà il gusto, il sapore della vita, ci fa assaporare il piacere della conoscenza per il Bene.

Come vi scrivevo nel Messaggio, cercando il Bene assoluto si trova anche quello relativo a ciascuno; se invece si fa il percorso contrario il bene non giova a nessuno e si rivela effimero, non si gusta e non si conosce.

Sognate in grande, carissimi ragazzi e ragazze. Avete tra le mani i migliori anni della vostra vita.

Vi auguro di cuore di affrontare questi giorni di esami con il giusto spirito, serenamente.

Fate di questo esame non un punto di arrivo ma una tappa da cui riprendere e continuare il vostro cammino nella vita.

Vi benedico nel Signore, sicuro che non vi farà mancare la sua grazia. Buon esame di maturità!


Autore

Laureato in Scienze Economiche e Bancarie presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, lavora dal 1990 presso Banca Agricola Popolare di Ragusa, dove attualmente dirige il Mercato Imprese. E’ impegnato nell’associazionismo e nel volontariato nazionale ed internazionale, settori per i quali svolge anche il ruolo di formatore. Già presidente diocesano di Azione Cattolica, è, in atto, Direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della diocesi di Ragusa e vicepresidente Unitalsi Ragusa.



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