Vita Cristiana

Pubblicato il 21 Giugno 2023 | di Redazione

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Solo camminando insieme possiamo essere annunciatori credibili del Vangelo

Una giornata di festa, un evento di gioia per vivere la comunione ecclesiale che nasce proprio nel giorno di Pentecoste. Con questo spirito abbiamo celebrato, domenica 28 maggio 2023, sul sagrato del santuario di Maria Ss. di Gulfi, la solennità della Pentecoste, insieme al nostro vescovo Giuseppe, per confermare l’impegno di camminare insieme come comunità.

Abbiamo accolto con gioia l’invito del nostro Vescovo ad essere presenti alla festa di Pentecoste perché «la Pentecoste è la festa che ci ricorda che nella Chiesa siamo una cosa sola, ed essere una cosa sola significa realizzare il sogno di Cristo….Come Tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola….».

Il tema che abbiamo intenso scegliere «Compagni di viaggio per una Chiesa sinodale» si è posto in piena sintonia con lo spirito del Sinodo che sta impegnando, in questi ultimi due anni, anche la nostra Chiesa locale.

L’esperienza drammatica della pandemia ci ha mostrato con estrema chiarezza che «ci salviamo solo se camminiamo insieme» (Papa Francesco), mai l’uno senza l’altro, consapevoli che il ruolo di ciascuno è decisivo per il bene di tutti.

Il cammino sinodale che sta realizzando è segno concreto di questa direzione verso cui muoverci, segno di una Chiesa che si mette in discussione sul suo camminare insieme come comunità e in sintonia di cuore con le donne e gli uomini del nostro tempo.

Sentirci popolo è prerogativa indispensabile per camminare nella direzione dell’unità, della comunione e della partecipazione perché «solo camminando insieme possiamo essere annunciatori credibili del Vangelo» (Giuseppe Vescovo); così siamo destinatari e testimoni di una promessa che ci coinvolge come popolo, da realizzare insieme a tutti.

Momento particolarmente importante della giornata di Pentecoste, è stato l’aver incontrato alcuni compagni di viaggio: un sacerdote, due religiose dell’Ordine francescano del Vangelo, un pensionato e lavoratore, insegnanti e studenti, una famiglia, gli ammalati e i disabili, un professionista, un artigiano, un amministratore.

La celebrazione della Pentecoste è iniziata con l’accoglienza della Croce della Giornata mondiale della Gioventù e l’intronizzazione della Parola e dell’Icona mariana meglio nota come la “Salus Populi Romani”. Sono state quindi offerte le testimonianze di alcune iniziative, dedicate alla pastorale familiare e alla formazione e al tempo libero dei ragazzi, che hanno viste impegnate alcune parrocchie di Vittoria e la comunità di Pedalino.

A conclusione di questo intenso pomeriggio, abbiamo vissuto la celebrazione eucaristica presieduta dal nostro vescovo Giuseppe e concelebrata da  diversi sacerdoti. La celebrazione è stata animata canti eseguiti dalla corale, costituita in sinergia tra il gruppo del Rinnovamento dello Spirito e le Cellule di Evangelizzazione, ci hanno aiutato a pregare bene insieme e vivere con gioioso entusiasmo questa giornata di Pentecoste.

Nell’omelia del nostro Vescovo Giuseppe sono stati offerti diversi spunti di riflessione e ne riportiamo solo alcuni a ricchezza del dono ricevuto nella celebrazione eucaristia.

Il Vescovo ha messo in evidenza:  il primato dell’unità multiforme (per accogliere e valorizzare differenze, sfumature, doni diversi nella comunione di un’unica fede e di una comune testimonianza); una Chiesa in cammino (Siamo Chiesa in cammino verso l’unità e ne facciamo gioiosa esperienza, pur consapevoli della fatica del cammino compiuto e di quello che ancora ci attende);  i laici chiamati a costruire la Chiesa (Ogni credente e ogni autentica comunità cristiana sono chiamati a vivere la testimonianza di fede nel mondo, nei vari ambienti dove si svolge la vita degli uomini e delle donne perché il campo proprio dell’azione evangelizzatrice dei laici è il mondo vasto e complicato della politica, della realtà sociale, dell’economia e anche di altre realtà particolarmente aperte all’evangelizzazione»; un ulteriore invito a non chiudersi nei gruppi, ma di vivere nel respiro pieno della Chiesa e soprattutto di essere testimoni di Cristo nell’ambiente dove ciascuno di voi è posto («perché i carismi con cui lo Spirito arricchisce le vostre realtà non sono solo per voi, ma sono un dono per la Chiesa che è in Ragusa e per gli uomini del nostro tempo, delle nostre città e paesi, un dono che, se è conservato o tenuto per sé, invecchia, non desta più attrattiva e si spegne, senza dare più frutto».

Questi spunti di riflessione, mentre ci confermano nella consapevolezza del compito che la Consulta delle aggregazioni laicali è chiamata a vivere, di contribuire alla costruzione di una sempre più intensa comunione ecclesiale, ci fanno riflettere su quanto ancora ci sia da fare in questa direzione.

Ringraziamo tutte le sorelle ed i fratelli che sono intervenuti e con i quali abbiamo condiviso i sentimenti e le emozioni di un pomeriggio così intenso. La nostra Pentecoste continui a vivere di scelte sinodali le quali trovino ampia attuazione in questo nostro servizio ecclesiale che ci vede impegnati a testimoniare l’unità della fede e dell’amore perché possiamo sempre essere “una cosa sola”.

Vittorio Schininà e don Maurizio Di Maria

Camminiamo la speranza di  Helder Camara.

Partire è anzitutto uscire da sé. Rompere quella crosta di egoismo che tenta di imprigionarci nel nostro “io”. Partire è smetterla di girare in tondo intorno a noi, come se fossimo al centro del mondo e della vita. Partire è non lasciarsi chiudere negli angusti problemi del piccolo mondo cui apparteniamo: qualunque sia l’importanza di questo nostro mondo l’umanità è più grande ed è essa che dobbiamo servire. Partire non è divorare chilometri, attraversare i mari, volare a velocità supersoniche. Partire è anzitutto aprirci agli altri, scoprirli, farci loro incontro. Aprirci alle idee, comprese quelle contrarie alle nostre, significa avere il fiato di un buon camminatore. E’ possibile viaggiare da soli. Ma un buon camminatore sa che il grande viaggio è quello della vita ed esso esige dei compagni. Beato chi si sente eternamente in viaggio e in ogni prossimo vede un compagno desiderato. Un buon camminatore si preoccupa dei compagni scoraggiati e stanchi. Intuisce il momento in cui cominciano a disperare. Li prende dove li trova. Li ascolta, con intelligenza e delicatezza, soprattutto con amore, ridà coraggio e gusto per il cammino. Camminare è andare verso qualche cosa; è prevedere l’arrivo, lo sbarco. Ma c’è cammino e cammino: partire è mettersi in marcia e aiutare gli altri a cominciare la stessa marcia per costruire un mondo più giusto e umano.

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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