Vita Cristiana

Pubblicato il 28 Giugno 2023 | di Redazione

0

Cresima e poi “ciao ciao Chiesa”?

Si nota, ormai da tempo, che il numero di ragazzi che partecipano alla messa e alla vita delle parrocchie si riduce drasticamente dopo aver ricevuto il Sacramento della Cresima, quindi la catechesi di «iniziazione», quella rivolta ai fanciulli, ragazzi e adolescenti, in realtà non «inizia» ma, paradossalmente, costituisce per molti la fine della pratica religiosa, se non addirittura anche della fede.

Ci domandiamo: perché tutto questo? Le cause possono essere molteplici:

1.la latitanza e la controtestimonianza della famiglia: si sono inceppati, infatti, i meccanismi di trasmissione della fede e dei valori;

2.il cambiamento culturale e sociale, i ragazzi prima trovavano in parrocchia una delle poche possibilità di aggregazione, mentre adesso hanno mille altre attrattive;

3. l’insufficiente tempo per il catechismo e l’impostazione dello stesso.

Per avviare un processo di cambiamento ritengo che sia necessario capire come i ragazzi vivono il percorso di Iniziazione cristiana e cosa si può proporre loro “durante” e “dopo” questo percorso.

Occorre che ogni chiesa locale e ogni comunità cristiana abbia il coraggio di porsi nell’ottica della conversione pastorale e seguire con più attenzione gli orientamenti dei vescovi riguardo all’iniziazione cristiana dei ragazzi. Questi proponevano che l’iniziazione cristiana fosse adattata «alle esigenze dei fanciulli e dei ragazzi, nel quadro della missione evangelizzatrice della Chiesa e dell’inserimento del cammino di iniziazione nella pastorale ordinaria, offrendo criteri per un’efficace azione di annuncio e catechesi, per una pertinente educazione alla testimonianza e per una corretta celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione, chiedendo il coinvolgimento delle famiglie e della comunità parrocchiale nelle scelte dei fanciulli e dei ragazzi» (1999)

Alcune diocesi si sono già mosse in questa linea di rinnovamento pastorale e catechistico basato sul «catecumenato» per i fanciulli e i ragazzi, indicando e proponendo percorsi di iniziazione/formazione diversificati, senza per questo abbandonare quello del catechismo tradizionale. Tutto questo deve portare, seppure gradualmente, a reimpostare tutta la prassi dell’iniziazione cristiana intesa come «apprendistato della vita cristiana» e itinerario sistematico ed organico del diventare cristiani. Diventa così chiaro che il catechismo non può essere finalizzato immediatamente alla ricezione dei sacramenti, come normalmente si pensa. Il cammino dell’iniziazione cristiana è un tempo costituito da tappe liturgiche, da periodi di ricerca e di riflessione catechistici che scandiscono i processi di maturazione umana e cristiana. Ci vuole flessibilità, fondata sul rispetto delle persone e sui loro tempi di crescita. Ma questo suppone lo sviluppo di una nuova conversione pastorale. Certo, dobbiamo dare tempo ai catechisti, formarli e accompagnarli proprio perché questo mutamento possa avvenire.

Credo che un altro aspetto fondamentale nella formazione dei ragazzi sia aiutarli a sentirsi parte di una comunità e in questo svolge un ruolo importante l’oratorio parrocchiale.

Molto spesso quando si pensa all’oratorio ci si immagina bambini e ragazzi che giocano e non viene in mente l’evangelizzazione… tuttavia l’oratorio, in quanto espressione educativa della comunità ecclesiale, ha a cuore l’annuncio del Vangelo, in modo che sia comprensibile e vivibile dai bambini e dai ragazzi.

L’oratorio come laboratorio di interazione tra fede e vita, così l’ha pensato ed attuato la parrocchia del “Sacro cuore di Gesù” di Ragusa, dove i ragazzi incontrano in modo vivo il Signore Gesù e ricevono il Vangelo come parola significativa e trasformatrice. Una casa per chiunque lo frequenti ma, soprattutto, un insieme di esperienze, di vissuti e di rapporti umani.

Ogni oratorio è un piccolo film a sé: un’esperienza di comunità che, spesso, impatta le vite di chi lo frequenta in modo dolcemente imprevedibile. Certo, nell’oratorio i percorsi sono differenziati, in modo da essere adeguati alle esigenze di ciascuno. In questi anni al “Sacro Cuore” si è cercato di creare con i ragazzi relazioni vere per saperli ascoltare di più e capire i loro bisogni. Nell’oratorio, pertanto, trovano spazio i cammini di iniziazione cristiana, i percorsi formativi per giovanissimi ed iniziative di primo annuncio. Tante sono le occasioni di aggregazione e di formazione offerte ai ragazzi, momenti in cui sono accompagnati verso una vita più piena e profonda: sport, esperienze comunitarie, animazione, teatro, volontariato, “La locanda del cuore” (una mensa per le famiglie disagiate), laboratori artistici, cinema.

Per realizzare quanto detto è necessaria la testimonianza di fede di una comunità cristiana concreta che dà il mandato ecclesiale ad alcune persone di occuparsi di educazione.

L’essenza dell’oratorio non è chiusa tra quattro mura, è dinamica perché fatta di persone e può raggiungere ciascun ragazzo, volontario e sacerdote ovunque essi siano. È un legame che fa sentire tutti parte della stessa realtà.

Se vogliamo che i nostri ragazzi continuino a “vivere” la parrocchia anche dopo la Cresima è necessario ed urgente dare inizio, come si sta facendo da qualche parte, ad esperienze che, con creatività e sapienza pastorale, portino a un’educazione alla fede ampia e consapevole delle giovani generazioni. Serve che i giovani siano accolti con i loro interessi e capacità, ma allo stesso tempo siano provocati e sollecitati a proseguire il cammino educativo e di fede.

don Marco Diara

Tags: , ,


Autore

"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna Su ↑