Vita Cristiana

Pubblicato il 29 Giugno 2023 | di Redazione

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Essere o non essere?

Italia, paese “cattolico”: cioè tanti genitori “mandano” i figli al “catechismo” per poter “farsi” confessione-comunione-cresima.

Per questi genitori, i sacramenti sono importanti per motivi sociali o di tradizione familiare o religiosa o per fede in Cristo o semplicemente nei sacramenti.

E il post-cresima? Se la richiesta delle famiglie è fondamentalmente questa e le parrocchie non hanno grossi problemi a soddisfarla, perché complicare la vita della gente e delle comunità parlando di post-cresima?

Anche i documenti della Chiesa italiana dedicati alla catechesi smontano l’idea di post-cresima. Però, sorpresa: lo fanno perché di tutto parlano tranne di catechismo offerto per “farsi” i sacramenti (non ci credete? Leggeteli!).

I vescovi italiani dal 1970 insistono su una catechesi incentrata su Gesù, che integra fede e vita, nutre e guida la mentalità di fede del credente perché giunga a una vita cristiana matura e sappia «pensare secondo Cristo e pensare Cristo attraverso tutte le cose» (cioè, in parole poverissime: il catechismo non si fa per i sacramenti. Cfr. Rinnovamento della Catechesi n. 38, Il catechismo per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi n. 9, Annuncio e catechesi per la vita cristiana n. 17, Incontriamo Gesù. Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia n. 11.47.52).

Questo implica un cammino in cui i sacramenti sono vissuti a partire dal rapporto personale con Gesù e in un cammino progressivo in cui si cerca di capire sempre più come vivere questo rapporto attraverso i sacramenti (con una parola difficile, è la mistagogia. Cfr. Il catechismo per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi n. 21-22; Incontriamo Gesù. Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia n. 62).

Quindi, non parlo di post-cresima.

Preferisco raccontarvi di F. e A., oggi universitari, e dei loro amici di uno e due anni più piccoli, cresimati tra la fine della seconda media e durante la terza media, diventati così protagonisti in parrocchia di tante avventure, soprattutto con i ragazzi più piccoli.

Oppure vi cito G., a 9 mesi dalla cresima fatta durante il primo liceo: «È arduo essere capotribù, ma se adesso tocca a me non mi tiro indietro».

Provo allora a dirvi che puoi immaginare i ragazzi dalla prima media al secondo anno di scuola superiore organizzati in piccoli gruppi (chiamali Tribù come le dodici tribù d’Israele, o Comunità con i nomi delle comunità del Nuovo Testamento), dove il più grande, come M. e C., magari già cresimato, diventa un piccolo esempio per i più piccoli, che crescono guardando un 14-15enne che la cresima la cerca per viverla e la vive dopo averla cercata.

Esempio di altruismo, come L. che al campo estivo rinuncia a parte del suo pranzo o striscia per terra senza pensiero della fatica per far vincere la sua Tribù; esempio di coraggio come A. che vuole completare a tutti i costi i chilometri che mancano per ritornare alla struttura dove ci attendevano doccia, cena e serata con tutte le Tribù insieme, di accoglienza come M. e di tutti coloro che ci inviano le foto piene di sorrisi del pomeriggio passato insieme con le loro Tribù o Comunità a preparare i dolci per la fiera di solidarietà per i lebbrosi o il pane da condividere prima della messa della sera del giovedì santo per capire i gesti di Gesù.

Vi racconterei di G., che non vede l’ora, alla fine del primo liceo, non di “farsi” la cresima, ma di non abbandonare dopo la cresima le ragazze più piccole della sua Comunità, come in passato hanno fatto E. e S. e tutti gli altri che così hanno animato feste e momenti di preghiera per i piccoli e per i genitori vivendo la comunità.

E vi presenterei M., che ha riconosciuto quanto è cambiato e vive sempre meglio il suo rapporto con Gesù a messa e nella confessione grazie a questa cresima da celebrare ora, in questa estate dopo il primo liceo, e non prima.

Accogliere la sfida del progetto catechistico italiano (per una descrizione sintetica puramente teorica, vedi il Glossario curato dall’Ufficio Catechistico Nazionale, in appendice a CEI, Vogliamo incontrare Gesù. Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia, p. 151), non significa avere tutti i ragazzi cresimati e santi, anzi… Significa però sognare e provare a vivere insieme con i ragazzi non il catechismo per i sacramenti, ma mille e più esperienze diverse per incontrare, conoscere, amare, celebrare Gesù.

Nonostante incomprensioni e fatiche, ne vale la pena.

don Luca Tuttobene

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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