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Pubblicato il 30 Giugno 2023 | di Vito Piruzza

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Inflazione, l’anello debole della catena sono sempre lavoratori e pensionati

I concetti economici sono certamente ostici, diciamolo pure un po’ noiosi, quando qualcuno ne scrive ci viene voglia di saltare la pagina, ma alcuni di essi entrano prepotentemente nella nostra vita, la condizionano e spesso ne determinano la maggiore o minore serenità.

L’inflazione in parole povere è l’aumento del costo della vita e sappiamo benissimo, perché lo tocchiamo con mano al supermercato quanto questo incida sulla qualità della nostra vita, anche perché i salari e le pensioni si adeguano solo negli anni successivi e non recuperano mai l’intero importo; ma non solo, l’erosione del potere d’acquisto del denaro significa anche una diminuzione di valore dei risparmi che quasi mai vengono remunarati in linea con l’inflazione sostanzialmente assottigliando, soprattutto per i cittadini comuni, le riserve accantonate per le emergenze, o per fare studiare i figli etc.

Inoltre l’inflazione spinge in alto i tassi di interesse rendendo più costosi i mutui per chi vuole acquistare una casa o i finanziamenti per chi ha un’attività imprenditoriale.

Insomma una vera iattura! Ne trae beneficio chi ha contratto mutui a tasso fisso e lo Stato che vede ridursi il valore dell’enorme ammontare dei titoli del debito pubblico già emesso a lungo termine.

L’inflazione può avere diverse origini, ma quella che ci interessa oggi è dovuta sostanzialmente all’innalzamento dei prezzi dei prodotti energetici e del grano dovuto alla guerra in Ucraina: il blocco del Mar Nero ha interessato il grano ucraino facendone innalzare i prezzi nel mercato globale, la contrapposizione dell’occidente con la Russia, primo fornitore di prodotti energetici all’Europa, soprattutto per il gas, ha fatto impennare le bollette energetiche.

Essendo l’energia un elemento basilare per la produzione di qualsiasi prodotto, l’aumento dei prezzi ha investito quasi tutti i settori, con maggior virulenza proprio sui prodotti di prima necessità (pane e pasta) a causa dell’effetto congiunto del problema sul grano.

Ma adesso qual’è la prospettiva? Da qualche mese sui mercati internazionali sia il prezzo del gas (grazie alla diversifiazione delle forniture) che quello del grano (grazie allo sblocco del Mar Nero) sono tornati ai prezzi precedenti alla guerra, e allora come mai l’inflazione pur riducendosi di qualche punto non rientra?

La spiegazione offerta dai produttori è che il ciclo produttivo non è immediato, per esempio la pasta che compriamo oggi è fatta con il grano acquistato alcuni mesi fa quando i prezzi erano ancora alti.

Questa spiegazione può reggere solo per un breve periodo, oltre significherebbe coprire sacche di speculazione che si inseriscono nel mercato ovviamente sulle spalle dei consumatori che nel nostro contesto economico sono di fatto l’anello debole della catena.

Sarà compito delle autorità vigilare su questi processi se non vuole danneggiare i cittadini, e un test molto vicino per noi cittadini sarà constatare se diminuisce il prezzo del pane che nella nostra città ha subito un incremento superiore a un euro e che alla luce di quanto abbiamo detto dovrebbe ridursi.

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