Società

Pubblicato il 31 Luglio 2023 | di Maria Teresa Gallo

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Dall’emergenza educativa all’allarme ordine pubblico

Una volta acclarato che in città esiste un problema di sicurezza e ordine pubblico, il nodo rimane sul come poter intervenire e quindi quali strategie di contrasto mettere in campo. La questione è stata affrontata, durante un’apposita seduta del consiglio comunale, voluta dalla presidente Concetta Fiore, in piazza Cavour a Scoglitti ed aperta quindi anche agli interventi dei cittadini. Al netto della criminalità organizzata che richiede mezzi di contrasto che esulano dalle competenze dell’amministrazione comunale, che può solo limitarsi a chiedere per l’ennesima volta più uomini e mezzi, sicuramente qualcosa potrebbe e dovrebbe essere fatto in termini di prevenzione a maggior ragione per quanto riguarda bullismo, vandalismo e microcriminalità che hanno raggiunto livelli di allarme sociale inquietanti. Il problema a monte, stando ai diversi interventi, sembra essere determinato dall’uso di sostanze stupefacenti, che coinvolge ormai anche preadolescenti, e da una formazione mentale e/o culturale, priva di freni, che porta a considerare “normale” qualunque forma di sbracamento e di inciviltà attraverso un gioco di omologazione reciproca.

A rendere il tutto ancor più grave è il fatto che ormai la rabbia di questi giovani è rivolta anche contro le persone. Sicuramente c’è una responsabilità delle famiglie che sembrano aver delegato, non si capisce a chi, il ruolo di educatori. E non si tratta solo di famiglie disagiate e/o culturalmente povere, come si continua erroneamente a pensare. La presidente Fiore ha proposto l’istituzione di una commissione di studio, con la presenza di esperti, che possa fornire suggerimenti, idee e proposte su dove e come poter intervenire. In causa sono state chiamate non solo le famiglie, ma anche le scuole e le associazioni, soprattutto sportive. Un dato da cui poter partire è l’alto tasso di dispersione scolastica e di frequenza saltuaria. Inoltre, bisognerebbe non solo rivedere i rapporti tra scuola e famiglie che spesso non sono in grado di gestire queste dinamiche con i figli, ma anche “formarle” attraverso corsi tenuti da esperti, e farle seguire, se necessario, dai servizi sociali.

Quest’ultimo aspetto chiama in causa anche l’amministrazione comunale. Pare che tra i motivi per cui si tenda ad abbandonare la scuola ci sia pure l’impossibilità di poter comprare i libri e più ancora il non sentirsi adeguati, e quindi accettati, rispetto a compagni che ostentano benessere nel vestire. Serve poi una certa coerenza da parte degli adulti. I ragazzi sono bravi a coglierne le contraddizioni e così finiscono con il perdere ogni forma di rispetto. Atteggiamenti di sfida contro le forze dell’ordine, gli insegnanti e gli adulti in genere sono segnali che il perbenismo di facciata che gli adulti ostentiamo non funziona più.

Ovviamente bisogna che anche gli operatori commerciali facciano la loro parte non vedendo più sostanze alcoliche ai minorenni. A noi cittadini invece tocca anche il coraggio di non girarci dall’altra. E se proprio non vogliamo essere coinvolti che almeno si abbia il coraggio di chiamare subito le forze dell’ordine.


Autore

Docente di italiano e storia e giornalista pubblicista, amante dello sport.



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