L’adorazione perpetua del SS. Sacramento nella Chiesa delle Benedettine a Ragusa Ibla

Il Monastero delle Benedettine in piazza Pola non è soltanto uno splendido esempio del barocco del val di Noto, ma soprattutto un luogo di silenzio interiore, di riflessione e di raccoglimento davanti a Gesù Eucarestia, la cui adorazione perpetua è uno dei carismi delle monache di clausura.

Adorazione davanti al Santissimo, che si protrae da quasi un secolo (il “compleanno” di questa devozione è fissato per il 4 giugno del 2024) e che rappresenta non solo per Ibla ma per tutta la diocesi il fulcro di una preghiera costante che agisce nel silenzio del monastero e che viene affidata alle monache che si alternano davanti al Tabernacolo, presenza viva di Gesù Eucaristia, per offrirsi vittime d’amore in riparazione dei sacrilegi eucaristici.

In verità, la presenza del carisma benedettino a Ragusa risale a quattro secoli or sono, dal lontano 1611, e la storia della spiritualità benedettina a Ragusa si interseca e si intreccia con le vicende storiche della città e della sua Diocesi, passando per il “tremuoto ranni” del 1693, la confisca dei beni ecclesiastici dopo l’Unità d’Italia, l’abbandono del luogo e la ripresa della vita monastica rifiorita grazie a Suor Gertrude Tumino, al canonico Gabriele Tumino e all’intervento di monsignor Carabelli, allora vescovo di Siracusa.

Si deve poi a suor Scolastica Rinaldi, giunta a Ragusa nel 1924 dal convento di Sortino l’inizio della nuova osservanza delle Benedettine dell’Adorazione perpetua del SS: Sacramento, così come era stato voluta da suor Mectilde de Bar, il cui carisma, innestato sulla regola dettata da San Benedetto, così si esprime: “Se mi fosse permesso di descrivere nei particolari lo spirito e le disposizioni che deve avere una Benedettina, vedreste che, praticando fedelmente la S. Regola, ella sarebbe del tutto simile a un’ostia e entrerebbe in rapporti meravigliosi con Gesù nella SS.ma Eucaristia. Il rapporto e la connessione che esiste tra la Regola del grande Patriarca e l’Istituto dell’Adorazione perpetua, richiedeva che questa Santa Regola ne fosse la base e il fondamento; infatti quelle che appartengono all’Istituto devono condurre una vita austera, penitente e molto separata dal mondo, per essere vere vittime e degne riparatrici, e questa Santa Regola contiene tutto ciò in modo eminente. Se mi fosse permesso di descrivere nei particolari lo spirito e le disposizioni che deve avere una Benedettina, vedreste che, praticando fedelmente la S. Regola, ella sarebbe del tutto simile a un’ostia e entrerebbe in rapporti meravigliosi con Gesù nella SS. ma Eucaristia” (Il Vero Spirito cap. 19°). “

Ecco perché, sotto la protezione della Madre Abbadessa del monastero, la Madonna, anche alle soglie del Terzo millennio, la presenza silenziosa e costante, viva e partecipe delle sofferenze e delle gioie del mondo, delle Suore Benedettine è dono e segno dell’amore di Dio verso l’uomo. Il fiorire delle vocazioni che nel tempo ha accompagnato la vita del monastero ne sono la testimonianza, che si ritrova anche nel percorso del museo benedettino “Obsculta” annesso alla Chiesa, ut in omnibus glorificetur Deus, con i continui atti di amore e di riparazione fino alla fine del mondo.