Cultura

Pubblicato il 3 Ottobre 2023 | di Angelo Schembari

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Monterosso: anno domini 1581

Dai registri delle viste pastorali emergono dati preziosissimi sulle chiese delle città, tra le quali Monterosso, che nel corso dei secoli hanno fatto parte della vasta Arcidiocesi di Siracusa.

Le visite pastorali erano compiute dall’ordinario diocesano nella propria diocesi. Oggetto delle visite pastorali erano i luoghi sacri, i beni ecclesiastici, il clero e il popolo cristiano, le confraternite. Conosciute sin dal periodo medievale, conobbero grande sviluppo dopo il Concilio di Trento, che le disciplinò e prescrisse a intervalli regolari, divenendo uno strumento per il rafforzamento della vita e della disciplina religiosa.

Si esaminavano gli edifici ecclesiastici per verificarne lo stato di conservazione, gli altari e le suppellettili e soprattutto le reliquie dei santi, lo stato dei chierici, dei benefici, del loro modo di vivere, considerando la figura di un buon sacerdote quale punto di riferimento per i fedeli.

I verbali delle visite pastorali sono una fonte importante per la conoscenza della storia, in virtù della loro larghissima diffusione nel tempo e soprattutto nello spazio, sin nei più piccoli territori all’interno delle istituzioni diocesane.

Il 6 dicembre del 1581 il  Vescovo Giovanni Horosco de Horses  in visita a Monte Rosso trovò in fabrica la chiesa dedicata a S. Giovanni Battista nella quale erano rettori e procuratori Matteo de La Ficara, Antonio de La Ficara, Giovanni Savasta e Cataldo Carnibella e dove i confrati facevano celebrare nei giorni di domenica e nei festivi.

Il segretario annotò che il primo ad essere visitato fu l’altare maggiore che venne trovato ben pulito ed ornato con paramenti.

Quindi fu la volta dell’altare di S. Gabriele nel quale era beneficiato Mario Deardiano della città di Siracusa.

L’attenzione del segretario si fermò su un luogo ben ornato con tre chiusure dove erano custodite “le sante reliquie di S. Giovanni Battista”.

Il vescovo comandò che si foderasse un’arca con tessuto di seta suppellettili di argento e vi fossero poste le sante reliquie.

Si annotò inoltre che nella chiesa c’era lo jus patronatum di Mariano Savasta e che aveva diritto di far celebrare messa di mercoledì.

Mentre il beneficiato era Antonio Ferraro.

Si comandò che la prima domenica di settembre si dovessero convocare e riunire tutti i confrati e i cappellani e con i parroci eleggessero i rettori ed un tesoriere e le vendite ed i proventi e le elemosine andassero al tesoriere che le avrebbe spese per il servizio della chiesa.

Nel corso della visita venne stilato un inventario dei beni della chiesa nel quale vennero elencati in dettaglio :una campana del campanile di quaranta rotoli; una campana di altare; un calice di argento con la sua patena  di argento decorata; una cona di tela all’altare maggiore con l’immagine di nostra Signora; un’immagine rilevata di S. Giovanni Battista che si conduce nel suo giorno.

Un’immagine rilevata di Nostra Signora dei Pericoli che si porta in processione l’ultima domenica di agosto; due crocifissi; una cona in tela di Santa Caterina; uno stendardo di velluto carminio foderato di damasco turchino; un innanzi altare di raso verde ricamato di velluto carminio rosso; due avanti altare uno giallo ed un altro rosso con i drappi di doversi colori; una casula di damasco rosso con la sua croce di damasco giallo; una stola di velluto carminio rosso; venti tovaglie, dieci di altare e dieci strette; un bancone che sta davanti le immagini di Nostra Signora e di S. Giovanni; una vara rustica con la quale si conduce l’immagine di S. Giovanni; una crocetta decorata che portano in mano i procuratori quando esce la confraternita; una cassa di noce dentro la quale si conservano i registri di matrimonio; … due lanterne con le loro aste; …due banchi; un leggio; due scale; un tamburino; una bandoliera di legname; una bandoliera di ferro per il Giovedì Santo al Santo Sepolcro; un paio di tenaglie di ferro…

Da questo verbale emergono indicazioni utili a stabilire già nel Cinquecento l’esistenza della chiesa di San Giovanni Battista e della festa di S. Giovanni la cui statua e relativa vara venivano portate in processione.


Autore

Nato a Ragusa nel 1972. Laurea in Lettere Classiche, Docente di Lettere, collaboratore di insieme dal 1989. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche, della carta stampata quotidiana e periodica, online e televisive. Studioso di Storia locale.



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