Pubblicato il 10 Gennaio 2024 | di Alessandro Bongiorno
0A Ragusa e Ibla la memoria del “terremotu ranni”
L’11 gennaio per la città di Ragusa e per l’intero Val di Noto richiama il terremoto del 1693. Sono passati 331 anni da quelle scosse che devastarono questo angolo di Sicilia e che causarono oltre 50mila morti (5.000 delle quali solo a Ragusa che allora contava una popolazione di 9.950 abitanti). L’evento, che è considerato il terremoto più forte mai registrato nell’intero territorio italiano, sarà ricordato con due distinte celebrazioni sia nella cattedrale di San Giovanni Battista che nel duomo di San Giorgio a Ibla.
Alle 15, in coincidenza con l’orario della scossa di maggiore intensità, le campane della cattedrale suoneranno a distesa. Alle 17 è in programma un momento di adorazione eucaristica che precederà la recita dei Vespri, delle litanie dei santi e del Te Deum (ore 18) e la solenne concelebrazione (18.30) presieduta dal parroco canonico Giuseppe Burrafato nel corso della quale sarà innalzata la preghiera al patrono San Giovanni Battista per invocare una speciale protezione sulla città e la Diocesi di Ragusa.
A Ibla, per l’occasione è stata decisa la traslazione straordinaria del simulacro di San Giorgio dalla nicchia che lo ospita tutto l’anno nel transetto accanto all’altare. Dalle 10 alle 12 al duomo l’adorazione eucaristica. Alle 15, sempre al Duomo, suono a distesa delle campane e riproduzione “dell’effetto terremoto” con l’organum maximum Serassi. Alle 17 adorazione eucaristica e alle 17,30 la recita del Rosario. Alle 18,30 momento commemorativo dinanzi all’antico portale gotico di San Giorgio (vicino al Giardino ibleo) e fiaccolata verso il duomo di San Giorgio a cura dell’associazione storico culturale San Giorgio. Al rientro nel Duomo, momento di adorazione eucaristica, litanie dei santi e ringraziamento a Dio con il canto del Te Deum. Seguirà la santa messa.
Da quella terribile giornata di 331 anni fa, Ragusa e la Sicilia Orientale hanno saputo rinascere a nuova vita. La ricostruzione avvenne sia riprendendo le trame caratteristiche delle piante medioevali, sia riedificando in nuovi siti le città distrutte, in ogni caso aprendosi alla magnificenza del barocco che nel 2002 è stato proclamato dall’Unesco patrimonio dell’Umanità. Ragusa custodisce 18 beni (14 dei quali a Ibla) e l’intero centro storico è classificato come patrimonio dell’umanità.