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Pubblicato il 3 Febbraio 2024 | di Redazione

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Alle radici del malessere del mondo rurale

«Mio padre con tre mucche ci ha lasciato beni e un’azienda, noi oggi con 300 mucche siamo costretti a vendere i beni che ci ha lasciato nostro padre»: l’esperienza diretta di un allevatore descrive meglio di qualsiasi altro ragionamento il malessere che cresce nel mondo rurale e che è sfociato nella protesta che ha visto, da Bruxelles a Roma a Ragusa, migliaia di agricoltori e allevatori portare i loro mezzi nel cuore delle città. Così come gli allevatori, anche i produttori agricoli vivono la stessa situazione di difficoltà. Il frutto dei loro sacrifici e del loro lavoro non è sufficiente a portare avanti famiglie e aziende e finisce con l’arricchire la grande distribuzione e chi sta a valle dei percorsi produttivi. Il mondo rurale si sente abbandonato dalla politica, sia comunitaria che nazionale, che ha introdotto limiti, regole, prescrizioni che rendono sempre più difficile la vita in campagna e burocratizzato un’attività che da sempre è invece legata ai cicli della natura. Anche nella nostra realtà iblea molte aziende sono in difficoltà. Alcune si sono indebitate pur di portare avanti l’attività, altre hanno rinunciato, altre ancora sopravvivono aggrappate a sacrifici che, ogni giorno, diventano sempre meno sostenibili. Fa male sentirsi da soli in questi frangenti e fa male sapere che l’agricoltura rappresenta la cenerentola delle politiche di sviluppo. La protesta, in attesa che l’Europa e la politica inizino a confrontarsi concretamente sui tanti temi posti in questi giorni, ha per ora raggiunto il risultato di porre all’attenzione di tutti la situazione sensibilizzando i cittadini-consumatori che ogni giorno acquistiamo, spesso negli ipermercati, prodotti che vorremmo a basso costo e di alta qualità.

Anche il vescovo di Ragusa, monsignor Giuseppe La Placa, ha espresso la vicinanza e la solidarietà sua personale e dell’intera Chiesa di Ragusa agli agricoltori e agli allevatori impegnati in questi giorni a manifestare per difendere la dignità del proprio lavoro. Il vescovo ha atteso il corteo dei trattori all’angolo tra corso Italia e via Roma. La marcia dei mezzi agricoli si è fermata per qualche momento durante il quale il vescovo si è mostrato attento e vicino alle richieste che il mondo agricolo sta lanciando, raccogliendo il grido di dolore di tante aziende e di tante famiglie che traggono dalla terra il loro sostentamento. Il vescovo, da sempre vicino al mondo del lavoro, come testimoniano anche le centinaia di visite che sta compiendo alle imprese del territorio durante le sue visite pastorali, ha portato agli agricoltori anche la solidarietà e la vicinanza degli uffici regionali e diocesani per la Pastorale Sociale ed il Lavoro, la Giustizia, la Pace e la Salvaguardia del Creato, sottolineando come gli agricoltori sono i primi artefici della «cura del Creato» con la loro operosa presenza sul territorio, ma anche le prime vittime della «logica del massimo profitto al minimo costo» che produce effetti devastanti per le imprese e per i lavoratori.

La Chiesa ragusana, tramite la propria azione pastorale, intende promuovere il proprio impegno a favore della giustizia sociale e del lavoro dignitoso, secondo i principi della Dottrina Sociale della Chiesa. L’attenzione e la cura alla dignità di ogni singola persona e la difesa del lavoro equo e giusto, quale mezzo per garantire realizzazione e dignità a ciascuno e a ciascuna, siano i riferimenti a partire dai quali si muova l’azione e l’impegno di tutta la comunità.


Autore

"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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