Pubblicato il 16 Febbraio 2024 | di Alessandro Bongiorno
0Tribunale ecclesiastico diocesano Aperto l’anno giudiziario
Monsignor Giuseppe La Placa, nella sua veste di vescovo moderatore, ha dichiarato ufficialmente aperto l’anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico diocesano di Ragusa. Lo ha fatto al termine di una cerimonia solenne che si è celebrata per la prima volta nella storia della Diocesi di Ragusa. A conferire ulteriore prestigio all’apertura dell’anno giudiziario è stata la prolusione di monsignor Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Conferenza episcopale italiana che si è soffermato sui rapporti tra lo Stato Italiano e la Chiesa Cattolica a 40 anni dalla revisione del Concordato. Ai lavori, che si sono tenuti a Ragusa nella chiesa della Badia, hanno portato i loro saluti il presidente del Tribunale di Ragusa, Francesco Paolo Pitarresi, ed Emanuela Tumino in rappresentanza dell’Ordine degli Avvocati di Ragusa.
Monsignor Baturi ha ricordato le distinte responsabilità che hanno lo Stato e la Chiesa Cattolica, ciascuno con la propria sfera di indipendenza e autonomia, ma anche la necessità avvertita da entrambe le parti di collaborare per garantire i diritti fondamentali e il bene della persona. Per questo, ancor più in questi ultimi 40 anni, hanno sempre mostrato un comune orientamento al dialogo su temi che spaziano dalla gestione dei beni culturali alla scuola, dall’assistenza spirituale alle forze armate e di polizia alla gestione degli archivi, dalla sanità alla famiglia. Ed è stata proprio la revisione del Concordato del 1984, ha evidenziato monsignor Baturi, ad aver dato maggiore libertà e indipendenza alla Chiesa introducendo la possibilità da parte dei cittadini di contribuire alla vita e alle attività della Chiesa attraverso l’Otto per Mille. Altri fronti restano ancora aperti, come la regolamentazione del Terzo settore o la gestione dei flussi migratori, ma la strada e lo stile intrapresi sono sicuramente d’esempio anche per altri Paesi. Monsignor Baturi ha anche evidenziato il ruolo sempre più centrale che ha assunto negli anni la Conferenza episcopale italiana divenendo a tutti gli effetti, insieme alla Santa Sede, interlocutore dello Stato. E questo vale anche per quanto riguarda il matrimonio concordatario con la Cei che ha raccolto la sfida del Papa a rendere accessibile a tutti il ricorso alle pratiche giudiziarie per l’annullamento del vincolo matrimoniale e ciò è oggi possibile, caso unico al mondo, proprio grazie alle risorse messe a disposizione dall’Otto per Mille nel capitolo dedicato alla pastorale.
Il legame tra pastorale e attività del Tribunale è stato evidenziato anche dal vicario giudiziale del Tribunale ecclesiastico diocesano don Maurizio Di Maria che ha sottolineato la «particolare sollecitudine pastorale» di monsignor Giuseppe La Placa. Il vescovo si è fatto infatti interprete nella Chiesa di Ragusa di quella «giustizia di prossimità» che si deve a chi si rivolge a un’istituzione come il Tribunale avendo alle spalle il fallimento della propria vita matrimoniale. Proprio su questo aspetto ha insistito nell’introduzione monsignor La Placa che ha espresso gratitudine e apprezzamento per la professionalità, la passione, l’attenzione alla persona, la capacità di ascolto che tutte le componenti del Tribunale ecclesiastico hanno mostrato in questo primo anno di attività in forma autonoma. L’occasione è stata anche utile per ricordare il compianto don Vito Bentivegna e il vescovo emerito monsignor Paolo Urso che hanno profuso energie e impegno in questi ambiti. Il vescovo ha colto l’occasione per ricordare che «c’è forte bisogno di riscoprire il matrimonio» e che «il vincolo è un legame d’amore, il nucleo stesso del matrimonio».
Riassumere l’attività del Tribunale ecclesiastico con dei numeri sarebbe riduttivo ma anche dai numeri possono emergere degli elementi di riflessione e di impegno, sia civile che ecclesiale. E così don Di Maria ha condiviso il fatto che nelle dieci pratiche di nullità matrimoniali arrivate a sentenza a Ragusa, ben otto sono riconducibili alla capacità psichica di contrarre le nozze da parte di uno o di entrambi i coniugi. Un aspetto quello della fragilità relazionale, affettiva e psichica che pesa sicuramente sulla famiglia e, più in generale, sulla società.
A moderare i lavori è stato il cancelliere don Paolo La Terra che ha concluso ricordando come ogni attività, e quindi anche il diritto, deve avere come centro e obiettivo la persona, così come sancito dalla Costituzione, dai documenti conciliari e dagli accordi concordatari.