Politica

Pubblicato il 23 Febbraio 2024 | di Saro Distefano

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Carlo Borra e i 50 anni di una legge di giustizia sociale

La Camera dei Deputati del Parlamento della Repubblica italiana approvava, esattamente cinquanta anni fa, una legge di enorme significato, che ha di fatto determinato una svolta nella vita sociale del paese.

Si tratta della legge numero 36 del 15 febbraio 1974. Col titolo ufficiale, quello, per intenderci, col quale venne pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 5 marzo 1974: “Norme in favore dei lavoratori dipendenti il cui rapporto di lavoro sia stato risolto per motivi politici e sindacali”.

Per capire la portata del provvedimento legislativo di mezzo secolo fa basterebbe leggere anche solo il primo comma del primo degli otto articoli. Così recita: “Per i lavoratori dipendenti da enti o imprese il cui rapporto privato di lavoro è stato risolto, individualmente o collettivamente, tra il 1° gennaio 1948 e il 7 agosto 1966 per motivi che, indipendentemente dalle forme e motivazioni addotte, siano da ricondursi a ragioni di credo politico o fede religiosa, all’appartenenza ad un sindacato o alla partecipazione ad attività sindacali, è ammessa a tutti gli effetti di legge la ricostruzione del rapporto assicurativo obbligatorio per l’invalidità e la vecchiaia di cui erano titolari alla data della risoluzione del rapporto di lavoro, per il periodo intercorrente tra tale data e quella in cui conseguano o abbiano conseguito i requisiti di età e di contribuzione per il diritto alla pensione di vecchiaia”.

Avete capito bene. Nel 1974 il Parlamento italiano dovette emanare una legge per consentire la ricostruzione delle carriere, dal punto di vista pensionistico, di coloro i quali erano stati licenziati per motivi legati al credo politico o religioso.

E il tutto accadeva solo cinquanta anni fa. A dimostrazione che hanno perfettamente ragione i politologi illuminati nel sostenere che la nostra è una democrazia ancora fragile, immatura.

Quella legge venne approvata dal Parlamento italiano a larga maggioranza. Era infatti palesemente giusta, corretta, necessaria. Forse solo un po’ in “ritardo” rispetto ai tempi.

A scriverla ed illustrarla in Parlamento era stato un deputato di Torino, il democristiano Carlo Borra, che nel 1974 aveva 59 anni. Era alla sua terza ed ultima legislatura. Il deputato era un sindacalista di professione, sotto le insegne della Cisl, ed il diritto del lavoro era l’ambito della sua attività. Proveniva dal popolo, già a tredici anni lavorava come operaio in una tipografia per poi diventare giornalista e, appunto, sindacalista.

Già da ragazzo si impegna nella militanza cattolica, nell’Azione Cattolica e nell’Opera nazionale assistenza religiosa e morale agli operai. Esponente della sinistra democristiana, divide la sua carriera politica tra la sfera locale e quella nazionale: consigliere comunale a Pinerolo, per dodici anni è impegnato in Parlamento. Affida alla scrittura il suo messaggio politico e sindacale: collabora con testate locali e nazionali e dà alle stampe “Luci e ombre d’officina”, nel 1945 e, un anno più tardi, “Un ragazzo di officina”, volumi rivolti e dedicati alla formazione morale e culturale della classe operaia.

Mi pareva corretto ricordare – in occasione dell’anniversario – una legge giusta ed il suo autore.


Autore

Nato a Ragusa nel 1964 è giornalista pubblicista dal 1990. Collabora con diverse testate giornalistiche, della carta stampata quotidiana e periodica, online e televisive, occupandosi principalmente di cultura e costume. Laureato in Scienze Politiche indirizzo storico, tiene numerose conferenze intorno al territorio ibleo.



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