Vita Cristiana

Pubblicato il 8 Marzo 2024 | di Alessandro Bongiorno

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Misericordiosi come il Padre

Sono la misericordia e il perdono le parole chiave che il vescovo suggerisce di meditare durante questa quaresima del 2024. S’intitola “Misericordiosi come il Padre” la catechesi che monsignor Giuseppe La Placa ha dettato in quattro incontri che si sono tenuti nei giorni scorsi in ciascuno dei vicariati. Misericordia e perdono non solo da ricevere e offrire ma da accogliere e donare. «Se vogliamo avere sempre la gioia nel cuore, apriamoci tutti i giorni – afferma nella sintesi conclusiva  il vescovo – a ricevere il perdono e chiniamoci a donare il perdono, non lasciando mai che in noi si sedimenti un minimo sentimento di durezza, di risentimento, di rancore. Sradicando il male al suo insorgere faremo l’esperienza della più grande libertà e beatitudine».

La Quaresima può quindi rappresentare il momento privilegiato per avviare «un itinerario di ritorno al Signore attraverso un cammino di conversione». Questo cammino è scandito da alcune tappe precise. La prima è il ritorno al cuore (che è possibile «solo se cambia la nostra mente, il nostro modo di pensare») ma che è sempre possibile perché è opera del Signore: «In ciascuno di noi, infatti, c’è una forza che non risiede dentro di noi, ma che si sprigiona dal cuore stesso di Dio. È la forza della sua misericordia».

La misericordia di Dio, ci ricorda il vescovo, «non è il premio concesso a chi si è pentito dei propri peccati (non è cioè l’effetto del pentimento), è piuttosto la causa che precede e suscita il pentimento del peccatore». Ma come possiamo definire la misericordia di Dio? Monsignor La Placa trova parole molto belle e dense: «la tenerezza dell’amore di Dio si riversa su di noi proprio “perché” siamo peccatori e non “nonostante” che siamo peccatori. È qui la misericordia di Dio, la gratuità dell’amore. Un amore non dovuto, per nessun titolo, ma offerto a titolo di amore. Questa è la misericordia di Dio: una “passione d’amore”». A questo punto il vescovo apre una parentesi su un dibattito che è di grande attualità e riguarda l’amministrazione dei sacramenti. «È una tentazione non infrequente – ci tiene a evidenziare – quella di pensare, ad esempio, che i sacramenti bisogna darli solo a chi se li merita; oppure che è inutile andarsi a confessare se non si è pienamente pentiti. E non solo lo pensiamo, ma qualche volta anche lo diciamo con una disinvoltura che praticamente si risolve in un consiglio ad allontanarsi dai sacramenti. Ma dove è scritto nel Vangelo – si chiede monsignor La Placa – che i sacramenti sono istituiti come premio della giustizia degli uomini? Da nessuna parte. I sacramenti sono istituiti come mezzo per liberarsi dall’ingiustizia».

Se la misericordia di Dio è un dono frutto della Sua «passione d’amore» per l’uomo, a noi spetta di accogliere questo dono e restituirlo ai nostri fratelli anche perché «è Dio stesso che, attraverso di noi, la dona».

Dalla misericordia promana inevitabilmente il perdono. Il vescovo ricorda la parabola del Servo spietato. «Il peccato dei peccati è il non perdono: è uccidere in me l’amore del Padre. Nel perdono salvo il mio fratello offrendogli l’amore del Padre, e salvo me stesso, vivendo di questo amore. Al di fuori di questo amore ricevuto e donato non c’è che la morte. Questo perdono – aggiunge il vescovo – deve essere “di cuore”. Infatti il perdono non consiste semplicemente nel permettere che gli altri non ci restituiscano quello che ci devono, ma consiste anche nel dare loro un più grande amore. Non basta rinunciare alla vendetta e non costringere a risarcire i danni. Occorre perdonare come lui ci ha perdonato, ossia offrendo un amore più grande».

Solo così ricevendo e donando il perdono potremo dare senso a questa quaresima e aprirci alla «gioia più grande».

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Autore

Giornalista, redattore della Gazzetta del Sud e condirettore di Insieme. Già presidente del gruppo Fuci di Ragusa, è laureato in Scienze politiche.



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