Vita Cristiana

Pubblicato il 25 Marzo 2024 | di Mario Cascone

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Il mistero della Risurrezione

Nessuno ha materialmente assistito alla risurrezione di Gesù. Gli apostoli, Maria Maddalena, i discepoli di Emmaus lo han­no visto già risorto, hanno constatato che il sepolcro era vuoto, ma non erano presenti nel momento della risurrezione. Hanno potuto contemplare il Cristo risorto, ma non il Cristo nell’atto del risuscitare. Il processo del risuscitare è avvenuto nel mistero del dialogo trinitario: il Pa­dre risuscita il Figlio per la potenza dello Spirito Santo. Il Padre attesta così in modo inequivocabile la signorìa di Cri­sto sul mondo e l’inizio pieno della storia di salvezza, guidata dallo Spirito di Gesù risorto.  Nessuno degli uomini può assiste­re al mistero della risurrezione. I testimoni del Risorto possono solo contemplare nella fede colui che è tornato dalla morte alla vita, ma possono anche toccarlo con le proprie mani e mangia­re con lui, come hanno fatto gli apostoli. La risurrezione è così contemporaneamente fatto storico, real­mente accaduto e dimostrabile, ma anche mistero della fede, di­nanzi al quale i soli occhi umani non sono sufficienti, in quanto si esige il possesso degli occhi della fede. Ragione e fede non si oppongono, ma si completano a vicen­da nell’unitarietà della persona umana, che dinanzi alla risurre­zione di Cristo contemporaneamente indaga e contempla, riflette e sa fermarsi di fronte al mistero. Giovanni e Pietro fecero una corsa affannosa quando senti­rono dalle donne che il sepolcro di Gesù era vuoto (Gv  20, 1-10). Giovanni, che era più giovane, arrivò prima di Pietro, ma si fermò davanti all’ingresso del sepolcro, sia per dare la prece­denza a Pietro, sia forse per contemplare il mistero. Così noi: possiamo e dobbiamo indagare e riflettere sul fatto storico del­la risurrezione, ma davanti a quel sepolcro vuoto dobbiamo fermarci per contemplare il mistero. Padre Raniero Cantalamessa dice che è come quan­do corriamo incontro al mare: ad un certo punto, di fronte alla maestosi­tà dell’oceano dobbiamo fermare la nostra corsa, non possia­mo più proseguire, possiamo solo contemplare l’abisso infinito che sta davanti a noi. Quello che Pietro e Giovanni videro nel sepolcro vuoto li indusse a credere nella risurrezione di Gesù. Che cosa videro di preciso? Il telo funerario posato in forma distesa, come se il corpo di Cristo si fosse sfilato da esso, e il sudario, che era stato posto sul capo, fisso in una posizione unica, che verosimilmente era eretta o, per così dire, inamidata: come se l’energia sprigionatasi dalla risurrezione avesse fatto essiccare gli oli aromatici che con abbondanza erano stati usati per la sepoltura di Gesù. Queste prove indussero i due apostoli a credere nel mistero della risurrezione e sono sufficienti anche per noi, che crediamo nel racconto apostolico. Cristo è veramente risorto, alleluia!

 

 


Autore

Sacerdote dal 1981, attualmente Parroco della Chiesa S. Cuore di Gesù a Vittoria, docente di Teologia Morale allo studio Teologico "San Paolo" di Catania e all'Istituto Teologico Ibleo "S. Giovanni Battista" di Ragusa, autore di numerose pubblicazioni e direttore responsabile di "insieme".



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