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Pubblicato il 29 Marzo 2024 | di Redazione

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Così il telo della Sacra Sindone ci svela il mistero della Pasqua

La conferenza sulla Sacra Sindone, tenuta da Giovanni Ottaviano, nel locale della Curia di Ragusa, su iniziativa dell’associazione Maria Cristina di Savoia, si è rivelata di grande aiuto per riflettere sia sulla sofferenza , provata da Gesù Cristo, che sull’Amore, che da sempre Dio, attraverso il Figlio, ha riversato sull’umanità. La Sindone di Torino è stata trattata sia a livello storico che scientifico, ma anche soprattutto alla luce dei Vangeli.

La Sindone è ,infatti ,un libro aperto con il quale tutti siamo stati introdotti alla comprensione del più profondo mistero dell’umanità: l’amore e la sofferenza di Dio per la salvezza di ogni uomo. La Sindone è, più che un’immagine, è una presenza che coinvolge pienamente noi cristiani. Il telo di lino è riconosciuto, infatti, come la più importante reliquia della cristianità tanto che nei Vangeli si parla di questo lenzuolo che ha avvolto il corpo di Gesù ,sia dorsalmente che frontalmente. La sua prima testimonianza storica , risale al 1353 e perviene in Italia nel 1578, dopo che Papa Giulio II ne autorizza il culto nel 1506. Umberto II di Savoia, ultimo re d’Italia, alla sua morte lo lasciò in eredità al Papa e Giovanni Paolo II dispose che la Sindone restasse definitivamente a Torino.

In tempi più recenti ,dopo diversi tipi di analisi e di indagini , circa l’autenticità, con una nuova tecnica di datazione, chiamata Dispersione dei raggi X a grandi angoli (WAXS) , la Sacra Sindone risalirebbe all’epoca della morte di Cristo ed attesta la realtà e la verità dell’accaduto . È un’immagine , quindi, acheropita, dal greco bizantino, “non fatta da mano d’uomo” ma impressa , miracolosamente , sul tessuto.

È un’icona del “Cuore trafitto” che contiene un grande numero di informazioni coincidenti con i racconti evangelici. Sono infatti evidenti gli effetti dei colpi dei flagellatori così come le atrocità dei soldati romani che ricoprirono la testa di Gesù con una corona di spine perforanti il cuoio capelluto come un casco, nonché i buchi dei chiodi nei polsi e nei piedi che testimoniano un abisso di perfidia su Gesù Cristo con una malvagità senza limiti.

Altresì si possono notare anche le bruciature sia dell’incendio del 1532 verificatosi nella cattedrale di Chambery, riparate poi dalle clarisse, sia di quello accaduto nel 1997 a Torino. L’impronta derivata dalla trafittura del costato, con il fiotto di sangue e siero è spiegabile da un punto di vista medico, come un infarto complicato da emopericardio, cioè un cuore lacerato e spezzato dallo stress dell’angoscia e del dolore, già nell’orto degli ulivi, dopo l’ultima cena avvenuta ,secondo una ricostruzione, nella notte tra martedì e mercoledì. Da tutto ciò si deduce che si è trattato di un cuore che è annegato nel suo sangue raccolto nel pericardio ,che avvolgendo il cuore, lo ha tamponato, impedendogli di continuare a pulsare. L’emopericardio spiega perché Gesù rimase lucido fino all’ultimo e perché morì repentinamente, emettendo un grande grido, dovuto alla rottura del cuore. Il mistero del perché e del come si sia impressa nel telo quell’immagine del cadavere, quasi fosse una lastra fotografica, è come se, da quel corpo, si fossa sprigionata dell’energia, infatti il lino si impressiona o si ingiallisce in presenza di luce e/o calore. Da notare inoltre che non ci sono segni di decomposizione perché questa, se fosse avvenuta, avrebbe lasciato traccia sempre nel telo. Invece sono evidenti impregnature di essenze come aloe e mirra, che si usavano per la sepoltura, e di pollini. L’inumazione è stata, misteriosamente, interrotta quindi, alla luce della fede, si pensa alla verità della Resurrezione. Il corpo dallo stato fisico di morte passa allo stato glorioso, lasciando impressa l’immagine della Sua sofferenza e della morte.

Quindi la Sacra Sindone è la fotografia dell’ultimo istante della condizione mortale di Cristo impressa nel telo da un’energia non conosciuta .Quest’umile oggetto ci presenta il Crocifisso come Risorto, a cui tutti dobbiamo tendere, ogni giorno, portando la nostra croce per amor Suo e ci invita a credere che la Resurrezione di Gesù è parte integrante della nostra salvezza che da Lui ci proviene. Da Cristo proviene a noi una grandiosità nell’Amare derivata dalla Sua grandiosità nel Soffrire. Il 13 aprile 1980, San Giovanni Paolo II disse: «Il telo è il testimone muto, ma anche spietato ed eloquente della Pasqua: con la passione , morte e resurrezione di Cristo».

Ricevuto l’applauso, Ottaviano ha ceduto il microfono al sacerdote Giovanni Cavalieri che, nella sua ex parrocchia Preziosissimo Sangue di N.S.G.C. ha esposto una fotocopia del Sacro Lenzuolo e ha creato un gruppo di medici, interessati a studiare l’Uomo della Sindone. Padre Cavalieri ha messo un luce brevemente alcuni aspetti principali: la idroematosi di Gesù nel Getsemani, il primo processo dei Sinadriti e la costrizione di Pilato a condannare subito Gesù alla morte in croce, la decisione del Centurione a sgravare il patibolo dalla spalle di Gesù per evitare la morte lungo la strada e farlo arrivare ancora vivo al Golgota e farlo morire in croce, l’ icona del volto di Gesù impresso sul piccolo telo di una Donna, che ha asciugato il volto del Condannato ed infine la sepoltura provvisoria del cadavere per l’imminente arrivo del giorno della Pasqua ebraica. «Gesù ci dice – ha concluso padre Cavalieri – Io sono morto per te e tu cosa fai per Me?».

Giovanna Santostefano


Autore

"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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