Pubblicato il 13 Aprile 2024 | di Redazione
0Festa della Divina Misericordia
«L’umanità non troverà pace, finché non si rivolgerà con fiducia alla mia Misericordia»: con quanta sfolgorante potenza risuonano le parole di Gesù rivolte a Santa Faustina (Diario I, 300); oh,
come esse squarciano in modo così dirompente l’ attualità del nostro mondo, votato alla disperata ricerca della pace! Solo la fiducia può garantire la pace. La fiducia è la corda vibrante all’unisono con il Sacro Cuore di Gesù (cor, cordis), perciò essa stessa è il cuore del culto alla Divina Misericordia. La diffusione di tale culto, infatti, non richiede necessariamente molte parole o grandi penitenze esteriori, ma esige il sacrificio totale, l’ olocausto dei propri affetti egoistici nell’Oceano sconfinato della Misericordia. A una simile anima Cristo promette: «Tutte le tue miserie sono state bruciate nel fuoco del mio amore, come una pagliuzza gettata in un immenso incendio» (I, 178).
Ed è coltivando tale fiducia che la comunità parrocchiale del Preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo in Ragusa ha voluto celebrare la Festa della Divina Misericordia la Domenica in albis, secondo il comando rivolto da Gesù stesso a Santa Faustina (I, 49). Questa Domenica ha un forte significato teologico: indica il legame tra il mistero Pasquale e la Misericordia, come due facce della medesima medaglia d’Amore. Ciò è sottolineato ulteriormente dalla Novena alla Divina Misericordia, iniziata il Venerdì Santo con la recita della Coroncina.
Per approfondire le basi teologico-storiche della Festa, la comunità si è data appuntamento il mercoledì dopo Pasqua con una catechesi preparatoria sull’attualità del messaggio della Misericordia, simile a quel Tesoro, di cui parla Gesù in Matteo 13:52, dal quale il Padrone di casa tira fuori «cose nuove e cose antiche». Oggi si rischia di cadere in due opposte trappole: la prima è dimenticare troppo facilmente l’antica auto-rivelazione di Dio come «misericordioso e pietoso, lento all’ira, ricco di amore e di fedeltà, che perdona la colpa» (Esodo 34:6); si ha paura di Lui e non si torna al Suo abbraccio nel meraviglioso tribunale dell’ Amore, il sacramento della riconciliazione.
D’altro canto, si può scambiare la Misericordia divina per un buonismo che accoglie tutti senza richiedere la piena sottomissione alla volontà di Dio – e ciò renderebbe vano il Sacrificio di Cristo.
Ma l’ottava pasquale non si è limitata solo ad una comprensione intellettuale del messaggio, il quale deve essere invece vissuto con gioia – è una festa – in opere e preghiere di Misericordia.
Ecco perché il Sabato precedente alla Domenica della Misericordia ha visto i giovanissimi della comunità testimoniare delle loro attività in favore del prossimo, seguendo il cammino delle sette opere corporali di Misericordia. Oltre ai canti e alle letture del Diario di Santa Faustina, i ragazzi, sapientemente guidati dalle catechiste, hanno illustrato con oggetti, video e testimonianze dirette il loro sincero coinvolgimento durante i mesi precedenti nella cura degli infermi, nella visita dei carcerati, nella distribuzione di cibo e acqua ai bisognosi, davanti a una comunità ben rappresentata, dai più anziani fino agli ultimi arrivati! È seguito un momento commovente: la testimonianza di una coppia di Messina che ha raccontato la propria guarigione e le grazie ricevute affidandosi alla Divina Misericordia. Trovandosi a Ragusa, i due si erano fermati in ringraziamento nella prima chiesa in cui si erano imbattuti, proprio quella del Preziosissimo Sangue. La loro gioia è stata grande nello scoprire che al suo interno è esposta proprio l’immagine della Divina Misericordia, strettamente legata alla liturgia della Festa, nella cui seconda lettura si proclama che Cristo è venuto «non solo con acqua, ma con acqua e sangue» (1 Giovanni 5:6), figura di battesimo ed eucaristia.
La Santa Messa del Sabato è stata celebrata da don Salvatore Cerruto (diocesi di Noto), che nella sua lunga e appassionata omelia ha raccontato la grandezza della Divina Misericordia nella
vita del Servo di Dio Antonino Baglieri, la cui paralisi corporale paradossalmente ha significato la grazia che gli ha permesso di “volare” spiritualmente e di contribuire alla salvezza di tante anime.
Le attività svolte non sono però autoreferenziali. L’importanza non risiede in quel che le persone fanno, ma in quel che accade in esse per volontà di Dio. Quale migliore spazio della celebrazione eucaristica allora per glorificare il divino segreto pasquale della Misericordia: morire a noi stessi per risuscitare con Cristo a vita nuova! È questo in sintesi il messaggio lanciato dal Vicario generale della Diocesi, don Roberto Asta, che nell’omelia della celebrazione domenicale ha concluso solennemente i festeggiamenti, con grande commozione di tutta la comunità, che ha ricordato gli esordi del culto cui è particolarmente legata proprio con don Roberto; culto nato “dal basso”, dalla Forza divina comunicata ai membri parrocchiali dalla lettura del Diario. È ancora dal
basso continua l’opera della Misericordia, annunciando le grandi cose «che Dio ha fatto per te».
Kenan Digrazia