Società

Pubblicato il 26 Aprile 2024 | di Enrico Giordano

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Nella Chiesa e nel mondo

«La Chiesa e il mondo: non sono due cerchi separati, ma concentrici» con questa immagine ha esordito il professor Marco Vergottini, scrittore e docente della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, nella sua prolusione al seminario di studi organizzato dal Percorso di Formazione alla Vita Cristiana (Pfvc) e dalla Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali (Cdal) il 5 aprile a Ragusa e replicata il giorno successivo a Vittoria dal titolo impegnativo “La responsabilità dei laico cristiano nella società di oggi”; seminario in quanto nato per gli studenti della Pfvc disseminati nelle classi presenti in diverse località della diocesi, ma su un tema per nulla accademico, anzi: la questione di fondo della vita di ogni laico, da qui l’apertura a tutte le Aggregazioni, rappresentate da Vittorio Schininà, presidente della Cdal, ma anche ai cattolici non “organizzati”.

Il tema non è nuovo: dalla Lettera a Diogneto del II secolo nella quale possiamo leggere a proposito dei cristiani “Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera” (V,5), passando da don Primo Mazzolari “Non può esistere un cristiano neutrale… Se mi apparto non sono un cristiano; se non soffro insieme a tutti, non sono un cristiano; se non vivo la storia che passa, non sono un cristiano…Nessuno può tenere le mani in tasca per paura di contaminarle”, fino al Concilio Vaticano II: “Ogni laico deve essere davanti al mondo un testimone della risurrezione e della vita del Signore Gesù e un segno del Dio vivo… ciò che l’anima è nel corpo, questo siano i cristiani nel mondo” (LG, 38) come ha ricordato don Salvatore Puglisi, responsabile del Pfvc. I laici vivono nel mondo, ma non gli appartengono quindi la prima testimonianza sarà la loro vita, ancor prima di annunciare la Buona Novella. Da qui l’invito a non svolgere solo servizi ecclesiali o nell’ambito sociale o culturale, ma anche «accettino l’impegno politico come servizio esclusivamente a vantaggio del bene comune» ed è stato questo l’aspetto su cui il relatore ha soffermato la propria attenzione dettando tre criteri-guida.

Il primo definibile “ispirazione”: raccordo fra la verità della rivelazione divina e la prassi storica dei cristiani ovvero coniugare l’universalità della fede e la libertà in ordine a scelte storiche contingenti. Il secondo: considerare l’agire politico non come esercizio del potere, ma come una pratica che tenda al rispetto della vita umana, valorizzi la persona e le sue responsabilità, promuova solidarietà tra gruppi e verso gli ultimi, nonché salvaguardi la libertà democratica. Il terzo: individuare le priorità di azione e di bene in riferimento alle possibilità storiche effettive.

Questa la lezione ed il professore ha dato anche i compiti per casa: sta a noi adesso.


Autore

Nato a Ragusa nel 1959. Bancario dal 1979 al 2022. Aderisce all’associazionismo ecclesiale ed è dedito al volontariato rivolto verso l’aiuto alimentare agli indigenti e per il rispetto del diritto alla vita. Già direttore di Insieme e presidente del Movimento per la Vita di Ragusa.



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