Pubblicato il 20 Maggio 2024 | di Alessandro Bongiorno
0Ragusa, una città e due compatroni
Ragusa, una città e due compatroni
Il Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha trasmesso al vescovo di Ragusa monsignor Giuseppe La Placa il decreto con il quale stabilisce che «San Giovanni Battista è patrono principale della Diocesi e della Città di Ragusa e San Giorgio Martire è patrono “aeque principalis” della medesima città, escluso ogni altro titolo».
La Santa Sede ha risposto in questo modo, «in via del tutto eccezionale e stante la particolare situazione che nel tempo si è venuta a creare», alla richiesta che lo scorso 11 marzo era stata indirizzata dal vescovo che sollecitava, per «ragioni pastorali e storiche», di dichiarare San Giorgio patrono della Città di Ragusa “aeque principalis” con San Giovanni Battista.
«È solo a motivo della Sua valutazione pastorale – scrivono il prefetto cardinale Arthur Roche e il segretario monsignor Vittorio Francesco Viola ofm – che questo Dicastero risponde positivamente alla richiesta». E più avanti aggiungono: «Come pastore Ella ha giustamente ritenuto di farsi voce della maggior parte dei fedeli che, con semplicità e senza faziosità, si affidano con uguale devozione al patronato di San Giovanni Battista e di San Giorgio».
Monsignor Giuseppe La Placa, ricevuta la comunicazione, ha informato il parroco del duomo di San Giorgio don Pietro Floridia. Il vescovo fa propri i sentimenti dell’intera comunità di Ragusa e gioisce con tutti i fedeli che hanno sempre mostrato sinceri atteggiamenti di fede e di devozione ai patroni San Giovanni Battista e San Giorgio Martire.
Il decreto del vescovo di Ragusa: come vanno appellati i compatroni
Per dare precisa attuazione a quanto disposto dalla Santa Sede, il vescovo, monsignor Giuseppe La Placa, ha a sua volta decretato che per «San Giovanni Battista sia utilizzato esclusivamente il titolo di Patrono principale della Diocesi e della Città di Ragusa; per San Giorgio Martire sia utilizzato esclusivamente il titolo di Patrono “aeque principalis” della Città di Ragusa; per San Giovanni Battista e San Giorgio Martire insieme sia utilizzato esclusivamente il titolo di Compatroni della Città di Ragusa».
Le suddette disposizioni, precisa monsignor Giuseppe La Placa nel suo decreto, «dovranno essere osservate nella composizione di qualsivoglia documento, scritto, programma, comunicazione, manifesto, materiale divulgativo e/o pubblicitario, soprattutto relativo alle feste esterne. I parroci della parrocchia San Giorgio e San Giovanni Battista ricordino – aggiunge il vescovo – che la comunicazione ufficiale e istituzionale della parrocchia e delle sue iniziative, non ultime le feste esterne, dipende esclusivamente dalla loro responsabilità e che tali comunicazioni non possono essere trasferite o delegate ad altri soggetti, enti o associazioni».
La lettera del Dicastero: tre considerazioni, un auspicio e un invito
Ci sono almeno tre elementi che il cardinale Arthur Roche, prefetto del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, evidenzia nella lettera che trasmette al vescovo di Ragusa per comunicare il decreto con il quale stabilisce che «San Giovanni Battista è patrono principale della Diocesi e della Città di Ragusa e San Giorgio Martire è patrono “aeque principalis” della medesima città».
Il primo aspetto è che, scrive il cardinale Roche a monsignor Giuseppe La Placa, «solo a motivo della Sua valutazione pastorale questo Dicastero risponde positivamente alla richiesta». L’altro aspetto riguarda i toni polemici definiti «quanto mai inopportuni e pertanto non meritevoli di considerazione» con i quali «alcuni si sono fatti portavoce di questa istanza, toni e motivazioni che – aggiunge il prefetto del Dicastero – non sembrano essere espressione di quella fede che non può che desiderare il bene della comunione». L’ultimo aspetto sono invece i sentimenti della «maggior parte dei fedeli che, con semplicità e senza faziosità si affidano con uguale devozione al patronato di San Giovanni Battista e di San Giorgio».
Infine dalla Santa Sede si esprime un auspicio e un invito. L’auspicio è che «tale concessione ponga fine a una situazione che per certo non rende onore ai Santi che invochiamo come patroni. Sono certo – aggiunge il cardinale Roche rivolgendosi al vescovo – che la sua carità pastorale, con l’aiuto di Dio e l’intercessione dei Santi, saprà quietare le animosità». L’invito è rivolto a tutti i fedeli per superare «ogni faziosità per costruire quella comunione ecclesiale che è dono di Dio e impegno di ciascuno».