Società

Pubblicato il 21 Maggio 2024 | di Gabriella Chessari

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Esorcismi e preghiere di guarigione

Un’analisi di quel che avviene nelle Diocesi di Sicilia ha fatto emergere come sia in continuo aumento il numero di fedeli che si recano da sacerdoti, e a volte anche da laici, per chiedere di essere liberati da presunte possessioni e/o infestazioni diaboliche causate, a loro dire, da malefici e fatture. A questa crescente richiesta tentano di rispondere dei sacerdoti. Essi le accolgono, ascoltano e benedicono. Alcuni sacerdoti, tuttavia, non agiscono in maniera uniforme e coordinata, intervenendo in vari modi con la celebrazione di sante messe, recitando preghiere di liberazione e di guarigione e, in qualche caso, praticando preghiere di esorcismo. Talvolta le preghiere di liberazione sono recitate nelle chiese davanti all’Eucarestia solennemente esposta, in adunanze pubbliche, con il rischio di alta spettacolarizzazione e con il pericolo di grave disorientamento dei presenti. Durante queste celebrazioni qualche sacerdote passa persino tra i fedeli benedicendoli uno per uno con il Santissimo Sacramento, verificandosi spesso urla, parolacce, bestemmie e cose del genere che turbano non poco i fedeli presenti e specialmente i bambini e i più deboli. Altre volte tali preghiere avvengono in case private guidate da laici, qualche volta anche assistiti da sacerdoti.

Questo quadro ha reso necessaria la predisposizione, da parte della Conferenza episcopale Siciliana, di alcune linee guida su esorcismi e preghiere di guarigione e liberazione. La Conferenza episcopale siciliana ha voluto eliminare ogni approssimazione, chiarire la prassi e ribadire l’insegnamento che la Chiesa ha già dato, fornendo disposizioni su alcuni punti cardine già stabiliti. «Queste linee guida – afferma il presidente della CeSi monsignor Antonino Raspanti – sono emesse per affrontare questioni di interesse generale all’interno della comunità ecclesiale. Le pratiche religiose sono importanti per esprimere e mantenere una prassi unitaria all’interno delle comunità di fede. Attraverso la preghiera comune, la partecipazione ai sacramenti e l’osservanza dei rituali religiosi, i fedeli vivono la comunione con gli altri credenti». Monsignor Giuseppe La Placa, vescovo di Ragusa e delegato Cesi per la Pastorale esorcistica, aggiunge: «In questo decreto è centrale la cura, l’attenzione e la premura nei confronti di questi nostri fratelli che sono posseduti o vessati dal demonio. Si tratta di un servizio reso agli esorcisti, a coloro che si occupano di questi nostri fratelli con fragilità, ma nello stesso tempo si rivolge a tutto il popolo di Dio. Questo è possibile coltivando una vita spirituale intensa, nutrendosi dei sacramenti e mettendosi in docile ascolto della Parola di Dio».
Fra Benigno, direttore della Pastorale esorcistica, così interviene: «Non bisogna alimentare la curiosità morbosa verso la preghiera di liberazione. Bisogna aver cura anche dei fratelli più fragili e non sottoporre nessuno a preghiere di liberazione comunitarie. Ecco perché i vescovi, giustamente, intervengono a regolare questi punti».


Autore

(Ragusa 1978) moglie, mamma e collaboratrice dal 1998 dell'Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Ragusa.



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