Vita Cristiana

Pubblicato il 23 Maggio 2024 | di Emanuele Occhipinti

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Giubileo nel segno della speranza che non delude

La speranza non delude: è il titolo (in latino Spes non confundit), della bolla con cui Papa Francesco ha indetto il Giubileo ordinario dell’anno 2025. L’Anno Santo comincerà il 24 dicembre di quest’anno con l’apertura della Porta Santa della basilica di San Pietro e si concluderà il 6 gennaio 2026. Il 29 dicembre il Pontefice aprirà la Porta Santa di San Giovanni in Laterano, e il primo gennaio quella della basilica papale di Santa Maria Maggiore, mentre il 5 gennaio sarà aperta la porta santa della basilica di San Paolo fuori le Mura. Nella bolla, Papa Francesco esprime anche il suo desiderio di aprire la porta santa in un carcere e non manca di lanciare appelli ai governi affinché assumano iniziative che restituiscano speranza, «forme di amnistia o di condono della pena» per i detenuti.

L’anno santo indetto da Papa Francesco avrà una particolare connotazione nella nostra Diocesi perché andrà a intersecarsi con il Giubileo voluto dal vescovo monsignor Giuseppe La Placa in occasione dei 75 anni di vita e di missione della Diocesi di Ragusa.

È quindi nel segno della speranza che Papa Francesco auspica si possa vivere questo anno di grazia. «Tutti sperano. Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé».

Speranza da coniugare insieme alla giustizia, alla pace e alla pazienza. «La speranza – sottolinea il Papa – ci fa sognare una nuova umanità e ci rende coraggiosi nel costruire un mondo fraterno e pacifico, quando sembra che non valga la pena di impegnarsi». «Il primo segno di speranza – si legge nella bolla – si traduca in pace per il mondo, che ancora una volta si trova immerso nella tragedia della guerra. L’esigenza della pace interpella tutti e impone di perseguire progetti concreti». E ricordando come la fame sia «una piaga scandalosa nel corpo della nostra umanità» e che «invita tutti a un sussulto di coscienza», il Papa rilancia il suo appello a debellarla con un Fondo mondiale costituito con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari. Un «invito accorato» è rivolto anche alle Nazioni «più benestanti», perché «riconoscano la gravità di tante decisioni prese e stabiliscano di condonare i debiti di Paesi che mai potrebbero ripagarli. Se veramente vogliamo preparare nel mondo la via della pace, impegniamoci a rimediare alle cause remote delle ingiustizie, ripianiamo i debiti iniqui e insolvibili, saziamo gli affamati», aggiunge.

Nella Bolla giubilare si sottolinea inoltre l’importanza di riscoprire la pazienza, «virtù strettamente imparentata con la speranza». Per il Pontefice, «nell’epoca di internet, dove lo spazio e il tempo sono soppiantati dal qui e ora, la pazienza non è di casa». Ma non dimentica il Papa di implorare “segni di speranza” anche per gli ammalati, i giovani, gli anziani, i migranti. E «per i miliardi di poveri, che spesso mancano del necessario per vivere».

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Autore

Laureato in Scienze Economiche e Bancarie presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, lavora dal 1990 presso Banca Agricola Popolare di Ragusa, dove attualmente dirige il Mercato Imprese. E’ impegnato nell’associazionismo e nel volontariato nazionale ed internazionale, settori per i quali svolge anche il ruolo di formatore. Già presidente diocesano di Azione Cattolica, è, in atto, Direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della diocesi di Ragusa e vicepresidente Unitalsi Ragusa.



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