Vita Cristiana

Pubblicato il 25 Giugno 2024 | di Redazione

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Un faro a illuminare la nascente Chiesa di Ragusa

Monsignor Francesco Pennisi nasce a Pedara (CT) il 4 marzo 1898, a 10 anni, nel 1908 entra nel Seminario di Catania dove era rettore il sacerdote ragusano Giovanni Iacono, poi vescovo di Caltanissetta; come ebbe a dire lui stesso, nel 1955 «era nei disegni di Dio che un sacerdote di Ragusa per vie misteriose arrivasse a Catania, al Seminario, per preparare al sacerdozio e all’episcopato il vescovo di Ragusa». Terminata la sua formazione, il 21 agosto 1921 viene ordinato sacerdote nella cattedrale di quella città ed inviato a Roma per completare gli studi conseguendo la laurea in filosofia e la licenza in teologia presso la università Gregoriana nel 1924. Ritornato a Catania insegna al Seminario arcivescovile di cui diviene rettore nel 1934. Per il Seminario scrive numerose opere teatrali, farse, commedie e drammi mentre alla formazione dei sacerdoti dedica tre libri: Sacerdozio e poesia, Sacerdozio tradito e Sacerdote oggi; ricopre anche la carica di assistente diocesano della FUCI e della Gioventù Femminile di A. C.

Il 7 maggio 1950 è eletto vescovo titolare di Cesarea di Mauritania e nominato ausiliare di monsignor Ettore Baranzini con l’incarico di vicario generale della diocesi di Ragusa; il 15 agosto viene ordinato vescovo, nella cattedrale di Catania e il 29 Agosto fa il suo ingresso a Ragusa.

Manifestò fin dall’inizio delicatezza e signorilità nei rapporti con tutti, umili e potenti, esaltando l’onestà dei ragusani nel lavoro e nella famiglia, la loro religiosità, il culto alla Madonna, la pietà eucaristica, l’abbondanza delle vocazioni sacerdotali e religiose.

Era venuto a Ragusa con la convinzione di trovare non solo una grande e radicata religiosità, ma un terreno fertile per realizzare il suo programma che delineò nella sua prima lettera pastorale alla chiesa di Ragusa, con le parole di S. Paolo ai Tessalonicesi “Haec est voluntas mea: santificatio vestra”.

I primi cinque anni del suo ministero, come vescovo ausiliario, furono per lui gravidi di difficoltà, preoccupazioni, sofferenze e umiliazioni a causa dello status della nuova diocesi, unita aequae principaliter all’arcidiocesi di Siracusa, ed all’atteggiamento dell’arcivescovo Baranzini, che avocava a sé e alla Curia di Siracusa il governo della diocesi lasciandogli solo ristretti margini di azione pastorale. Dopo cinque anni però, il 1 ottobre 1955, la diocesi di Ragusa veniva separata dall’arcidiocesi di Siracusa e resa indipendente e mons. Pennisi veniva chiamato a succedere a monsignor Baranzini in qualità di vescovo di Ragusa.

La diocesi che era chiamato a reggere, ed in modo particolare la città episcopale, era alle soglie di una profonda trasformazione economico-sociale e culturale. Da buon sociologo e da autentico pastore intuì i segni di questo cambiamento, ne delineò le caratteristiche specifiche e le peculiarità, individuò i relativi problemi pastorali. Con le sue lettere pastorali riuscì a leggere il presente a partire dal passato, individuare le linee di tendenza , porre la Chiesa non solo in condizioni di dare risposte pastorali adeguate ai nuovi problemi, ma in un certo senso metterla in grado di anticipare, di prevenire, di guidare il cammino della società come il pastore che precede il gregge. A lui si devono le indispensabili infrastrutture per il buon funzionamento della diocesi: sistemazione del palazzo vescovile, degli uffici della curia e la costruzione del seminario diocesano. Durante il suo episcopato vengono create trenta nuove parrocchie, costruite alcune nuove chiese e parecchi centri dedicati alle attività di ministero parrocchiale e nascono le comunità religiose dei Salesiani, Gesuiti, Frati minori conventuali e Dottrinari. Nel 1961 celebra il I Congresso eucaristico diocesano e partecipa a tutte le sessioni del Concilio Vaticano II; pur non prendendo mai la parola nell’assise conciliare promosse immediatamente in diocesi “ l’accettazione consapevole e l’esecuzione entusiasta” delle sue indicazioni e decisioni. Il 30 marzo del 1974, al compimento del 75 anno di età, lascia la diocesi e si ritira a Pedara, suo paese natale, dove muore dopo pochi mesi, il 25 Giugno dello stesso anno.

Nella lettera di commiato alla diocesi di Ragusa diceva: «Debitore a tutti, ho preferito soffrire che far soffrire»  ed ancora «grido al cielo e alla terra che Dio è stato il mio unico amore e che tutto ho amato e sofferto per Lui e in Lui».

Volle essere seppellito nella cappella del SS. Sacramento della cattedrale di Ragusa con una semplice lapide che riportasse la frase “Sacerdotium dilexit”.

 

Don Giuseppe Antoci


Autore

"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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