Politica

Pubblicato il 1 Luglio 2024 | di Vito Piruzza

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Tra equilibri, speranze, frenate

Consumata la tornata elettorale penso sia utile qualche elemento di riflessione sui risultati, guardandoli non come da noi purtroppo si usa in chiave “domestica”, ma per il significato intrinseco che queste elezioni hanno.

Cominciamo dal primo dato quello dell’affluenza, ha votato poco più del 48% degli italiani, ma questo dato già preoccupante, è reso drammatico dal 35% di affluenza della circoscrizione; e se vogliamo poi farci del male andiamo al dato della città di Ragusa che si attesta al 33,5%: ha votato 1 elettore su 3!

Ovviamente le motivazioni non mancano: gli isolani ci sentiamo abbandonati (nonostante l’Europa sia stata l’unica entità che abbia investito risorse per cercare di colmare il gap territoriale); la campagna è stata impostata come un referendum pro o contro il governo senza toccare i temi “europei”; a Ragusa la focalizzazione sul “civismo” ha allontanato ancora di più gli elettori dai partiti; etc.

Tutte ragioni valide e plausibili, ma che nascondono un paradosso: mentre si partecipa con foga alle elezioni locali (comunali/regionali) i cui centri decisionali regolano tutto sommato i “dettagli” della nostra vita sociale, ci si tiene lontani dalle elezioni europee dove invece si decide il “quadro generale” del nostro futuro in cui quei dettagli si incastoneranno.

Andiamo poi ai risultati: anche se il quadro generale della coalizione che ha retto l’Europa (Popolari-Socialisti-Liberali) continua ad avere una solida maggioranza in Parlamento (400 su 720) è abbastanza evidente il successo e la crescita delle forze marcatamente di destra in diversi Paesi (Francia, Austria, Italia, Germania, Olanda etc.), ed è difficile che si possa non tenere conto del nuovo equilibrio del Parlamento Europeo comunque spostato più a destra. Una possibile risposta potrebbe essere un rafforzamento della coalizione con l’ingresso di una nuova componente (ad esempio i Verdi) o una interlocuzione con il gruppo dei Conservatori Europei presieduto dalla Meloni (ipotesi meno probabile atteso che i Socialisti sono restii).

In prospettiva però, se questa avanzata delle destre dovesse confermarsi nelle elezioni politiche dei vari Paesi (e soprattutto in Francia e Germania) questo sposterebbe a destra l’equilibrio del Consiglio Europeo che è l’organo decisore con più potere dell’Unione, e considerato l’euroscetticismo dei partiti conservatori, questo comporterebbe una battuta di arresto nel processo di integrazione europea, se non addirittura un suo arretramento.

Pessimisticamente credo che questo percorso sia, nel medio periodo, abbastanza ineluttabile in quanto si inscrive in un mutamento culturale dei popoli europei che stanno involvendo verso nuove forme di “nazionalismo” e cos’è il nazionalismo se non la traslazione a livello di popolo dell’individualismo che oramai pervade le società europee?

Il ribaltamento dei valori che trasforma la “solidarietà” in “buonismo” o un linguaggio offensivo e sprezzante in “libertà dall’oppressione del politicamente corretto” la dicono lunga sulla prospettiva sociale che ci attende.


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