Politica

Pubblicato il 26 Luglio 2024 | di Vito Piruzza

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Gli insegnamenti che arrivano dalle elezioni nella vicina Francia

Abbiamo assistito nel breve volgere di poche settimane alle contorsioni elettorali della Francia, passata da uno strepitoso successo del partito della Le Pen alle europee alla vittoria delle sinistre alle elezioni dell’Assemblea Nazionale; anche se riguarda un’altra nazione queste vicende possono dire molto a noi italiani.

Della crescita delle destre abbiamo parlato il mese scorso, frutto dell’abbattimento dei tabù che hanno contrassegnato le nazioni europee dopo la seconda guerra mondiale originata dai nazionalismi totalitari, ma a mio avviso anche della protesta contro le oramai intollerabili disuguaglianze che, in un crescendo che appare inarrestabile, trascinano l’elettorato verso un voto di protesta che prima veniva convogliato nel movimentismo con venature populiste (Podemos, En Marche, M5S, Lega  etc.) e che adesso vede nella destra di opposizione un nuovo approdo (Vox, Rassemblement National, Fd’I).

Macron, nel guazzabuglio democratico francese che ha visto in pochi anni di fatto scomparire o diventare irrilevanti i partiti che tradizionalmente costituivano i pilastri dell’alternanza democratica (Partito Socialista e Neogollisti) ha giocato d’azzardo sciogliendo il Parlamento e in un mese si è di nuovo tutto messo in discussione.

La sinistra (con forti componenti di radicalità) miracolosamente si è compattata in un unico fronte e, complice il doppio turno e un accordo di desistenza con i centristi di Macron, ha conquistato la maggioranza relativa.

Vanno evidenziati alcuni elementi: l’affluenza alle urne che per le europee aveva appena superato il 50% in questo clima di scontro è cresciuta di botto sfiorando il 67% al primo turno e (elemento assolutamente indicativo) confermando la percentuale anche al secondo turno nonostante il ritiro nei vari collegi del candidato centrista o di sinistra arrivato terzo; questo ci da diversi elementi di riflessione: a) la democrazia, quando è il momento di scelte forti viene apprezzata dai cittadini e che la stanchezza nel voto è figlia dell’omologazione, della rassegnazione, del ritornello che si sente sempre più spesso: “sono tutti uguali”; b) in casi come questo non c’è la remora a premiare le ali estreme invece del centro moderato e rassicurante; c) i cittadini francesi hanno condiviso senza riserve l’accordo di “desistenza” recandosi alle urne anche se il candidato per cui avevano votato al primo turno si era ritirato; d) i cittadini premiano chi si aggrega offrendo la chance della contendibilità del risultato.

Adesso l’Assemblea Nazionale ha il problema di dare un governo al Paese, vincere le elezioni è sempre più facile che governare, e le strade sono varie: privilegerà un governo chiaramente identificabile (non in termini di partiti, ma in termini di politiche) con politiche sociali e redistributive che rassicurino le fasce di popolazione che percepiscono la politica come “matrigna” accettando il rischio di scontentare le elites economiche o invece un governo che mantenga sostanzialmente lo status quo di fatto aumentando la delusione per la politica di chi vuole una inversione di rotta invece della tutela dei soliti noti?

I vincitori di queste elezioni devono stare attenti perché nella prossima tornata elettorale si sceglierà l’erede di Macron e… governo Draghi docet!


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