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Pubblicato il 30 Novembre 2024 | di Angelo Schembari

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Quando gli emigranti eravamo noi

Oggi l’Italia è terra d’immigrazione ma c’è stato un tempo, non molto lontano, in cui tanti sono stati i connazionali che hanno cercato fortuna all’estero.

È il caso dei cittadini iblei di Ragusa, Monterosso Almo e Giarratana che sono emigrati in Paraguay, una storia poco conosciuta e ricostruita grazie al professore Marcello Saja che ha messo in luce le caratteristiche peculiari di questa emigrazione.

Su iniziativa di Giuseppe De Stefano Paternò di Vittoria nel 1897, a Catania, venne presentato il programma di una Società Colonizzatrice Italo – Americana che cercava di approfittare del proposito dei governi Sudamericani di concedere gratuitamente terre da coltivare a colonie di immigrati. L’8 febbraio 1898, 127 persone, residenti in prevalenza nella parte ragusana dell’allora ancora provincia di Siracusa, approvarono lo statuto della Società, acquistandone le azioni e diedero mandato a De Stefano Paternò di andare in Sud America per avviare l’impresa. L’opportunità di ottenere fino a 160 ettari di terra per chi proveniva da una Sicilia ancora semifeudale, anche se già possedeva piccoli appezzamenti di terreno, era molto allettante.

L’impresa prima di partire definitivamente dovette affrontare diversi problemi burocratici ed organizzativi che costarono al De Stefano Paternò le critiche dell’opinione pubblica e della stampa che lo definì un «faccendiere senza scrupoli». Furono 249 le persone che arrivarono a destinazione ad Asunciòn accolti in pompa magna dalle autorità, dai cittadini e dalla banda musicale del collegio salesiano. La prima sistemazione logistica delle famiglie avvenne in modo promiscuo in due ambienti di un grande magazzino, con un unico pozzo e senza bagni.

Nei giorni successivi si organizzò un gruppo di lavoro di 100 uomini per tagliare la legna necessaria per la costruzione di altre case e per aprire le piste carrabili verso la foresta e verso il fiume. Visti i disagi alcune famiglie decisero di uscire dalla Società, altri di abbandonare la colonia e cercare altrove il proprio destino, tra questi il farmacista Francesco Paolo Pappalardo di Monterosso che, dopo appena due giorni, si spostò nella capitale.

L’edificazione della colonia avvenne nel sito di Santa Clara, in poco tempo tra abbandoni e defezioni rimasero poco più di 158 persone, di cui 71 di Ragusa (famiglie Spatuzza, Baglieri, Occhipinti, Raniolo, Campo, La Terra Nezzolo, Boscarino, Garozzo, Addario, Cappello, Chessari, Farruggio, Gurrieri), 24 di Monterosso Almo (famiglie Rivela, Scollo, Barresi, Noto Toledo, Di Natale, Guerino), 24 di Giarratana (famiglie Greco, Ferro, Di Natale, Lissandrello), 11 di Scicli (famiglie Asta, Ciavarella, Lutri, Cavallo), 7 di Modica (famiglia Puccia) ed altre famiglie del catanese.

Al suo rientro in Italia De Stefano Paternò trovò un ambiente governativo a dir poco tiepido e non più disposto ad appoggiare la sua iniziativa che continuava a subire defezioni.

A Santa Clara del nucleo originario restarono solo 23 famiglie a cui venne assicurata la proprietà della terra, superstiti del singolare tentativo di coniugare “il sogno americano” di piccoli proprietari con l’ambizioso disegno politico di dare impulso allo sviluppo del Paraguay con l’innesto di uomini e capitali stranieri.

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Autore

Nato a Ragusa nel 1972. Laurea in Lettere Classiche, Docente di Lettere, collaboratore di insieme dal 1989. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche, della carta stampata quotidiana e periodica, online e televisive. Studioso di Storia locale.



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