Società

Pubblicato il 16 Marzo 2016 | di Lettera in Redazione

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« Cattolici, non possiamo restare inerti»

« Cattolici , non possiamo restare inerti» Sono Giorgio Davide Ravalli, un imprenditore agricolo che, come tutti i produttori, sta subendo le conseguenze di una crisi eccezionale dell’agricoltura. Non appartengo a nessun movimento o partito politico, ma appartengo al partito di Cristo e, in quanto cattolico praticante, non riesco a rimanere insensibile a quanto succede nella realtà che mi circonda.

Stanco di vedere gente che non riesce a sopravvivere con quanto guadagna giornalmente: dagli operai agli imprenditori, che non riescono a coprire le spese del ciclo produttivo; stanco di vedere aumentare la fila di gente che va a bussare alla porta della Caritas; stanco dei cestini delle offerte domenicali sempre più vuoti; stanco di vedere persone che si vergognano di chiedere aiuto e rimangono chiusi in se stessi, al punto che i più deboli arrivano a compiere gesti estremi, come il suicidio nel silenzio delle proprie aziende; stanco di una politica nazionale e internazionale sorda e compromessa, al punto da stringere patti di natura economica scellerata, non calcolando le ripercussioni e le conseguenze che possono avere sui popoli della stessa Comunità; stanco di vedere compiere atti autolesionistici da gente sfiduciata e disorganizzata, ma della quale condivido lo stesso disagio, che per tanti sfocia in vera e propria disperazione; consapevole della propria impotenza davanti a tutto ciò e che non è giusto restare chiusi nelle proprie parrocchie a pregare, ho scelto di rimboccarmi le maniche ed essere parte attiva nella società civile per rivendicare i nostri diritti a lavorare e a vedere riconosciuto il giusto per le nostre fatiche.

Rivolgo un appello a tutti i cattolici di non restare inerti davanti a quanto sta succedendo, ma di essere, come ci ha insegnato Gesù, “un sol corpo e un solo spirito”, e quindi rimanere uniti e partecipi nel richiedere il riconoscimento della nostra dignità di lavoratori della terra e non schiavi di essa.

Rivolgo inoltre un appello accorato anche a tutti i sacerdoti a stare vicini ai propri parrocchiani e sostenerli in qualsiasi iniziativa popolare civile, che possa scuotere gli animi di chi ci governa, seguendo l’invito di papa Francesco ad uscire dalle sagrestie e dirigersi verso le periferie esistenziali.

Giorgio Davide Ravalli

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