Società

Pubblicato il 24 Marzo 2016 | di Redazione

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La solidarietà risposta al degrado sociale: l’esperienza del Vo.Cri.

La crisi che ha colpito la nostra economia e il nostro comparto agricolo non ci lasciano indifferenti, anzi scuotono i nostri cuori e le nostre coscienze e ci fanno riflettere su quanto sia difficile sopravvivere (e non vivere) questo difficilissimo momento storico che non ha colpito solo l’Italia, ma l’intero “sistema mondo”. Esiste purtroppo una dura realtà: siamo di fronte ad una “nuova povertà globale”. Dobbiamo purtroppo constatare una totale “carestia” di altruismo, di condivisione, parole ormai in disuso, dimenticate, o meglio sconosciute nel cuore di parecchia gente. Tutto ciò porta a quello che Papa Francesco, nel suo viaggio a Lampedusa, ha definito “globalizzazione dell’indifferenza”.

Noi del Vo.Cri., associazione di Volontariato Cristiano, da oltre venti anni, prestiamo la nostra opera a favore dei più bisognosi, che va aldilà del bisogno puramente materiale, ma ancor di più al bisogno morale, specialmente in quelle persone che si trovano lontano dal proprio paese di origine, che non hanno un lavoro o che non riescono più a gestire la propria  vita e quella della propria famiglia. Per noi non sono gli “ultimi”, gli emarginati, ma persone con una loro dignità, al cui benessere abbiamo il dovere di contribuire.

Il caloroso e accorato appello di Papa Francesco, che ci invitava a dare ospitalità ad una famiglia di rifugiati, ha trovato una risposta immediata tra i volontari del Vo.Cri. che si sono resi subito disponibili a l’accoglienza di una famiglia, nei locali concessi in comodato gratuito dalla Compagnia di Sant’Orsola (Istituto delle Figlie di Sant’Angela Merici).

Intanto la Chiesa italiana, tramite la Caritas ha proposto l’iniziativa “ProTetto” a favore dei rifugiati; il Vo.Cri. ha subito aderito ed oggi vuole condividere la gioia che prova nell’ospitare una famiglia di cinque persone di origine tunisina: padre, madre e tre figli di 8, 10 e 14 anni, tutti bisognosi di calore umano, di essere aiutati a guardare il futuro con speranza. È indescrivibile la gioia che dà il vedere la trasformazione dei volti di queste persone, passate dal pianto dei primi giorni, alla serenità di chi si sente amato ed accolto, e questa gioia ci spinge a condividere la nostra testimonianza affinché altre persone, altre comunità possano aprirsi all’accoglienza di chi è nel bisogno.

La Santa Pasqua sia segno di risurrezione per i singoli, perché ciascuno possa sperimentare che “c’è più gioia nel dare che nel ricevere”. I volontari affermano questo perché spesso un sorriso, una stretta di mano, un arrivederci, un ritrovarsi in famiglia viene gradito molto più di qualsiasi aiuto concreto. Da questa esperienza si evidenzia il fatto che nonostante queste persone sono costrette a vivere in una terra straniera, in una cultura con radici spesso molto diverse dalle loro, il poter riacquistare la serenità e la speranza nel futuro fa emergere ciò che ci accomuna: l’umanità e il buon Dio che è Padre provvidente di tutti e che, secondo una frase di Madre Teresa: “Dio ama te e me”, pertanto “amiamoci come Lui ci ama”.


Autore

"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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