Società

Pubblicato il 14 Aprile 2016 | di Alessandro Bongiorno

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Referendum sulle trivellazioni. Ecco quel che c’è da sapere

Il prossimo 17 aprile saremo chiamati alle urne per esprimerci su un referendum che riguarda le trivellazioni petrolifere entro le dodici miglia dalla costa. Rientra in questo caso, ad esempio, la piattaforma “Vega” che dal 1987 opera al largo delle coste ragusane. Il referendum non verte, però, sulla possibilità di cercare ed estrarre petrolio in mare ma su una questione più tecnica e, forse, marginale. Volendo semplificare la materia, nel quesito referendario si chiede più o meno: “Volete che, quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c’è ancora gas o petrolio?”. Il quesito riguarda, quindi, solo la durata delle trivellazioni già in atto entro le 12 miglia dalla costa (il caso appunto della Vega) e non riguarda le attività petrolifere sulla terraferma, né quelle in mare che si trovano a una distanza superiore alle 12 miglia dalla costa (22,2 chilometri).

Se vincerà il sì, sarà abrogato l’articolo 6 comma 17 del codice dell’ambiente, dove si prevede che le trivellazioni continuino fino a quando il giacimento lo consente. La vittoria del sì bloccherà tutte le concessioni per estrarre il petrolio entro le 12 miglia dalla costa italiana, quando scadranno i contratti. In questo caso, ad esempio, alla scadenza della concessione, la Vega sarebbe costretta a fermare la produzione, fermo restando che lo Stato potrebbe concedere ad altri, o alla stessa società che oggi opera al largo di Marina di Ragusa, di continuare lo sfruttamento del giacimento con un’altra concessione. Se dovessero vincere i “no” o se non si raggiungesse il quorum rimarrebbe in vigore l’attuale normativa che dà facoltà alle società concessionarie di sfruttare il giacimento sino a quando ci sia petrolio o metano in quantità tale da giustificarne le complesse (e onerose) procedure di estrazione.

Come in ogni referendum, raggiungere il quorum è necessario perché solo così il risultato del referendum sarà valido. Per essere valido devono andare a votare il 50 per cento degli aventi diritto.

Il referendum si svolgerà il 17 aprile e si potrà votare nella sola giornata di domenica. In molti chiedevano di spostare il voto a giugno, quando in diverse città italiane (tra cui la nostra Vittoria) si terranno le elezioni amministrative, per risparmiare sull’allestimento dei seggi e per favorire una maggiore affluenza alle urne che avrebbe facilitato il raggiungimento del quorum. Si è però deciso diversamente, deludendo i promotori del referendum.

+ Il caso che riguarda Marina di Ragusa
La piattaforma Vega, che nei giorni più limpidi è ben visibile da Marina di Ragusa, è la più grande piattaforma petrolifera realizzata nei mari italiani. Il campo Vega (60 per cento di proprietà di Edison e 40 per cento di Eni) è ubicato a circa 12 miglia a sud della costa meridionale della Sicilia, al largo di Pozzallo. Il prossimo anno potrà festeggiare i 30 anni di operatività, essendo entrata in produzione nel 1987. Oggi produce 2700 barili al giorno. La sacca del petrolio si trova a una profondità sotto il livello del mare variabile da 2.400 a 2.800 metri e si estende su una superficie di circa 28 chilometri quadrati. La produzione è stata avviata nell’agosto del 1987; attualmente dei 24 pozzi presenti in piattaforma, 17 sono in produzione. Dalla piattaforma, il petrolio, attraverso una condotta, viene trasferita in una grande nave cisterna galleggiante (la “Leonis”) che poi provvede, sempre al largo, a caricare il greggio su altre petroliere che lo trasferiscono nelle raffinerie. La piattaforma adotta tecnologie d’avanguardia per la sicurezza del personale e dell’ambiente circostante. È stata, infatti, progettata per resistere a venti fino a 180 chilometri orari, onde marine di 18 metri e terremoti fino al nono grado della scala Mercalli. La piattaforma Vega è permanentemente presidiata 24 ore su 24 e tutto il controllo degli impianti è monitorato in una sala controllo. Il personale usufruisce dei turni di riposo secondo una turnazione che prevede 14 giorni a bordo e 14 giorni di riposo a terra. In questi 29 anni le procedure di sicurezza hanno sempre funzionato a dovere tanto che nessun incidente si è mai verificato e l’impatto della piattaforma sul litorale ibleo è stato pressoché nullo.


Autore

Giornalista, redattore della Gazzetta del Sud e condirettore di Insieme. Già presidente del gruppo Fuci di Ragusa, è laureato in Scienze politiche.



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